Il Caffè letterario all’Arenile

L’Arenile di Bagnoli ha ospitato, un parterre di autori di tutto rispetto, che hanno , così, avuto la possibilità di farsi conoscere dal pubblico e di promuovere le proprie opere. Alessandra Troiano li ha egregiamente introdotti attraverso la lettura di alcuni brani dei lori romanzi e ognuno ha dato il suo contributo, attraverso un confronto aperto anche al dissenso, alla discussione in merito alla riqualificazione del quartiere e delle possibili soluzioni da attuare.

D’altro canto, chi scrive di Bagnoli, della sua storia, del suo passato non può esimersi -e forse neppure lo vuole- dall’impegno personale e civile che quest’area,non ancora del tutto  bonificata, richiede per guardare ad un futuro che non sia più precario, umiliante e poco dignitoso per i suoi abitanti.

In questo senso va letto l’intervento di Tonino Porzio, al Caffè letterario che con la sua opera prima “L’oceano in un bicchiere” ci riporta ad una Bagnoli dove il lettore più giovane scopre posti che non esistono più, soppiantati dall’ economia del cantiere che doveva  cambiare le vite di tutti e che, invece, ha mutato -caratterizzandolo ancora oggi- tutto il paesaggio della Bagnoli marinara.

Rincara la dose Max Puglia con il suo “Martiri”, titolo evocativo dedicato a chi negli anni Ottanta c’era e si è vissuto il suo tempo fino in fondo, a costo della vita, della salute, dell’equilibrio psichico; non a caso il sottotitolo è “Bagnoli pulp stories”, dove il pulp non è un capriccio anglofono dell’autore, ma un chiaro messaggio al suo lettore. Caschi gialli, musica, droga e la criminalità di quell’epoca, triste e sanguinosa per tutta la città di Napoli, di cui Bagnoli è spesso specchio fedele.

Di tono diverso ma non meno intensa l’opera prima del cantattore Valerio Sgarra – grande assente di questa rassegna letteraria“Serenate a mano armata”, in cui Bagnoli è lo scenario  intimo e familiare, più che storico, su cui si dipana la storia di Saverio Incantacessi, produttore di freddure all’italiana e musico di alto rango proprio perché capace di”cantare ogni sorella, cicerenella, regginella, bambinella, furturella, etc” prima o dopo essersi dedicato a Serge Gainsbourg, Brel o De Andrè. Un libro che non sempre fa ridere, ma strappa certamente  qualche sorriso a denti stretti.

Molto interessante anche l’intervento di Gaetano Montefusco, avvocato di professione, del quartiere Arenaccia ma flegreo d’adozione, che ha presentato il suo libro “L’Etrusco”; partendo dal passato, anche da quello di Bagnoli, di ciò che era prima dell’arrivo del cantiere, si è dimostrato, nel corso del dibattito, più disponibile ed ottimista di Tonino Porzio quando afferma: “Lamentarsi non serve a nulla, operare è necessario. La folla accorsa oggi a questa manifestazione è una ricchezza, in mezzo a noi potrebbe esserci qualcuno che ha un’ idea vincente. La speranza non deve abbandonarci!”.

Sulla stessa scia si colloca Luciano Sabetti, al suo esordio come scrittore, che ha presentato una raccolta di racconti intitolata “Il tempo a colori”, deliziosamente illustrati da Maria Sabetti, e che espone una piccola galleria di ritratti della varia umanità, dove la storia personale si infila tra le pagine della Storia del mondo, quella che tocca e riguarda tutti. Pur partendo dal pessimismo della ragione, si dichiara disposto ad impegnarsi, nella sua vita, per poter garantire una chance in più ai figli di questo tempo.

Infine, Paola Basile, la sacerdotessa dell’ottimismo a tutti i costi; ad ogni “logorìo della vita moderna” lei oppone le sue storie, i suoi belongs che non riguardano solo la vicenda squisitamente autobiografica di questa quarantenne testarda e volitiva, ma anche gli accadimenti di coloro che entrano a far parte della sua esistenza. “C’è un tesoro in ogni dove” è scritto a scatti, con una penna a tratti nervosa ma sempre lucida, e ogni pagina regala al lettore un aforisma da sottolineare; in “Irene non lo sa”  l’autrice tesse una narrazione scorrevole partendo dal pretesto di raccontare un amore (finito male, iniziato bene) e poi finisce per svelare pagine dolorose di paura, di eventi che ci investono come uno tsunami, di lotte contro l’impossibile. Scevra dall’ happy end a tutti i costi, la Basile accompagna il lettore per mano anche quando il terreno è scosceso e impervio e non lo lascia mai senza una speranza. O senza un suggerimento per superare l’ impasse in cui tutti, prima o poi, ci troviamo. Il terzo libro è in revisione, per questi tempi che, proprio come all’epoca di Charles Dickens, hanno bisogno di Grandi Speranze.

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