Gabriele Linari: il palcoscenico, “droga” del nostro mestiere
Intervista all’attore Gabriele Linari, che è in scena con lo spettacolo “402” al teatro che anticipa “Il condominio di Giulia”.
Incontriamo l’attore Gabriele Linari, in scena il 14 gennaio al Cometa Off di Roma con “402”, ad opera di Federico Vigorito, per conoscere qualcosa in più sulla pièce, sulla sua professione e passione per la recitazione, sullo stop vissuto per qualche tempo…
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Gabriele Linari. Parliamo subito di “402”, lo spettacolo che ti vede impegnato in teatro e che il 14 gennaio sarà in scena al Cometa Off di Roma. Cosa puoi dirci a riguardo?
Lavoriamo a questa avventura teatrale da qualche tempo dopo aver sostituito, in corsa, un precedente attore. Uno spettacolo che richiede una forte attenzione, “402”, perché c’è un principio di verità alla base, qualcosa che richiede davvero molta attenzione. Un rimettersi in gioco, un thriller basato su un mistero, sulle tante sfumature che lo caratterizzano, un puro divertimento per tutti noi. La fortuna consiste, poi, nell’avere una più che abile compagna di scena al mio fianco, Elettra Zeppi.
Quali soddisfazioni ti regala il pubblico, il palcoscenico in sé?
Parliamo della droga del nostro mestiere, qualcosa che ho scoperto in giovanissima età, qualcosa che ti lega, inevitabilmente, per sempre. La prima volta che ho sentito un applauso dal palcoscenico ne sono rimasto estasiato, legato. È questa la grande trappola del teatro! Un percorso faticoso ma molto bello da vivere.
Quali personaggi non sei ancora riuscito a portare in scena?
Sono molto soddisfatto del percorso intrapreso. Inizialmente mi era più difficile realizzare personaggi drammatici, tanto da scegliere di impersonarli da solo, realizzando delle mie regie. Diversamente accade oggi. Il bello del nostro mestiere risiede proprio nella possibilità di giocare con tutto ciò che ci capita ed è così che sono riuscito ad affrontare ogni tipo di personaggio.
Ci sono dei no di cui oggi, con il senno di poi, ti sei pentito?
Il periodo pandemico ha portato me e i miei colleghi a fermarci, a ricavare un bilancio di quel periodo, severo o meno, delle nostre carriere. Un vuoto, quello che ci siamo portati davanti, che ci ha costretto a dire “e se questo momento fosse arrivato in un altro modo?!”. Sono riuscito, per fortuna, a fermare quel pensiero, a mettere un reale stop, felice di ciò che ho vissuto e ancora oggi vivo. Il bilancio è sicuramente positivo.
Chi è Gabriele, quali sogni accompagnano il tuo futuro?
Mi auguro di poter continuare a fare il mio lavoro, nulla più. Ho accantonato questo mestiere, questa grande passione, per troppo tempo ma ora non desidero altro che continuare su questa strada, nella maniera più tranquilla possibile.
Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico, nei limiti del possibile?
Successivamente a “402”, sempre al Cometa Off, ci sarà “Il condominio di Giulia”, una commedia grottesca sul fine vita, ad opera di Francesca Staasch con la regia di Riccardo Scarafoni. Senza dimenticare i corsi di teatro che realizzo sempre con piacere, una ‘formazione’ a cui tengo molto, con uno spazio adibito all’interno di una scuola media, con un’aula magna trasformata in teatro. Un nuovo spazio di incontro, un successo di cui tutti avevamo bisogno.