Non dovevo essere io di Francesco Rivieccio
Non dovevo essere io di Francesco Rivieccio

Non dovevo essere io: in scena Francesco Rivieccio

Non dovevo essere io è uno spettacolo di e con Francesco Rivieccio, con cui si inaugura la Sezione “Teatri d’Inclusione“.

“Non dovevo essere io” sarà in scena domeica 18 dicembre presso Sala Teatro di Palazzo (Capua).

Non dovevo essere io

Un angelo custode, dalla lunga carriera di quarant’anni, si ritrova a proteggere un giovane attore di teatro, scoprendo cose che in vita non avrebbe nemmeno immaginato.

“Non dovevo essere io” è un vero e proprio stile di vita che accomuna i due protagonisti di questa storia. Il primo è un attore di teatro che si affanna tra rinunce, prove e spettacoli e che resta sveglio la notte per modificare i testi che mette in scena; l’altro è il suo angelo custode che si affanna a stargli dietro, cercando in tutti i modi di proteggerlo da una vita che sembra facile e spensierata, quella di un’artista, ma che in realtà risulta essere non tanto semplice da gestire.

Così questo angelo, che ha le stesse sembianze dell’uomo che protegge, ci racconterà le tante peripezie, le mille difficoltà di un giovane attore che prova a farsi strada, alternandosi proprio al suo assistito che si esibisce nel suo spettacolo.

Emergeranno, tra i ricordi e i pensieri dell’angelo e tra le interpretazioni dell’attore, molti punti in comune: sensazioni e suggestioni che mette in scena l’artista gli vengono suggerite, in maniera inconscia, dal suo angelo custode, il quale contemporaneamente si rispecchia negli atteggiamenti e nel modo di essere nel suo protetto.

Le dichiarazioni

“Pe’ stu cunto, chello ca ce vo, so’ ingrediente de facile ricetta: nu pizzeco de pazzarìa, e po’, chello ca nun po’mancare, è na bella menata de furtuna!”

Ho immaginato come potesse essere il lavoro di un angelo custode e pensando a chi potesse proteggere, non potevo fare a meno che pensare ad un attore. Il lavoro di questo angelo è molto semplice: scrive su un quaderno tutto ciò che può essere utile, in futuro, alla corte celeste per esaminare l’anima del suo protetto.

Sappiamo che l’uomo possiede il libero arbitrio, quindi cosa fa, di preciso, il suo angelo custode? Lo prepara per il momento delle scelte, cercando di far imparare tutto il possibile dalle esperienze passate.

Oltre a raccontare la vita dell’uomo che gli è stato affidato, l’angelo (che si rivolge direttamente al pubblico) narrerà anche delle sue esperienze passate, raccontando di altre anime che ha custodito e di come il suo lavoro sia cambiato da quando ha cominciato.

Il testo vuole, in chiave comica e brillante, far riflettere sull’esistenza precaria degli artisti e allo stesso tempo cerca di dare una spiegazione al destino e al suo corso, alternando pezzi di teatro comico tradizionale a monologhi ironici che sfiorano il concetto della moderna stand-up.

Su Silvana De Dominicis

Vice direttore di La Gazzetta dello Spettacolo, amante degli animali, la natura e la cucina veg. Umiltà e sensibilità sono nel contempo i miei pregi e difetti.

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