Oggi si racconta Alessandra “Trinity” Bersiani membro femminile di indubbio talento della band romana La Grazia Obliqua.
Fin dal suo ingresso ne La Grazia Obliqua Alessandra “Trinity” Bersiani ha portato nella band la sua grande sensiblità artistica ed umana, il suo talento in parte importato dal mondo del ballo del quale è stata protagonista e il suo indubbio fascino. Un miscuglio di dark e sensualità che rende Alessandra, vocals, percussioni, synth e flauto un membro importante per la band romana composta oltre che da lei da Valerio Michetti, batterista, Alessandro Bellotta, cantante e chitarra acustica, Massimo Bandiera, basso e programming, Gianluca Pinelli, chitarra. La Grazia Obliqua, che ha ricevuto ottimi consensi con il più recente cd Canzoni per Tramonti e Albe – Al Crepuscolo dell’Occidente, si esibirà live il prossimo 11 luglio al Traffic Rock Garden di Roma. In attesa di gustarvi lo show, ecco un’intervista che abbiamo realizzato con la talentuosa Alessandra che ci ha raccontato un po’ della sua storia personale e del suo percorso con La Grazia Obliqua…
La Grazia Obliqua è presente sulle scene dal 2012, tu hai fatto parte di questa formazione fin dall’inizi,o e come è nato il tuo coinvolgimento?
Io non ero nella band quando è stata fondata, sono entrata in seguito, a giugno 2018, dopo aver conosciuto i ragazzi e aver trovato con loro una forte sintonia non solo musicale ma anche – e soprattutto – umana, che è naturalmente sfociata nel desiderio di lavorare insieme.
Le esibizioni live del gruppo rappresentano una parte fondamentale della vostra carriera. In cosa credi che il live ti valorizzi di più come interprete?
Le esibizioni dal vivo con La Grazia Obliqua mi permettono di esprimere la mia indole eclettica e dare libero sfogo alla mia poliedrica visione della musica, attraverso l’utilizzo di vari strumenti, che siano le tastiere, i sequencer, le percussioni, il flauto o la voce stessa.
L’electrowave, il dark e l’elettropop sono le ispirazioni principali del tuo gruppo. Tu come hai scoperto questi generi musicali e quali sono i tuoi gruppi di riferimento?
Essendo stata adolescente negli anni Ottanta, ho avuto modo di scoprire la musica dark e le sue derivazioni electro proprio sul nascere. Da grande frequentatrice di negozi di dischi, sono venuta a conoscenza ed ho amato band come Joy Division, Bauhaus, Cure, Christian Death, Soft Cell, Sisters Of Mercy, Depeche Mode, Killing Joke, P.I.L., Siouxsie & The Banshees, e molti altri.
Come vocalist, c’è una cantante in particolare alla quale ti ispiri?
Mi dicono che il mio modo di cantare ricordi quello di Nico dei Velvet Underground, che è per me un grande riferimento. In passato ho “invidiato” moltissimo Grace Slick. Recentemente mi sono lasciata coinvolgere ed ispirare da Gitane Demone ed Eva O, due voci molto gotiche, tormentate ed oscure.
Tu canti ma suoni anche la batteria, il synth e il flauto. Quando hai cominciato a studiare questi strumenti in particolare la batteria?
Da bambina in casa mia c’era un vecchio organo elettrico che però nessuno sapeva suonare, così ho iniziato a metterci le mani io per gioco. Quindi tastiere e sintetizzatori sono stati la mia prima grande passione, che comunque ho imparato a suonare da autodidatta, così come anche il flauto traverso. La batteria è un amore più recente, ho iniziato a studiarla a 42 anni quando, per via di un incidente, ho dovuto smettere di danzare da professionista. Cercavo qualcosa che, al pari della danza, mi permettesse di muovere e coordinare tutto il corpo. Nel corso dei miei studi batteristici ho avuto anche l’onore di frequentare delle masterclass dei grandissimi Gavin Harrison e Thomas Lang.
Essendo l’unica donna della band La Grazia Obliqua giustamente non trascuri mai il look e il tuo abbigliamento si rifà in qualche modo allo stile dark degli anni Ottanta. Dove acquisti i tuoi outfit?
Sono sempre stata una persona originale, quindi sul palco mi piace vestire abbigliamento originale. Diversi capi sono stati appositamente disegnati e cuciti per me da Francesca Staccioli del laboratorio di sartoria teatrale “Romacostumi”, altri li acquisto già pronti, spesso online, ma poi li personalizzo con le mie stesse mani in modo da indossare sempre qualcosa di unico.
Sapendo che sei un’ex atleta della Nazionale di Ginnastica Ritmica, se non avessi fatto la musicista, quale altro mestiere pensi avresti voluto fare?
Per diverso tempo sono stata un’insegnante di educazione fisica, istruttrice di fitness, allenatrice e giudice di gara di ginnastica ritmica, che poi è ciò per cui ho studiato, visto che sono laureata in scienze motorie. I miei allievi e le mie ginnaste mi hanno sempre dato grande soddisfazione e dimostrato che fosse un lavoro per cui ero portata.
Come vedi la situazione del mondo della musica, in particolare per quanto riguarda le esibizioni live, dopo la lunga pausa per Covid-19 e in particolare La Grazia Obliqua ha già ripreso ad esibirsi?
Al momento, secondo me, c’è tanta voglia di ripresa. Ovviamente le problematiche che c’erano prima ci sono ancora oggi, l’unica speranza è che questo periodo di difficoltà possa far prevalere i contenuti e la creatività rispetto a una visione più superficiale della musica e della cultura in genere. Con La Grazia Obliqua abbiamo ripreso a fare le prove in studio e ci esibiremo già nel corso del mese di luglio.
Puoi parlarci di eventuali date previste o di qualche tour in programma?
La prima data prevista è per l’11 luglio al Traffic Rock Garden di Roma, poi con i nostri amici del Tenerissimo Bagno Di Sangue ci piacerebbe organizzare – e ci stiamo attivando per farlo – una serie di concerti in giro per l’Italia per condividere i palchi e la nostra musica.
C’è un act o una band con la quale ti piacerebbe duettare?
Se fosse ancora in vita, pagherei oro per cantare insieme a Rozz Williams, il mio più grande punto di riferimento musicale e primo lead vocalist dei Christian Death. In realtà, attualmente sto collaborando con il loro ex bassista giapponese, Kota, ad una serie di singoli acquistabili online. In ogni caso, essendo da sempre una grande amante dei Christian Death, sarebbe per me un sogno potermi esibire insieme a loro, o anche semplicemente suonare con La Grazia Obliqua un open act ad un loro concerto.
Qual è il tuo album preferito in assoluto (non necessariamente de La Grazia Obliqua)?
Questa è la domanda più difficile a cui rispondere perché scegliere un solo album tra le decine e decine che amo è una vera impresa. Forse, per motivi affettivi e per il fatto che dal 1973 non mi abbia ancora stancata nonostante gli innumerevoli ascolti, direi senz’altro “Quadrophenia” degli Who.
Hai avuto molto successo come ballerina ed hai avuto anche l’occasione di lavorare con artisti e coreografi del calibro di Lindsay Kemp, Moses Pendleton (Momix), Daniel Ezralow, David Parsons, Carla Fracci, Steve La Chance e i Pilobolus… Che ricordi hai di loro o di qualcuno di loro in modo particolare?
Come tutte le persone di spettacolo, ognuno di loro è un personaggio in qualche modo eccentrico, chi in maniera positiva, chi meno. In particolare, di David Parsons e Moses Pendleton ricordo la grande energia e gioia che trasmettevano a noi danzatori. Carla Fracci, avendo una preparazione e una predisposizione allo show molto “old school”, dietro le quinte è una persona veramente severa. Ma la mia più grande fortuna è stata quella di condividere il palco con l’immenso Lindsay Kemp, un uomo che, nella sua grandezza artistica, era di un’umiltà da lasciare senza parole, sempre pronto a regalare un sorriso e una parola di sostegno.
Sappiamo che oltre ad essere una patita di musica sei anche una fiera appassionata di gatti. Come hai scoperto il tuo amore per i gatti, quali sono i tuoi gattini e come li hai adottati?
In un momento delicato della mia vita ho sentito l’esigenza di dedicare la mia attenzione ad una compagnia animale. Mi sono imbattuta in un annuncio di adozione di gattini abbandonati a Napoli e quindi, senza pensarci due volte, sono partita e ne ho adottate due, Dafne e Chloe, che mi hanno letteralmente salvato la vita. Nel tempo, più leggevo annunci di gatti in difficoltà e più cresceva in me la voglia di essere io a salvare la loro vita. Così sono arrivati, in ordine, Lorien, Kyro, Gigi e Lola. Poi un giorno un mio amico mi scrive di aver trovato tre gatti neonati in uno scatolone dentro un cassonetto e non sapeva cosa fare. Mi sono precipitata per prendere con me questi tre scriccioli nati solo due ore prima: Emerson, Lake e Palmerina. Per un mese li ho allattati giorno e notte ogni due ore. Emerson purtroppo aveva un grave problema di salute e non sono riuscita a salvarlo, mentre le altre due sono diventate bellissime e forti. Sono una fiera “mamma gatta” di 8 mici stupendi!