Matteo Righetto e una storia di emigrazione. L’ultima patria: gli italiani cercano fortuna nel Nuovo Mondo
Il fenomeno delle popolazioni che si muovono in cerca del loro posto – quello giusto e dignitoso – nel mondo, è notoriamente un attuale problema non chiaramente risolto. Certamente, ora, l’Europa è terra di arrivi. Luogo di immigrazione. Gli individui affrontano la loro pericolosa avventura perché spinti da diverse cause.
Fattori ambientali, economici, conflittuali, sociali e religiosi li costringono ad abbandonare la pur amata terra. Quella che ha dato loro i natali. Matteo Righetto, romanziere dall’ottimo potenziale, per il suo nuovo lavoro letterario parte dalle stesse cause che spingono i migranti odierni all’approdo in, per esempio, terra siciliana.
Il Nuovo Mondo come terra promessa
Il padovano Righetto, scrittore ma anche docente di Lettere, prende credibilmente, quindi, ispirazione dall’attuale fenomeno delle diaspore umane. Tuttavia, lo rovescia come un guanto temporale. Ovvero, usa per la sua storia l’avvenimento contrario. L’emigrazione. E si sposta – dall’attualità al passato – verso la fine del diciannovesimo secolo. Il 1898.
Nel romanzo L’ultima patria (Mondadori, pagine 225) che uscirà il 24 aprile 2018, ci sono molti temi sociali, ma non ci sono ONG con coperte argentate che coprono stranieri stremati. Ma italiani che, a causa di una terribile povertà, lasciano i territori d’origine per espatriare verso l’America… in cerca di fortuna.
Avventura nel Nevada
Questo romanzo, “L’ultima patria”, è per lo scrittore veneto il secondo appuntamento inseribile all’interno di un trittico narrativo ricordato come “Trilogia della Patria”. Il primo è stato “L’anima della frontiera”. Insomma, l’epopea dei De Boer continua ad essere narrata con convincente vigore. I personaggi di questo western letterario di straordinaria profondità e dall’atmosfera brillante, sono disegnati a tinte eroiche. Quando la zona che funge da alveo per il racconto è sconvolta da due banditi in cerca di lingotti, uccidendo il capofamiglia Augusto, si innesca una situazione molto movimentata.
Jole, la figlia, cavalcando il suo fido destriero Sansone, parte all’inseguimento degli assassini. La ragazza è armata di fucile. L’ambiente che funge da sfondo per l’avventura è da mozzafiato. E un paesaggio candido. Del resto, non poteva essere diversamente. Il nome Nevada non indica altro che un luogo precisamente innevato. Bianco. Ma che rischia di macchiarsi. Di sangue. Oltre alla ventenne Jole e al padre Augusto, le altre figure che danno ritmo e forza alle pagine di questa storia, sono la giovane Antonia e il fratello Sergio.