Long Earth. Foto da Ufficio Stampa
Long Earth. Foto da Ufficio Stampa

Long Earth ritornano con il cd Once Around the Sun

I Long Earth possono essere comnsiderati una normale evoluzione degli Abel Ganz. Alcuni loro membri, infatti, provengono proprio dalla formazione che ispirandosi ai Genesis dei primi tempi è riuscita a conquistare il grande pubblico negli anni Ottanta.

Long Earth. Foto da Ufficio Stampa
Long Earth. Foto da Ufficio Stampa

Scozzesi e molto dotati musicalmente, i Long Earth si stanno facendo strada nel settore del prog rock, grazie anche al loro nuovo album, Once Around the Sun, prodotto da Hew Montgomery. L’album arriva due anni dopo The Source, il disco che ha fruttato al gruppo composto da Mike Baxter (keyboards), Gordon Mackie (basso), Ken Weir (drums and percussion), Renaldo McKim (chitarra) e Martin Haggarty (cantante), una grande credibilità e un buon seguito sia in patria che all’estero. Abbiamo parlato con i membri dei Long Earth per farci raccontare com è nata questa interessante formazione e come è stato realizzato Once Around the Sun…

Mike, dopo the The Source i Long Earth ritornano sulle scene con Once Around the Sun. Quali sono le vostre aspettative?

The Source, il nostro primo album come Long Earth, è uscito nel 2017 e ha ottenuto delle recensioni lusinghiere in ogni parte del mondo. Ma non solo, ancora oggi a distanza di due anni continua ad essere riscoperto e suonato da un sacco di web radio stations. Anzi, voglio approfittare di questa occasione per ringraziare personalmente tutti quelli che ci supportano. Quello che volevamo con Once Around the Sun era realizzare un disco del quale potessimo essere orgogliosi sia dal punto di vista musicale che da quello delle lyrics e credo che ci siamo riusciti. Adesso possiamo solo sperare che Once Around the Sun abbia altrettata fortuna di The Source e che piaccia al pubblico e alla critica allo stesso modo. Con Once Around the Sun ci piacerebbe essere invitati a dei prog Festivals come quelli di Veruno, Lorelei o altri in Europa e in UK e spero proprio che questo succeda il prossimo anno o quello dopo ancora. Individualmente nel corso degli anni abbiamo partecipato ad un sacco di gigs di qualità, con una media di 120 gigs all’anno negli anni ’80 così oggi vogliamo solo goderci l’esperienza dei festival dove possibile e anche quella di incontrare altri musicisti ed esser loro di supporto.

Come è stato per te lavorare in studio al nuovo cd con gli altri membri della band?

(risponde Mike) Grandioso! L’insieme delle nostre diverse personalità ha creato un mix davvero brillante. Noi siamo sulla scena musicale alternativamente da un sacco di tempo e ci troviamo a nostro agio l’uno in compagnia dell’altro e nessuno di noi ha un’ego spropositato con il quale vuole schiacciare gli altri così va tutto alla grande tra di noi. Al momento stiamo provando i pezzi nei Berkeley Studios che sono probabilmente gli studi migliori che abbiano in Scozia, con un fantastico equipaggiamento e un’atmosfera molto rilassata. Stiamo lì per sei ore al giorno ogni volta, due mesi fa eravamo porta a porta con Steeley Dan! Ogni tanto qualche visitatore faceva capolino per sentire quello che stavamo facendo e questo ci faceva piacere! Parte delle scritture e dei demo di OATS le abbiamo realizzate proprio lì. Le tracce guida iniziali le abbiamo perfezionale nello studio privato di Renaldo. Le drums sono state registrare live ai Berkeley Studios usando le sue tracce guida. Le tastiere, il basso, bass pedals e le chitarre sono state registrate proprio come per The Source a Glasgow nel Southpark Studio di Hew Montgomery con la sua etichetta Grand Tour Music. Renaldo ha registrato ciò che rimaneva, che era principalmente il lavoro di lead guitar nel suo studio e Martin ha inciso le parti vocali nel suo studio, poi tutto è stato mandato a Hew per il mixing finale. Conosco Hew da quando eravamo vicini di casa da ragazzini ed inoltre è stato anche un membro degli Abel Ganz, così come lo era anche il nostro batterista Ken. Gordon, il nostro bassista, andava a scuola con me e siamo stati in moltissime bands insieme nel corso degli anni. E’ stato lui ad un certo momento che mi ha proposto di rientrare con i Long Earth. Di lui mi fido perchè lo conosco da tutta la vita. Nello studio prove Renaldo ed io tendiamo a dirigere i lavori, a scegliere i pezzi da provare ma alla fine dei conti ognuno ha il suo spazio in modo molto democratico. Renaldo si è unito ai Long Earth nel 2016 e prima di allora non lo conoscevo di persona ma conoscevo alcune delle bands con le quali aveva lavorato e con le quali tante volte casualmente avevo diviso lo stage. Noi ci siamo dati aiuto l’un l’altro quando si è trattato di comporre canzoni for OATS e per il nostro terzo album.

Qual è stato il tuo contributo al nuovo cd dei Long Earth?

(risponde Mike) Con il nostro primo album molti di noi avevano messo insieme un po’ di materiale extra con idee per brani vari e noi abbiamo sviluppato le migliori per fare un disco con l’eccezione di tre pezzi strumentali che ho scritto specificamente per questo disco e che poi ho sviluppato con Ken, Renaldo e Gordon. Per OATS le idee di base sono venute da me e Renaldo e poi sono state sviluppate da Gordon e Ken. Le lyrics e le melodie di tutti e nove i pezzi sono state scritte da Martin. Io ho l’abitudine di scrivere con il piano o con la chitarra, poi faccio ascoltare agli altri quello che ho fatto, lo proviamo, lo elaboriamo fino ad avere il brano finito. Per OATS ho seguito questa procedura per “We Own Tomorrow”, “My Suit of Armour”, and “Autumn”. Allo stesso modo Renaldo ha portato un certo numero di idee basate sulla chitarre per “What About Love”, “The Man In The Mirror”, “Spring”, “Summer” and “Winter” ed io ne ho realizzato gli arrangiamenti per pianoforte. “An Ordinary Guy from down the Street” viene da una jam session tra Renaldo, Gordon e Ken una volta in cui io non ho partecipato alle prove.

Gordon, tu sei un membro originario degli Abel Ganz. Che ricordi hai di quella band e di quel periodo?

Suonare negli Abel Ganz era molto divertente, sia dal vivo che qundo incidemmo Gullible’s Travels. Trascorrevamo un sacco di tempo insieme in un bus con un sacco di equipaggiamento e i roadies e ce la spassavamo. Il mio ricordo più bello risale a quando suonammo al Kelvingrove Festival in Glasgow sotto la pioggia battente, ma c’era una folla ad ascoltarci e ciò rese la giornata memorabile. Il sole poi alla fine fece capolino e noi facemmo un bel set!

Quali sono secondo le e differenze fondamentali tra i Long Earth e gli Abel Ganz?

(risponde Gordon) Gli Abel Ganz erano fortemente influenzati dai Genesis del primo periodo e tutti i pezzi venivano scritti da Hew Montgomery o Paul Kelly. Con Long Earth, invece, le canzoni nascono dall’idea di uno di noi che poi coinvolge tutti gli altri in fase prove. Una o due tracks in OATS sono partite da una jam in studio e alla fine abbiamo registrato 4 o 5 pezzi in un’unica sessione, brani che si sono evoluti in seguito in tracks complete. Il nostro adesso è più un lavoro di squadra e quando è arrivato Martin un brano che doveva essere solo uno strumentale e diventato una vera e propria canzone.

Qual è stato il tuo contributo a OATS?

(risponde Gordon) Ho scritto le linee di basso basandomi sul drumming di Ken e ho fatto da complemento alla chitarra e alle melodie delle tastiere, melodie che Renaldo and Mike hanno composto. Questo disco è nato da una grande collaborazione tra tutti noi della band incluso l’artwork e le t shirts.

Qual è il tuo pezzo preferito di OATS?

(risponde Gordon) Mi piacciono tutte le tracks ma My Suit of Armour è la mia preferita.

Martin, cosa ti ha fatto decidere di tornare a suonare con i tuoi colleghi di una volta?

Lavoravo con Gordon, Ken e il nostro produttore Hew ai tempi degli Abel Ganz nella metà degli anni ottanta e mi piaceva esibirmi con loro ma Long Earth è una band diversa. Ho visto Long Earth suonare dal vivo e ho pensato che fossero grandiosi. Mi è piaciuto molto The Source. Ero in studio a registrare con un’altra band quando ho sentito che cercavano un cantante. Così gli ho chiesto se fossero interessati e quando hanno detto di sì ho capito immediatamente che mi avrebbe fatto molto piacere tornare a lavorare con loro anche perchè siamo sempre andati d’accordo e abbiamo continuato a vederci nel corso degli anni. Tra l’altro Mike e Renaldo erano miei amici sui social media. Ho capito che poteva funzionare ancora fin dalla prima canzone che abbiamo inciso in studio insieme per Long Earth.

Quale credi sia la differenza fondamentale tra te e il cantante che occupava prima il tuo posto?

(risponde Martin) Questa è una domanda difficile. Credo che abbiamo un vibe differente e ovviamente influenze diverse tra quelle dei grandi nomi del prog. Credo che le sue vocals funzionassero bene per il loro primo disco ma la band adesso è cambiata e si è evoluta naturalmente in una direzione nella quale tutti lavoriamo insieme ad ogni pezzo nel modo che ci riflette maggiormente. Il mio stile è molto basato sulla melodia, con un tono chiaro e un vibrato naturale. Cerco di raccontare la storia della canzone, non solo attraverso le liriche ma attraverso l’uso delle dinamiche per enfatizzare gli aspetti emotivi del brano. Ti assicuro che amo tutte le canzoni che ho cantato.

Su Susanna Marinelli

Giornalista pubblicista, ha scritto tra le altre per le riviste Cioè, Debby, Ragazza Moderna, Vip, Eva 3000, Grand Hotel, Gossip, Tutto, Nuovissimo...Ha partecipato come ospite a varie trasmissioni tv tra cui La Vita in Diretta e in radio per Radio2Rai.

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