Nicola di Già. Foto di Andrea Guerzoni
Nicola di Già. Foto di Andrea Guerzoni

Nicola Di Già: intervista al chitarrista ritmico del Banco del Mutuo Soccorso

Nicola Di Già, il chitarrista ritmico della storia prog rock band capitanata da Vittorio Nocenzi, ci parla delle sue influenze musicali a pochi giorni dall’anteprima del tour 2019-2010 del Banco del Mutuo Soccorso.

Nicola di Già. Foto di Andrea Guerzoni
Nicola di Già. Foto di Andrea Guerzoni

L’ingresso di Nicola Di Già nel mitico gruppo Banco del Mutuo Soccorso ha portato una ventata di freschezza all’interno della formazione di Vittorio Nocenzi, una delle più blasonate nel mondo del prog rock. Nicola, infatti, è un chitarrista dalle svariate esperienze musicali, che vanno dal rock al pop passando per tutto quello che c’è in mezzo, che ha portato disinvoltamente all’interno del BMS, sia live che soprattutto nel più recente cd della formazione, il fortunato Transiberiana. Direttore artistico del settore Deep House e Chill Out dell’etichetta AVC, Di Già ha suonato con il gruppo dei Laceblack (che ha aperto i concerti di Doogie White) con il quale ha partecipato a Sanremo Rock 2017, ha lavorato con Carla Boni, i Cugini di Campagna, Marco Conidi, Anonimo Italiano sempre distinguendosi per il suo stile fluente ed originale. Abbiamo parlato con lui del prossimo tour del Banco del Mutuo Soccorso, con l’anteprima (che vede la partecipazione straordinaria di Gianni Nocenzi) il prossimo 2 settembre a Verona per poi continuare l’1 novembre Velletri – Roma (data zero al Teatro Artemisio), 7 novembre Brescia (Teatro Display),8 novembre Milano (Teatro Dal Verme),16 novembre Torino (Teatro Colosseo), 14 dicembre Martina Franca – Taranto (Teatro Verdi), 11 gennaio 2020 Chiasso (Cinema Teatro Chiasso), 31 gennaio Roma (Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli), doppia data l’1 e 2 febbraio Campobasso (Teatro Savoia), 5 febbraio Genova (Teatro Politeama), 27 marzo Avezzano (Teatro dei Marsi), 31 marzo Bologna (Teatro Duse).

Come porti la tua esperienza di chitarrista pop nel prog del Banco del Mutuo Soccorso?

La musica pop deve essere sempre eseguita in maniera perfetta e questo si sposa bene con il prog. Non è come il blues o il jazz dove si improvvisa, quindi imparando a rendere un’esecuzione perfetta impari anche cose come quelle che si eseguono nel prog, che non ha schemi propriamente pop. Di conseguenza l’esperienza nell’esecuzione del pop ti porta a suonare bene anche il prog, l’importante è avere una buona apertura mentale e naturalmente studiare! Dico “suonare bene” ovviamente, non senza una punta di arroganza…sto scherzando… (ride)… Contaminazioni prog nel pop ce ne sono state tante, pensa ad esempio ai chitarristi di David Bowie: sia Adrian Belew che Robert Fripp sono stati coinvolti. Adrian Belew è stato addirittura scoperto da Bowie, rubandolo a Frank Zappa e poi è finito a suonare nei King Crimson, ma pensa anche al gruppo pop per eccellenza, i Duran Duran, che per venti anni hanno avuto alla chitarra Warren Cuccurullo che era stato anche lui chitarrista di Frank Zappa (manco a farlo apposta dopo Belew). A Casa nostra abbiamo l’esempio Giancarlo Golzi (R.I.P.) dei Matia Bazar, che suonava anche con i Museo Rosenbach.

Nel Banco ho portato la mia passione per la chitarra ritmica, la chitarra Funky, che piace tanto a Vittorio, modo di suonare che ho imparato nelle innumerevoli produzioni in cui ha lavorato Nile Rodgers. Dal banco ho invece ricevuto la passione per la chitarra acustica: grazie a Vittorio mi sono scoperto un buon chitarrista acustico, lui stesso mi mandò a prendere delle lezioni da Rodolfo Maltese, per carpirne i segreti, ed infatti il complimento più grosso che ricevo è che ho la “manuzza” (il tocco) alla Rudy… e poi del resto dovevo ricavarmi un ruolo (ride) essendo il buon Marcheggiani un bravissimo chitarrista elettrico, istintivo e preciso allo stesso tempo. Io invece ragiono molto e non emetto una nota finché non sono sicuro che sia quella giusta. Questa diversità fa si che abbiamo dei ruoli precisi e ci completiamo a vicenda.

Tra i pezzi che fanno parte del cd Transiberiana qual è quello che ti piace di più?

Ce ne sono due: uno per un motivo e l’altro per il motivo opposto: Campi di Fragole è un pezzo che ho suonato totalmente io alla chitarra acustica, usando tra l’altro le chitarre di Rodolfo Maltese, ed è stato principalmente prodotto da Filippo. Anche il testo del brano che inizialmente si chiamava Tormenta di Neve, mi piace molto. Fu un’idea mia e di Vittorio cambiare il titolo. Ragionavamo sul fatto che nella tracklist dopo L’Imprevisto e L’assalto dei Lupi l’atmosfera fosse già abbastanza pesante e pensavamo di trasformare l’evento della nevicata in qualcosa di positivo, quindi ho fatto ascoltare a Vittorio “La nevicata del ’56” di Franco Califano, la versione maschile (non il testo cantato da Mia Martini) dove questa nevicata viene descritta in maniera molto commovente. Vittorio ha subito telefonato a Paolo Logli l’autore dei testi ed insieme hanno modificato le liriche, introducendo l’idea di “campi di fragole che germogliano sotto la neve” con riferimento all’utopia degli anni ’60 vissuta da Vittorio e credo anche da Paolo stesso. L’altro mio brano preferito è “L’imprevisto” dove io non ho suonato alcuna chitarra, le ha suonate tutte Filippo, ma è stato il brano su cui ho lavorato di più a livello di produzione; anche di questo mi piace molto il testo… l’imprevisto nella vita c’è sempre…

Quello del prossimo 2 settembre a Verona per voi sarà uno show molto impegnativo perchè farà da apripista al tour. Tu come ti stai preparando a questo evento e quali sono le tue aspettative?

Le aspettative sono…totale ansia (ride), perchè è il primo concerto in cui suoneremo i brani di Transiberiana quindi questa è una fase piuttosto particolare che stiamo cercando di sdrammatizzare facendo più prove in modo di arrivare preparati. Spero in una buona accoglienza, ma credo di sì, perchè l’album è stato molto apprezzato sia dalla critica che dai fans. Questo crea in noi sia ottimismo che, ribadisco, ansia perchè dobbiamo suonare Transiberiana dal vivo nel modo migliore possibile.

Come si sta articolando la vostra preparazione a questo tour?

Abbiamo cominciato con una serie di prove già appena finito di incidere il cd, tra febbraio e marzo scorso, per capire come gestire la situazione. Un conto è registrare un album in studio, dove hai le prerogative dello studio e quindi stai tranquillo e un’altro è esibirsi dal vivo. Se fai un errorino in studio lo correggi, cambi chitarra ti fermi, fai un break, vai a pranzo, dal vivo invece va fatto tutto in tempo reale e quindi non ti puoi permettere di sbagliare. Durante le prove abbiamo ognuno capito come eseguire le nostre parti e le abbiamo studiate. Io personalmente nel corso dell’esibizione ho diversi cambi chitarra, dall’acustica all’elettrica, al mandolino, talvolta nello stesso brano e quindi mi preparo anche da solo a questi cambi, poi durante le prove comuni cerchiamo di gestire tutti insieme quello che abbiamo imparato separatamente.

Lo scorso anno vi siete esibiti al festival prog di Veruno. Che ricordi hai di quella performance?

Quello è stato un gran bel concerto per tutta una serie di motivi: inanzitutto è stato il battesimo del fuoco di questo Banco 2.0. Avevamo già fatto alcuni shows con questa formazione, però l’esibizione di Veruno la possiamo considerare la prima ufficiale con la nuova band. Abbiamo avuto un ottimo approccio con un pubblico sostanzialmente prog che ha accolto molto bene il nuovo Banco. E’ stata una fantastica esperienza anche dal punto di vista del sound, tanto che in Transiberiana come bonus tracks sono state inserite Metamorfosi e il Ragno, registrate proprio a Veruno. Inoltre abbiamo avuto una certa soddisfazione nel constatare l’interesse nei nostri confronti da parte dei fans dei Threshold, la band americana che si esibì dopo di noi. Il giorno successivo molti di questi scrivevano sui social che il Banco era stato superiore ai Threshold il che sta a significare che ce la siamo cavata bene anche nei confronti degli Americani (ride).

Con tutto il rispetto per i Threshold ma il Banco è un gruppo di maggiore tradizione..

Sì infatti, forse è stato un errore farli suonare dopo il Banco, era questo che scrivevano i fans dei Threshold…

Secondo te quali sono i punti di forza del Banco dal vivo?

Come dice sempre Vittorio Nocenzi il vero punto forte è il repertorio della band. Sono canzoni intramontabili che non fanno più parte solo della storia personale dei membri del Banco, ma che sono diventate parte della storia di migliaia e migliaia di persone che le hanno vissute con il Banco nel corso degli anni. C’è gente che si è sposata ispirandosi ad un verso d’amore di una canzone del gruppo, altri che hanno dato nomi ai figli presi da una canzone del Banco, altri ancora che per la propria vita si sono fatti ispirare dalle canzoni del Banco “provando a pensare in un modo un pò diverso” per esempio. Quindi davvero il repertorio del BMS è patrimonio comune dei fans.

Come ascoltatore in questo periodo quali sono gli artisti che segui di più?

Ultimamente non sto più ascoltando tanta musica nuova, ma quando ho tempo cerco di dare un po’ di attenzione a questa scena del trap e del rap; sembrerà strano detto da un chitarrista, ma lavoro anche tanto in studio come produttore, quindi cerco di essere sempre attento e aperto. C’è un notevole incremento di questi interpreti ultimamente quindi sicuramente qualcuno rimarrà ed io cerco di capire chi e perchè. Per il resto ascolto sostanzialmente la musica che seguivo da ragazzo eccetto un musicista che purtroppo ho scoperto solo di recente che si chiama Johnny Marr, spesso mi accostano a lui come modo di suonare, ma a parte un paio di brani degli Smiths non conoscevo altro, quindi nel 2013 con l’occasione dell’uscita del suo primo album da solista “The Messenger” l’ho cominciato ad ascoltare. E poi vorrei citare anche i Greta Van Fleet, una band giovane che mescola i Deep Purple ai Led Zeppelin, con il cantante che ha una voce che ricorda molto quella di Jon Anderson degli Yes. Questa è una band che piace molto agli adolescenti, quindi potrebbe significare un riavvicinamento dei giovani al rock tradizionale.

Invece per quanto riguarda le prog bands quali sono le tue preferite?

Ascolto quello che ascoltavo fin da ragazzo, gli Yes, soprattutto quelli degli anni ottanta, poi i King Crimson degli anni 90, i Genesis, ma quelli più commerciali, i Porcucine Tree che ho scoperto di recente, anche lì tra l’altro c’è un’icursione del pop nel prog dato che Richard Barbieri, il loro tastierista originariamente era nei Japan, gruppo new wave per eccellenza. Dal 2006 sono stato costretto (ride) ad ascoltare anche il Balletto Di Bronzo essendo l’ingegnere del suono che li segue in giro per il mondo. Il Banco invece non lo sopportavo proprio (ride a crepapelle…) perché era tra le band preferite di mio padre, che negli anni 80 ne organizzò anche un paio di concerti, anche se più di qualche volta andai a vederli dal vivo nel corso degli anni 90…

Su Susanna Marinelli

Giornalista pubblicista, ha scritto tra le altre per le riviste Cioè, Debby, Ragazza Moderna, Vip, Eva 3000, Grand Hotel, Gossip, Tutto, Nuovissimo...Ha partecipato come ospite a varie trasmissioni tv tra cui La Vita in Diretta e in radio per Radio2Rai.

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