Fiore
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Fiore, il pirata dalle “ballate tristi”

Ospite di questa intervista Fiore, amante della musica ma soprattutto della musica Jazz, sostenendo che “l’improvvisazione è il sale della vita”.

Una voce calda, sicura di sé, assai coinvolgente come anche la sua presenza scenica. Il musicista ci racconta il suo percorso musicale: dai suoi studi fino all’uscita del suo album, dal titolo: “Ballate per pirati tristi”. Lo incontriamo per la nostra rubrica “Talenti“.

Ciao Fiore, benvenuto su “La Gazzetta dello Spettacolo”. Mi ha colpito molto il tuo modo di suonare, la tua padronanza tecnica. Come hai iniziato a cantare/suonare in una maniera così sublime?

E’ un piacere essere virtualmente qui. Mi chiedi come ho iniziato a cantare in maniera così “sublime”, ma penso che la mia musica sia tutt’altro che perfetta. Anzi, è sempre un “working progress”: una creatura che si sviluppa a partire da tentativi ed errori e che senza un feedback diretto del pubblico è nulla.  Ho cominciato a suonare il pianoforte quando ero bambino ma l’ho abbandonato quando avevo circa quindici anni per dedicarmi allo studio della chitarra. Avevo scoperto il rock ed il metal ed il piano non rispondeva più alle mie esigenze. La svolta è stata circa una decina di anni fa quando mio zio Dario mi introdusse a Django Reinhardt e Tom Waits, non li conoscevo e restai folgorato dalla profondità della loro musica. Mi sono avvicinato così al manouche, il jazz manouche, solo che essendo autodidatta mi sono scontrato contro un muro, visto che è un genere che presuppone anche delle conoscenze teoriche solide. E pensare che Django non solo non sapeva leggere o scrivere musica, era proprio analfabeta.  Negli ultimi anni ho vissuto in Romania, lì sono riuscito a studiare sul campo la musica lautareasca  (una classe di musicisti di etnia rom) e mi sono avvicinato alla musica dei Balcani. Tutte queste influenze le potrete sicuramente ritrovare nel mio nuovo album “Ballate per Pirati Tristi”, su tutte le piattaforme di streaming musicale. 

Fiore qual è la canzone che a te piace interpretare di più rispetto ad altre?

Sono un uomo di spettacolo, vivo letteralmente solo quando mi esibisco ed ogni esibizione è diversa dalle altre. Mi piace il jazz, che ci vuoi fare? L’improvvisazione è il sale della vita. Non so quindi se c’è una canzone che mi piace suonare più delle altre, dipende sempre dal contesto in cui mi trovo e dalle reazioni del pubblico.  Per me la musica è questo:  un momento di condivisione, un’attività umanissima in un’epoca in cui più che il contenuto ed il sentimento conta l’apparenza. 

Progetti per il futuro e sogni nel cassetto di Fiore?

Il mio futuro prossimo, come quello di tanti altri colleghi, è un oceano di incertezze e precarietà. Non siamo tutelati da nessuno, non veniamo presi sul serio ed il nostro paese sembra sempre più riservare alla cultura musicale e teatrale stralci e pezzetti di tempo e spazio avanzati dalle grandi manifestazioni modaiole. Insomma, mi sembra che al momento a meno che tu non sappia ragliare… Ehm… cantare, trap non si possano avere possibilità, se non facendo presa su una nicchia di ascoltatori appassionati. E’ grazie a loro se cantautori ed artisti indipendenti vanno avanti. Li ringrazio sempre ad uno ad uno, di persona.  Detto questo, i miei programmi per il futuro prossimo sono di continuare la messa in scena del mio secondo spettacolo “Del Pirata Dragut ed altre storie” in cui racconto, come un moderno cantastorie, miti e leggende tratti dal folclore di paesi lontani. Oltre a questo mi sto dedicando alla promozione del mio album “Ballate per Pirati Tristi”, per cui sto pianificando, anche grazie all’aiuto del pianista Francesco Amato e dell’illustratrice Vittoria Macioci, un lancio molto particolare. A tutto questo affianco la mia attività da attore e stunt man, soprattutto grazie all’ottima squadra di EA Stunt che mi ha dato la possibilità di calcare set nazionali ed internazionali e che ringrazio sempre di cuore. Sogno nel cassetto? E’ sempre lo stesso da tantissimi anni: vivere decorosamente facendo quello per cui studio e fatico da quasi metà della mia vita.  

Su Sara Morandi

Insegnante per vocazione, giornalista per passione. Amo il teatro perché incarna le emozioni viventi delle nostre anime. Ho sempre scritto di spettacolo e questo mi ha reso felice e mi rende tuttora. Divoro libri e il mio sogno sarebbe quello di scrivere un romanzo.

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