Drupi
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Drupi: devo molto alla mia “Vado via”

In occasione del Festival di Sanremo, giunto al suo 72esimo anno, incontriamo il cantante Drupi, che ne prese parte nel lontano 1973 con la bellissima, “Vado via”, per poi parteciparvi altre sette volte. Drupi ha tanto da raccontare, nella sua lunga carriera da cantante, e non disdegna consigli ai giovani che, un domani, vorranno intraprendere il suo stesso percorso.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Drupi. Come stai?

Sto bene! Procede tutto a meraviglia, anche troppo, direi.

Come affronti questa inaspettata pandemia che caratterizza il nostro vissuto da alcuni anni?

Affronto il tutto con la normalità di sempre, accettando le difficoltà del caso, augurandomi che tutto possa terminare, al più presto. Non vedo una fine immediata, purtroppo, e credo che i vaccini diventeranno consuetudine, ma si va avanti, con allegria.

Che ricordo hai dei tuoi esordi, dei tuoi primi passi in musica?

Ne conservo un ricordo allegro, davvero positivo, anche perché avevo soltanto diciotto anni. Negli anni sessanta tutto era bello, nuovo e prendeva vita, piano piano. Pensiamo a Carosone, a Fred Buscaglione, alla musica rock e a molto altro.

Drupi in concerto
Drupi in concerto

E’ quasi terminato il Festival di Sanremo. Quali sensazioni sono legate a quel palco, alle tue partecipazioni?

Con Sanremo ho sempre avuto un rapporto di odio e amore. Trovo assurdo poter mettere in competizione delle canzoni, così tante opere d’arte differenti tra loro. Ho vissuto, ad ogni modo, dei momenti sempre positivi, tutte le volte in cui vi ho partecipato. Il Sanremo che ho amato era quello dei miei anni, diversamente da oggi, in cui la musica non è più la vera protagonista ma semplicemente un rumore di fondo.

I migliori album di Drupi:

La canzone a cui sei ancora oggi particolarmente affezionato?

Sono legato a tutte le canzoni a cui ho dato vita, ma se devo pensare ad una in particolare, penso al mio primo successo, “Vado via”, che mi ha dato tanto dal punto di vista personale e musicale, in particolar modo.

Chi è oggi Drupi e quanto è riuscito a realizzare di quei sogni che aveva da ragazzo?

Drupi, volevo precisare questa cosa, è un soprannome che mi è stato dato da bambino. Sono riuscito a realizzare tanto, se non tutto, di ciò che desideravo. La musica mi ha permesso di girare il mondo, di avere tanti amici, imparando tante lingue e vivendo di questa fantastica professione e passione.

È andato tutto come volevi, per quanto riguarda il tuo percorso artistico, oppure avresti voluto cambiare qualcosa?

Sicuramente, anche se penso che sia inutile vivere di rimpianti. Gli errori fatti, alla fine dei conti, mi hanno permesso di essere ciò che sono adesso, senza dovermi soffermare a guardare indietro. Fanno ormai parte del mio DNA.

Cosa senti di consigliare ai giovani che vorrebbero intraprendere la carriera musicale?

Consiglio loro di armarsi di tanta pazienza e di una forte corazza. Questo mestiere, un tempo, era molto più facile, così come lo era la possibilità di accedere a dei festival come Sanremo. Il pubblico era giudice quasi supremo, differentemente oggi, dove i fattori non sono sempre collegati al semplice gusto del pubblico. Inoltre, consiglio loro di prepararsi molto a livello musicale, per poter durare nel tempo. Consiglierei, se possibile, di dedicarsi alla musica soltanto per hobby perché oggi, come lavoro, è difficile potervi accedere.

Avremo presto modo di ascoltare qualche tuo nuovo singolo?

Si. Sto decidendo se e quando uscire, seppur consapevole che potrei tenere anche il tutto per me.

Possibilità di saperti in tour, prossimamente?

Il lockdown, purtroppo, ha bloccato alcuni live previsti lo scorso anno. Mi auguro di poter riprendere al più presto sia per me che per i miei musicisti, per tutti coloro che sono fermi e, purtroppo, costretti ad un bivio legato al mollare tutto o sperare che la musica possa riprendere a splendere. Ad ogni modo, sono ottimista su tutto e spero di poter concretizzare tanti progetti che ho pronti da qualche tempo. Cerco l’occasione giusta, il momento adatto.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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