Astra Lanz in scena con “Soltanto quel che arde”
Uno spettacolo che parte da un romanzo: Soltanto quel che arde, e in merito incontriamo l’interprete dello stesso Astra Lanz.
Prossimamente in scena con “Soltanto quel che arde” al Teatro di Villa Lazzaroni, incontriamo Astra Lanz, con uno spettacolo che prende forma dal romanzo di Christiane Singer. Un’intervista in cui poter conoscere qualcosa in più sull’artista, sul suo essere, sulle passioni che guidano il suo vissuto e percorso.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Astra Lanz. Il 7 e l’8 febbraio sarai in scena con “Soltanto quel che arde”, uno spettacolo da te realizzato e che prende forma dall’omonimo romanzo di Christiane Singer. Cosa puoi anticiparci a riguardo?
Vi ringrazio per il benvenuto! “Soltanto quel che arde” permette di ascoltare il medesimo racconto dai due protagonisti: Sigismondo e Alba. La storia è la stessa, se riferita ai fatti, ma diversa, e tanto, nei percorsi soggettivi dell’esperienza che i due personaggi attraversano. La storia di due percorsi che si incontrano, si intersecano, si separano e si ritrovano per confluire in uno solo, con tutta la ricchezza delle esperienze raccolte. I personaggi sono due, l’interprete è una. I cambi sono a vista e limitare l’artificio scenico, a cui naturalmente non crederebbe nessuno, mi ‘autorizza’ a dare voce ad entrambi, permettendo a me e allo spettatore una terza prospettiva, più che al di sopra delle parti, all’interno delle parti.
Quali consensi hai raccolto sino ad ora con questo spettacolo e quali sensazioni, di volta in volta, ti regalano le tavole del palcoscenico?
Consensi inaspettati. Il testo è meraviglioso e l’autrice merita di essere conosciuta. È strutturato come un racconto epistolare ma non è nato per essere una pièce teatrale. Alcune persone che hanno avuto modo di leggerlo, prima di metterlo in scena, mi hanno preparata alle difficoltà a cui sarei andata incontro. Ho voluto metterlo in scena accompagnata da un liutista e una soprano, Gabriele Palomba e Emanuela Galli, su un repertorio di musica antica. Temevamo non venisse apprezzato perché ‘difficile’, invece il lavoro è stato riconosciuto con il primo premio del Festival Valtellina-Valchiavenna 2021.
Un percorso impegnativo, importante, un mettersi continuamente alla prova con questo mestiere. Cosa ti ha regalato, quali maggiori consapevolezze ad oggi?
È un percorso molto importante per me, poiché trasformativo. Le prove, spesso intese come ostacoli, sono difficili da considerarsi regali ma, di fatto, lo sono. Gli incontri (con questa autrice attraverso i suoi libri, con chi lavora con me, con chi assiste, con chi mi accompagna in questo Viaggio) sono i doni più graditi. La consapevolezza è per me un qualcosa che non è acquisibile ma che mi apre, di passaggio in passaggio, a qualcos’altro. Anche questo è un regalo di valore inestimabile.

Che periodo stai vivendo e cosa manca ancora a questo percorso?
Mi manca un pò di stabilità. Cambiamenti, traslochi, rovesci della sorte, continui spostamenti sono diventati, paradossalmente, la mia routine. Ogni volta è un ricostruire, un reinventarsi; se penso in termini di investimento, con le energie che mi sono state richieste per “tirar su” capanne avrei potuto edificare un palazzo. Agli sgoccioli del mio quarantottesimo anno sabbatico vorrei ora dare al mio percorso delle fondamenta. Termine per me fortemente simbolico. Fondamenta è anche il nome nella scuola del Teatro di Villa Lazzaroni che mi ospita dallo scorso anno come attrice e come docente, e ne sono felice e onorata. La lista dei regali che il palcoscenico mi ha dato si arricchisce anche di questa collaborazione.
Guardando al futuro, cosa puoi anticiparci nei limiti del possibile?
Dopo “Soltanto quel che arde” sarò al Teatro Libero di Palermo con “Un’opera da quattro soldi”, scritta e diretta da Gianfranco Pedullà della Compagnia teatro popolare d’arte di Lastra a Signa (FI) con la quale collaboro dallo scorso anno anche in altri bei progetti “in cantiere”. Poi tornerò a Roma per due settimane di laboratorio con gli allievi del terzo anno della scuola Fondamenta, sono trepidante nell’attesa di rincontrarli! Sarò nuovamente anche al Teatro delle arti di Lastra a Signa per tornare a dedicarmi al lavoro con la compagnia, che comprende anche altri laboratori e collaborazioni. La mia agenda (che non ho) ha sull’ultima pagina scritta la data del 27 agosto: Camille, tratto dalle lettere di Camille Claudel, a Livigno (SO), questo per il Festival Valtellina-Valchiavenna diretto da Maria Agnese Bresesti.