Edoardo Purgatori: la gioia più grande, diventare padre

Edoardo Purgatori: la gioia più grande, diventare padre

Intervista all’attore Edoardo Purgatori, sul suo ruolo in scena con “Il Protagonista” e con le novità della sua vita.

Edoardo Purgatori dal 7 al 12 gennaio sarà in scena ne “Il Professionista”, ad opera di Tommaso Agnese. Una dark comedy tutta da vivere, con un cast eccezionale, in cui interpreterà un ruolo molto particolare…

Bentornato su “La Gazzetta dello Spettacolo”, Edoardo Purgatori. Dal prossimo gennaio potremo vederti in scena, a Roma, ne “Il professionista”, uno spettacolo ad opera di Tommaso Agnese. Cosa puoi svelarci a riguardo?
“Il Professionista” sarà in scena a gennaio con un cast strepitoso, da Luigi Di Fiore ad Antonino Iuorio, fino a Claudia Vismara. Una dark comedy pazzesca, scritta da Tommaso Agnese, che indaga l’animo di un killer spietato come lo ricordiamo nei più grandi noir americani. Il mio personaggio è tra tutti l’elemento discordante. Una sorta di alter ego che dovrebbe riportare il killer a quella che era l’anima dei vecchi tempi, creando, allo stesso tempo, situazioni di commedia e drammaticità.

Quali riti ti accompagnano prima di essere in scena?
Il rito per eccellenza che non manca mai è la ‘classica’ merda insieme a cast e tecnici, insieme ad altri riti privati che non vi svelerò da attuare prima di essere in scena.

Quali sensazioni sono legate alle tavole del palcoscenico, al sapere di poter avere dinanzi a te un pubblico pronto ad applaudirti e, se vogliamo, anche a ‘giudicarti’?
Ho cominciato a fare questo mestiere per amore del teatro prima ancora di essere in scena. Una droga, da allora, qualcosa di cui non poter poi fare a meno. Un rapporto, quello che si crea con il pubblico, unico, di sera in sera, di cui non poter più fare a meno. Un fare arte mai fine a se stesso, qualcosa per cui se il lavoro è buono non vi è alcun modo di giudicare.

Eduardo Purgatori

Recentemente ti abbiamo visto in “Flaminia”, ad opera di Michela Giraud. Cosa ti ha regalato quell’esperienza e cosa ha significato essere diretto da una collega così abile?
Girare “Flaminia” con Michela Giraud ha rappresentato un’esperienza molto forte, per tanti motivi. Tra i primi il poter recitare con mio padre, un desiderio che avevo da sempre, per cui ringrazierò per sempre Michela. Una storia, quella che raccontiamo, molto forte, umanamente, e tocca tematiche fondamentali per tante persone, da trattare con la giusta sensibilità, la stessa utilizzata da Michela, e tutti noi non potevamo essere da meno.

Gli affezionati ti ricordano in “Un Medico in Famiglia”, più che innamorato di Anna, interpretata da Eleonora Cadeddu, pronto a regalarle affetto, protezione. Cosa porti con te da quella esperienza in una fiction più che amata dal pubblico?
“Un Medico in Famiglia” resta un primo lavoro importante, un progetto che in tanti mi ricordano e che ha raccontato un periodo della fiction italiana, della RAI. Un appuntamento fisso, qualcosa che si è un po’ perso di questi tempi. Porto con me l’aver collaborato con dei colleghi straordinari, da Lino Banfi a Giulio Scarpati, fino a Milena Vukotic e tanti altri, come la stessa Cadeddu. Ho capito cosa volesse dire essere sul set, poter lavorare ad un progetto lungo, da sedici a diciotto settimane, e porto tutti loro con me, nel cuore.

Chi è oggi Edoardo e quanto sei cambiato da quelli che sono stati i tuoi inizi nell’ambito della recitazione?
Non saprei dirtelo del tutto! Posso però dirti che l’esperienza sta regalandomi la possibilità di chiedermi perché desidero fare questo lavoro, se è necessario avere degli attori che raccontano storie e perché. C’è talmente tanto fast food di serie TV da chiedermi se tutto ciò che faccio è realmente rilevante, importante. Continuo a scrivere, a fare tanto teatro, uno dei regali più belli, e poi vivo anche il giusto distacco perché sono diventato padre di due maschi, Pietro e Leonardo, che mi regalano tanto e sono qualcosa di realmente importante per me e mia moglie.

Cosa non sei ancora riuscito a realizzare?
I due film che ho scritto e una regia teatrale a cui sto pensando da anni, così come l’interpretare ancora tanti ruoli cinematografici e non solo.

Che periodo stai vivendo Edoardo Purgatori?
Un periodo complicato, a tratti pesante, dovuto alla scomparsa di mio padre, qualcosa di molto presente nella mia vita, sia da un punto di vista emotivo che giudiziario. Alcune volte è come se la fatica non passasse e la ferita, inevitabilmente, torna a riaprirsi tutte le volte in cui vengono fuori delle notizie. Al contempo, però, ci sono anche altre cose belle, come la famiglia, la salute.

Nei limiti del possibile, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?
Oltre a “Il Professionista”, in scena da gennaio, mi vedrete ne “Le agitate”, ad aprile, mentre per il 2025/26 stiamo preparando “Brokeback Mountain” in cui avrò il ruolo che un tempo fu di Heath Ledger, per la regia di Giancarlo Nicoletti, per poi prendere parte a “Una finestra vistalago”, di Marco Pontecorvo, senza dimenticare i progetti da me scritti.

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