Marco Ripoldi. Foto da Ufficio Stampa
Marco Ripoldi. Foto da Ufficio Stampa.

Marco Ripoldi, un sognatore realizzato

Marco Ripoldi è protagonista del primo film de Il Terzo Segreto di Satira “Si muore tutti democristiani” al cinema dal 10 maggio.

Marco Ripoldi. Foto da Ufficio Stampa
Marco Ripoldi. Foto da Ufficio Stampa.

Attore di teatro, cinema, produzioni web e televisione. La sua vita è un viaggio continuo  per il mondo, dove incontra tanti maestri d’arte come Dario Fo, Enzo Jannacci, Cochi Ponzoni, Eugenio Allegri e Andres Morte (La Fura dels Baus).

Ma i suoi viaggi non bastano per la sua anima, Marco Ripoldi decide di andare alla ricerca del cuore umano. Decide così di avviare una ricerca sulle maschere della commedia dell’arte e la maschera del clown. E così sua professione di artista affianca anche quella di clown-terapeuta per la Fondazione Dottor Sorriso nei reparti di oncologia pediatrica e fibrosicistica degli ospedali di Milano e in missioni internazionali in Burkina Faso, Libano, Argentina e Bolivia.

La Gazzetta dello Spettacolo incontra oggi un uomo a cui l’arte ha regalato l’umanità, la profondità e la tenerezza.

Benvenuto Marco Ripoldi, sei al cinema con il film Si muore tutti democristiani. Parlaci di questo progetto… 

Questo film è il coronamento di un percorso iniziato nel 2011, dopo una sessantina di video che hanno avuto visibilità grazie a YouTube prima e a trasmissioni televisive dopo, arriviamo al grande schermo, al nostro sogno, il cinema.

Come descriveresti invece il tuo personaggio? 

Il mio personaggio è un puro, un giovane che non ha mia deciso, si è sempre trovato in situazioni dove gli amici o il lavoro lo hanno trascinato. Si trova per la prima volta a prendere una vera decisione che può far fare a se stesso un giro di boa. E la paura di perdere la propria integrità di pensiero lo porta a riflettere sulla propria vita.

Il film infatti verte sul compromesso, parla alla mia generazione ma non solo, parla delle scelte che ci troviamo a fare in tutta una vita dove da che nasciamo contestatori ci troviamo a un certo punto contestati.

Quando hai letto le sceneggiature, quale è la prima cosa che hai pensato e come hai cercato di preparare al meglio questo personaggio? 

Quando ho letto la sceneggiatura l’entusiasmo e la voglia di iniziare hanno dominato su tutto. Con gli autori e registi c’è un rapporto umano forte e non a caso il mio personaggio lo sento molto vicino a me. Finalmente dopo tanti personaggi che vivevano solo pochi minuti mi son cimentato in un ruolo con un bel percorso drammaturgico che mi ha permesso di sviluppare emozioni e cambi in un minutaggio più ampio.

Cosa rappresenta per te questo film a livello umano e professionale? 

A livello umano e professionale questo film dimostra che con coraggio determinazione e sacrificio si possono realizzare piccoli sogni.

Inoltre nel film emerge una comicità amara tipica della scuola comica milanese che volutamente è stata presa come ispirazione con la speranza di darle nuova vita.

Quale messaggio speri arrivi al pubblico che andrà a vedere il film in questi giorni? 

Si muore tutti democristiani non fa riferimento alla dc ma a un atteggiamento di imborghesimento e di atteggiamento democristiano che gli italiani hanno nel dna.
La mia speranza è che il film oltre a far ridere faccia riflettere. Lanci domande che il pubblico si porterà a casa e che se avrà voglia risponderà con se stesso.

Un ricordo che porterai nel tuo bagaglio professionale di questa esperienza…

Sicuramente non dimenticherò la scena del bagno al mare, girata il 23 novembre con tanto freddo ma tanta adrenalina a tenerci a galla.
Professionalmente più di tutto rimane la capacità di lavorare in un gruppo numeroso dove ognuno è importante e nessuno indispensabile. Per fare le cose in tanti ci vuole più tempo ma si è più forti.

Marco Ripoldi, hai recitato a teatro accanto a Dario Fo, Eugenio Allegri e Andres Morte. Cosa rappresenta per te recitare a teatro? 

Per me recitare a teatro significa non recitare. Significa raccontare la società in cui vivo nel modo più sincero, perché è la verità che colpisce e fa riflettere.

Ho avuto e continuo ad avere come maestro e padre teatrale Paolo Rossi, colui che mi ha fatto abbondare gli studi di giurisprudenza per lavorare con lui… e grazie a lui che ora non riesco a fare a meno di salire su un palco.

Cosa consiglieresti ad un giovane ragazzo che vuole intraprendere questa carriera? 

Di non pensare alle difficoltà ma perseguire i propri sogni, con un pizzico di follia, zero giudizio e molta libertà.

C’è un ruolo che sogni di interpretare adesso? 

Il mio sogno è di continuare a essere libero di esprimermi, finché c’è libertà tutti i ruoli sono possibili.

E un regista con cui vorresti lavorare? 

Potrei dirti Paolo Virzì o Woody Allen, ma per rimanere umile preferirei iniziare domani un nuovo film con i miei 5 registi del terzo segreto di satira, ma… anche Woody Allen va benissimo.

Ma Marco Ripoldi chi è? Come ti descriveresti come persona e artista? 

Marco Ripoldi è un padre di una bimba di due anni che dà gioia, un sognatore realizzato. Nato a Rozzano in periferia milanese e salvato da due genitori che han creduto nella possibilità di far crescere un figlio libero.

Come artista giro il mondo per conoscere chi c’è dall’altra parte, perché non c’è cosa peggiore di fossilizzarsi nelle proprie visioni.

Come ti vedi tra dieci anni? 

Tra dieci anni mi vedo con qualche ruga in più qualche capello in meno, ma con qualcosa di nuovo da raccontare.

Penso che la presenza scenica di un attore non si studia a scuola ma la si acquisisce con l’età… quindi mi vedo sicuramente più presente di oggi.

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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