Una scena di Mai insieme a te
Una scena di Mai insieme a te

Mai insieme a te: il corto fatto dalle donne per le donne

Parlare di donne è sempre importante, anche perchè sempre più spesso si sente parlare di violenza contro il genere, ma non sempre si ha la consapevolezza delle tante conseguenze che essa genera. Ferite profonde che modificano l’esistenza perché colpiscono anche l’anima, tanto radicate da non poterle cancellare.

Oggi vi raccontiamo di “Mai insieme a te” il cortometraggio prodotto dalla ATOM ed Eugenio Siviglia per la regia di Giulia Galati, scritto e sceneggiato da Angela Failla, e interpretato da Vanessa Galipoli e Massimiliano Bono.

Una scena di Mai insieme a te
Una scena di Mai insieme a te

Ambientato a Palermo, è la storia di una donna violata in un modo così profondo da decidere di affidare ad altri quel figlio che a lei ricorderà per sempre la violenza di quella notte. Un progetto innovativo perché mostra quale effetto profondo e perenne abbia la sofferenza nella vita di una donna violata e abbandonata a se stessa.

Il cortometraggio – supportato dall’associazione no profit “Il comitato delle donne” che da anni è impegnata nella sensibilizzazione sociale – vuole fare riflettere su quelle conseguenze che raramente vengono percepite all’esterno.

Ferite che si cicatrizzano lasciando segni. Sono lì, visibili, tatuaggi indelebili che testimoniano ciò che è diventata la tua vita. Una devastazione che sintetizza ansia, disperazione, impotenza, depressione: queste sono solo alcune delle tremende conseguenze della violenza.

In un tempo di incertezza, fondamentale diventa quindi la sensibilizzazione, mostrando soprattutto quelle conseguenze che gli occhi non riescono a vedere.

Mai insieme a te

Silvia è una donna sola, distrutta dalla violenza. Da cinque anni, trascorre ogni domenica al parco solo per vedere giocare un bambino. Quel bimbo è suo figlio. Figlio di una violenza. Una violenza che ha stravolto per sempre la sua vita al punto di non permetterle nemmeno di riuscire a tenere con sé quel bambino, frutto della violenza subita. Un giorno Silvia trova il coraggio di avvicinarlo e di regalargli una bussola.

La donna ha fatto di nuovo una scelta, la più dolorosa dopo l’abbandono, quella di non rivelare mai al piccolo di essere sua madre. E adesso ha la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta, perché quel silenzio, quel non interferire con la vita del bambino, quel rimanere estranea, sarà un atto di amore. Il coraggio di chi ha preferito restare sola e soffrire in silenzio piuttosto che sconvolgere l’esistenza di qualcuno raccontandogli la triste verità.

Note di regia e sui protagonisti

La regista Giulia Galati è autrice di testi teatrali ed è specializzata in cortometraggi che trattano su tematiche sociali. “Non per scelta”, mostra le conseguenze psicologiche all’interno della famiglia a seguito dell’aborto terapeutico, “47 secondi” affronta, invece, il tema della disoccupazione giovanile.

Il film, con i costumi di Davide Catagnano, è interpretato dall’attrice e conduttrice Vanessa Galipoli, (La rivincita di Natale di Pupi Avati, Ventitrè 23, di Duccio Forzaro e la fiction Rai Makari), e dal giovanissimo Massimiliano Bono, volto ormai noto sul web, (ha già preso parte ad altri cortometraggi), stavolta alla sua prima prova da protagonista.

Il testo e la sceneggiatura portano la firma di Angela Failla, giornalista e già autrice di quattro romanzi, l’ultimo dei quali “Il giocattolaio” attualmente tra i thriller più letti di autori italiani.

Produttore esecutivo Manfredi Simonetti. Il cortometraggio, patrocinato dalla UECI, è supportato dall’associazione no profit “Il comitato delle donne”.

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