Matteo Oscar Giuggioli: la recitazione, questione di sopravvivenza
Attore giovanissimo diviso tra il suo talento ed il pubblico che lo segue, incontriamo oggi Matteo Oscar Giuggioli.
A soli 23 anni Matteo Oscar Giuggioli è uno dei talenti più apprezzati del panorama cinematografico italiano. Un talento puro, un ragazzo dalle idee chiare, con una vita ben improntata verso questa professione. Presto potremo vederlo in teatro ma, per chi lo volesse, al momento è al cinema con “Suspicious Minds”, un progetto ad opera di Emiliano Corapi.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Matteo Oscar Giuggioli. Da qualche settimana sei al cinema in “Suspicious Minds”, un progetto ad opera di Emiliano Corapi. Cosa puoi dirci a riguardo?
Per entrare al meglio nella parte mi sono concentrato tanto su alcuni aspetti del mio carattere, qualcosa che non amo particolarmente, scavando in alcune motivazioni per capirne di più. Ad aiutarmi, dandomi maggiore vicinanza per la costruzione del personaggio, Emiliano Corapi.
Emiliano Corapi, durante una nostra recente intervista, ci parlava di una specie di sliding doors…
Esattamente! È stato proprio così.
Cosa ti spinge ad accettare un determinato ruolo, ad affrontare una scelta importante?
Se il ruolo è bello e scritto bene, la scelta viene da sé. Specie se c’è cuore, attrattiva. Molto dipende anche dal regista, dalla stima che posso o meno provare nei suoi riguardi.
Quali rapporti sul set?
Con Francesco Colella siamo al terzo film insieme, ormai ben collaudati. Con Amanda Campana ci conoscevamo già perché abbiamo affrontato dei provini per altri progetti. Entrambi del nord, ci siamo trovati benissimo sul set. Non ultima Tekla Reuten, una scoperta meravigliosa, incredibile. Con Emiliano, il regista, ci siamo legati in maniera particolare. È stato un periodo molto piacevole, sotto tanti punti di vista.
Recentemente ti abbiamo visto nella serie Sky “Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883”. Cosa ti ha portato quell’esperienza?
Tantissime cose! È stato uno dei progetti più belli e veri che abbia fatto, lo stesso vale per Elia Nuzzolo, per tutte le persone che hanno lavorato a quella serie. Una specie di scuola, formazione, qualcosa di molto bello.
Una musica che non ti era del tutto nuova…
Esattamente! Sono di Rho, gli 883 lì sono di casa, la lingua di provincia è la stessa.
Giovanissimo e con un curriculum già di per sé ricco di sempre belle esperienze. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla recitazione?
Ho preso parte ad un corso di teatro, dopo la scuola, qualcosa che mi ha regalato un forte senso di libertà, un non giudicare me stesso, uno sforzo fisico mentale legato ad un bisogno.
Hai riscontrato delle differenze nel metterti alla prova con il teatro, la televisione e il cinema?
Neanche una! È facile credere a ciò che faccio nella direzione del teatro e lo preferisco al cinema perché sono dell’idea che più si riesce a cesellare questa esperienza più si è bravi sul set.
Hai un tuo metodo, qualcosa che ti consente di affrontare al meglio il copione?
Leggerlo, comprendere il testo, senza giudicare le scelte del personaggio. È un lavoro mirato all’empatia prima di essere un lavoro di ‘sola’ immedesimazione.
Recitare è per te questione di sopravvivenza ma quanto tempo toglie al tuo privato?
Vivo abbastanza per lavorare ed ho poco tempo per me stesso. Ti dirò, però, che questa cosa mi piace. Ho di certo tempo per la famiglia, la fidanzata e gli amici, ma il primo pensiero al mattino resta il lavoro.
![Matteo Oscar Giuggioli. Foto di Max Vadukul](https://www.lagazzettadellospettacolo.it/wp-content/uploads/2024/12/Matteo-Oscar-Giuggioli.-Foto-di-Max-Vadukul-1.webp)
Cosa ti regala il teatro in sé, il pubblico presente dinanzi a te pronto, se vogliamo, anche a giudicarti?
Il pubblico mi carica, adoro parlare dinanzi a loro, farmi vedere, prendendomi anche i miei tempi. Non ultimo l’applauso, qualcosa di bello e forte. Un contatto di cui non posso fare a meno.
Ricordi il tuo primo giorno di set, le emozioni vissute?
Avevo sedici anni, era il 2017 e giravo “Gli sdraiati”, con un campo base dinanzi La Cattolica di Milano. Dovevo essere lì alle sette ma sono arrivato alle cinque per via dell’adrenalina, dell’emozione, insieme a mia madre. Sentivo il bisogno di cominciare questa avventura, di ‘spaccare’.
Un aneddoto dal set, qualcosa che ricordi con piacere?
Non ho un ricordo preciso di cui parlare, se non qualcosa relativo all’Uomo Ragno. Con Elia ci siamo resi conto di essere arrivati ad un momento importante, di reazione immediata in parte, un livello alto, a mio parere, di interpretazione.
Chi è Matteo, cosa ti auguri di poter realizzare e quanto sei cambiato dai tuoi inizi?
Ciò che più mi auguro è di poter continuare a fare il mio lavoro nel miglior contenitore possibile. Se sono cambiato? No, non sento di esserlo. Certo, ascolto di più, ho la miccia corta come sempre, e sono sicuramente un po’ più adulto.
Che periodo sta vivendo Matteo Oscar Giuggioli?
Un casino! Un macello piacevole. Ho un po’ più di pensieri, ogni decisione è particolarmente importante, bisogna riflettere, cosa in cui alcune volte faccio fatica perché sono molto istintivo, passionale, e spesso tendo a ragionare meno del dovuto.
Ti vedremo nella terza stagione di “Buongiorno, Mamma!”, una fiction Mediaset che ti ha regalato tanto negli ultimi anni?
Non lo so! Attualmente ci sono molte cose in ballo. È un momento delicato.
Hai mai pensato ad un’alternativa alla recitazione?
No, mai! Scrivo molto, specie quando non recito. La mia strada è questa. Non so se la regia o la sceneggiatura possano essere un piano alternativo ma è sicuramente qualcosa che gli cammina di fianco.
Certo della strada da intraprendere…
Sicuramente! È un matrimonio (sorride).
Quali consigli rivolgi ai giovani, a coloro che vorrebbero poter intraprendere questo mestiere?
Consiglio di leggere tanto, di andare a teatro, senza fermare mai la fame di recitazione, il potersi migliorare.
In ultima battuta, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?
Presto usciranno le date dello spettacolo “Destinatario sconosciuto”, la storia di due amici fraterni. Uno spettacolo bellissimo, denso, della durata di poco più di un’ora, a prova di disturbo dell’attenzione. Non vedo l’ora di portarlo in scena. Ci saranno anche dei film e tanto altro ancora…