Oggi vi raccontiamo di un artista che ha voluto lanciare una provocazione sociale nel suo nuovo singolo: Gilberto.
Con il titolo di “Non è un Paese per Jovanotti”, il cantante tira fuori l’ottavo singolo estratto dal futuro album “Con tutto il dispetto”, è un brano d’impronta elettro-punk-pop che fonde folk melodico e chitarre potenti, “abrasive” e synth stile techno.
Un’apparente allegria, in un clima festante, cela una malinconia di fondo che non si spegne, ma resta accesa anche nella parte strumentale quasi a trasmettere energia da standing ovation.
Il videoclip, diretto da Maurizio Del Piccolo della Moviedel, mostra una performer (interpretata da Chiara Cardini) nel duplice ruolo di ragazza ambigua e inquietante che da ingenua e manipolata si rivela una crudele manipolatrice psicologica. Il conflitto tra il dottor Jekyll e il Mr. Hyde presenti nella giovane, si risolve in possibili interpretazioni, lasciando al bene e al male la possibilità di essere scelti dallo spettatore.
Le dichiarazioni
Nessuna invettiva personale verso il collega, ma ironia e “pop innocuo”, all’insegna di una sana e ludica goliardia. In relazione a questo, Gilberto chiarisce: “La mia non è una canzone contro Jovanotti, ma una presa d’atto del fatto che molti italiani sono ormai contro quello che Jovanotti incarna e rappresenta: quella visione mondialista e di apertura multiculturale, di convivenza pacifica, di inclusione sociale. E con la scusa che gli atteggiamenti di Jovanotti sono spesso ispirati alla modalità democristiana degli anni Ottanta e quindi ben bilanciati, ci si sente autorizzati a far riemergere un certo fascismo latente. Ma la canzone non è un trattato di politica: anzi, gioca sul filo del rasoio, solleticando molti haters di Lorenzo Cherubini, e funziona come test. Quelli che capiscono il significato ultimo della canzone, la fanno ascoltare ai cani rabbiosi, e l’umorismo si fa arma di selezione, fa emergere chi è veramente malpensante, egoista e calcolatore, e chi invece è seriamente preoccupato per la deriva violenta dei nostri cervelli incatramati”.
Gilberto Ongaro
Musicologo, cantautore e tastierista aponense classe ’87, scrive canzoni dal 2001, e fa concerti dal 2007. Dopo aver militato nel gruppo alt rock The Applesss (2007-2009) e nel trio demenziale Liberascelta (2009-2011), nel 2012 inventa l’idea di Saffir Garland, partito come progetto ambient elettronico strumentale. Ben presto, per urgenza comunicativa, Gilberto torna a cantare, sviluppando un’identità multiforme nel genere musicale, ma gradualmente sempre più definita nel concetto d’essere un satiro tagliente, rivolto ai paradossi della società, fino ad arrivare a brani dal taglio drammatico, ma sempre polemico. Gli argomenti, affrontati con spirito beffardo e umorismo caustico, sono molteplici e a volte tabù. La musica volutamente cerca il contrasto fra generi opposti, passando dall’elettronica al pop, al punk, al funky, al folk e alla salsa; il tutto sempre con l’approccio progressive. Gilberto non si fa problemi a creare strutture complicate e divertirsi a creare melodie e armonie impreviste. Finché nel 2018 non si stanca di sé, e decide di rivoluzionare il proprio stile. Cestinando mentalmente quasi tutto il materiale precedente (a parte le canzoni apprezzate dal pubblico), Gilberto abbandona l’eccessivo citazionismo colto, e sceglie di coniare un termine che va in direzione opposta a quanto fatto finora. Così, da Saffir Garland cantautore satirico, dal 2019 Gilberto si propone col proprio nome, dichiarando di fare “pop innocuo”. Si cambia vestito, uno più musicalmente leggero, per far emergere al meglio lo spirito, senza filtri. I contatti online restano gli stessi: