Luca Severi
Luca Severi

Luca Severi: la mia prima volta nel cinema…

Incontriamo il produttore Luca Severi, da qualche anno diviso tra l’Italia e Los Angeles, pronto a raccontarci qualcosa in più sul suo percorso di vita e artistico.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Luca Severi. Ti andrebbe di raccontarci di come ha preso forma questo tuo percorso artistico e quali miti lo hanno guidato?
Sono io che ringrazio voi per avermi ospitato sulle vostre pagine. A differenza di quanto si possa immaginare, non ho mai sentito il sacro fuoco del cinema. Sono cresciuto con una forte fascinazione per il mondo dello spettacolo ma non avevo mai pensato di farne poi realmente parte. Durante l’università, nel cercare un lavoretto che mi aiutasse a pagare gli studi, sono finito su un set, per la prima volta. Ho fatto da assistente ad un regista e mi sono innamorato, con una sola prova pratica di questo mestiere, della sua artigianalità. Mi piacciono gli artisti che sanno osare, che sono in grado di alzare l’asticella per provare qualcosa di nuovo, e non perché il nuovo sia migliore ma perché rappresenta una spinta in avanti. Ad ispirarmi, formarmi, registi del calibro di Stanley Kubrick, Sergio Leone, Cameron Crowe, Pier Paolo Pasolini e Paolo Sorrentino. Non da meno personalità come Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Alberto Burri e tanti altri.

La LSPG Production (Luca Severi Production Group), nata nel 2010, sta regalandoti grandi soddisfazioni ed è una tua prima, importante, creatura. Cosa puoi dirci a riguardo?
La LSPG è nata per reagire ad un sistema produttivo che non mi piaceva e non sentivo mio. Appartengo ad una corrente di cinema differente, un cinema chiamato Indie o Indie all’americana, qualcosa che prendeva piede ad Hollywood nel periodo in cui ho fondato la società. Volevo provare a rimettere al centro del processo produttivo le storie e gli autori conquistando un pubblico che all’epoca era completamente inesplorato. Il budget, chiaramente, era l’incubo di qualsiasi produttore ed io, invece, volevo diventasse un effetto collaterale, in qualche modo. Volevo venisse valutato dopo, in una maniera del tutto adattabile. Affinché ciò accadesse mi serviva una struttura alle spalle, qualcosa che fosse credibile, in cui lavorassero dei talenti, con grande cura e passione.

Cosa ti ha regalato Los Angeles differentemente dalla nostra penisola?
Un famoso film, Pretty Woman, comincia con un matto che urla: “qual è il vostro sogno? Tutti vengono qui, perché questa è Hollywood, la città dei sogni!”. Ecco, per me Los Angeles è il quartiere che più amo di Hollywood. Parliamo del luogo in cui ho sempre vissuto e che mi ha regalato tanto. A Los Angeles sono stato circondato da persone che come me cercavano di raggiungere i propri sogni, convinti di potercela fare. Questa potente energia collettiva mi ha regalato una grande forza, mi ha permesso di superare momenti difficili. Nonostante l’amore che mi lega all’Italia, quando sono lontano da Los Angeles ne risento molto. A mancarmi, più di tutto, è proprio la forza che mi regala, la sua energia, bellezza e qualità della vita.

Il film che non hai ancora avuto modo di realizzare, la regia che più ti ha colpito sin da prima di cominciare questo viaggio?
Non ho mai amato studiare ma ho comunque apprezzato alcuni personaggi. Mi piacerebbe realizzare un film stile Dottor Jekyll e Mister Hyde, ad esempio. Parliamo di una storia che vorrei poter tradurre in una chiave moderna, perché tocca tematiche universali, sempre attuali. Ad affascinarmi anche Mattia Pascal, le storie originali che nascono a sorpresa, quelle che più amo. Cerco sempre di fare in modo che i film che voglio realizzare siano quelli che sto preparando per iniziare quanto prima le riprese. Questa è la libertà che mi viene concessa nell’essere sia regista che produttore, con tutti gli sforzi che ne conseguono. Sono io a decidere il mio percorso artistico.

Chi è oggi Luca Severi e quali consapevolezze hai raggiunto nel tempo?
E’ un regista, un produttore, una persona che ama fare bene il suo mestiere. Un regista pensa di essere tale da sempre, ancor prima di realizzare un progetto proprio, ed è giusto che sia così, altrimenti chi altri dovrebbe crederci? Con il tempo, però, mi sono reso conto che avevo bisogno di mettermi alla prova sperimentando alcune situazioni di set estremi per completare la mia formazione, avvenuta non in accademia. La leggerezza, oggi, rappresenta un’altra capacità raggiunta con il passare del tempo. È fondamentale non farsi travolgere dalle cose, questo perché non tutto è fondamentale, urgente, questione di vita o di morte. Nel nostro lavoro è importante essere lucidi, avere la capacità di risolvere questioni produttive o logistiche che comportano snodi creativi.

Cosa possiamo aspettarci dal tuo futuro artistico?
Spero di poter realizzare più film possibili! Sono alla ricerca di storie da dirigere o da far dirigere ad altri. Cerco attori, autori e maestranze con nuove idee e tecniche da mettere in scena. In un ennesimo momento in cui si parla di crisi del cinema, per l’Indie è un momento d’oro. C’è un fermento incredibile e tanta voglia di stare sul set. Uno dei protagonisti di questa corrente, Sean Bake, ha appena vinto a Cannes. Ha fornito una botta di entusiasmo a tutti noi! Possiamo, quindi, aspettarci ancora più forza e convinzione nel portare avanti questo nostro percorso…

Lascia un commento