Oggi incontriamo Sheng, che lancia “Morire Leggenda” è un viaggio nella realtà di vissuto attraverso i suoi occhi. Ogni traccia ne racconta un aspetto secondo il sound e il linguaggio più adatto. Sulle strumentali, tutte a cura di Brvss, si alternano rime di piombo e ritornelli più leggeri che mettono d’accordo ascoltatori di tutte le generazioni.

Non è il disco di un emergente, come molti si sarebbero aspettati, ma la riprova che Sheng parla con la consapevolezza di un veterano. Morire Leggenda è il punto di rottura nel copia-copia generale della scena odierna: non è un disco fatto per piacere, e proprio per questo, piace.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Sheng. Quando e come hai scelto il nome del tuo nuovo album, “morire leggenda”?
È venuto da sè: voglio lasciare un segno importante in questo genere, e un titolo come “Morire Leggenda” credo lo dimostri a pieno.
Com’è nata la collaborazione con Him$?
Avevo ascoltato qualcosa già da un po’, mi piaceva l ho contattato, è stato disponibilissimo!
Qual è stata la prima e ultima canzone che hai scritto del tuo nuovo album?
Ho scritto “Jetski” più di un anno fa, e “Un’altra strada” mentre stavo chiudendo il disco.
Quando hai iniziato a concepire l’idea di realizzare un album ufficiale?
È stato proprio mentre lavoravo a “Jetski” con Brvss, si è creata una bella intesa che entrambi avevamo voglia di approfondire.
C’è una traccia del disco a cui sei particolarmente affezionato?
Come ho già detto, “Pagine” è un brano estremamente personale di cui vado molto fiero.