Fuori, la rinascita oltre le sbarre
Fuori, il nuovo film con Valeria Golino racconta il carcere come spazio di libertà interiore con Elodie e De Angelis.
A distanza di decenni dalla sua morte, Goliarda Sapienza torna a far parlare di sé, questa volta attraverso il cinema. Il film “Fuori”, diretto da Mario Martone e scritto a quattro mani con Ippolita di Majo, porta sul grande schermo una vicenda reale e profonda: l’esperienza carceraria vissuta dalla scrittrice nel 1980, che si trasforma in un inatteso momento di rinascita.
Protagonista assoluta è Valeria Golino, che presta il volto e l’anima alla figura intensa e controversa di Goliarda Sapienza. Al suo fianco un cast corale e sfaccettato composto da Matilda De Angelis, Elodie, Corrado Fortuna, Antonio Gerardi e Francesco Gheghi, in una narrazione che intreccia memoria personale, politica, arte e amicizia.
Fuori, il film che nasce da una storia vera
Il film prende spunto da un episodio reale della vita della scrittrice: Roma, 1980, una calda estate che si apre con la sua incarcerazione per il furto di alcuni gioielli. Ma la prigione, da luogo di privazione, si trasforma in uno spazio di libertà interiore. “È tra quelle mura che Goliarda riscopre il senso della vita, il valore della scrittura, il legame umano”, spiega Martone in un’intervista rilasciata a La Repubblica.
Quello che emerge è il ritratto di una donna che non si lascia definire dalla colpa o dall’errore, ma che trova proprio nella fragilità e nella marginalità il seme della propria forza. La sua amicizia con Roberta – interpretata da Matilda De Angelis – è il cuore pulsante del film: un legame che rompe le convenzioni, sfida il giudizio esterno e restituisce dignità a entrambe.
Una produzione di qualità, tra cinema d’autore e impegno civile
“Fuori” è frutto di una coproduzione Italia-Francia che vede coinvolte Indigo Film, Rai Cinema e The Apartment (del gruppo Fremantle), insieme a Srab Films ed Espace Production per la Francia. Un progetto sostenuto anche dal Ministero della Cultura, attraverso il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel Cinema e nell’Audiovisivo, e dalla Regione Lazio, con finanziamenti europei.
Una squadra tecnica d’eccellenza
Alla qualità narrativa si affianca un impianto tecnico di alto livello. La fotografia è affidata al maestro Paolo Carnera, che restituisce con sensibilità la luce cruda e poetica del carcere romano, mentre il montaggio di Jacopo Quadri dona ritmo e profondità emotiva al racconto.
Le musiche originali di Valerio Vigliar accompagnano la narrazione con discrezione, sostenendo i momenti più intensi senza mai sovrastarli. La scenografia di Carmine Guarino e i costumi di Loredana Buscemi ricostruiscono con fedeltà e personalità gli anni ’80, restituendo allo spettatore la piena immersione in quell’epoca. Infine, il suono in presa diretta di Maricetta Lombardo contribuisce a mantenere viva la dimensione realistica e quasi documentaristica dell’opera.
L’incontro tra Goliarda e Roberta: scrittura e sopravvivenza
Un legame che trascende il carcere
La parte centrale del film ruota attorno alla relazione tra Goliarda e Roberta, una delinquente abituale ma anche attivista politica, donna appassionata, irruente, piena di rabbia e desiderio di riscatto. Questo rapporto, apparentemente impossibile, diventa il motore della trasformazione interiore della protagonista. “In Roberta, Goliarda trova un’energia selvaggia che le ricorda perché scrivere è un atto necessario”, afferma Ippolita di Majo in un’intervista rilasciata a Rolling Stone Italia.
Il film non idealizza il carcere, ma ne mostra la complessità: le sue ingiustizie, ma anche le sue potenzialità umane. Le detenute non sono mai ridotte a stereotipi, ma emergono come persone reali, ciascuna con la propria voce, storia e dignità.
Fuori dal carcere, ma mai dalla vitaLa libertà vera è nelle relazioni
Una volta uscite di prigione, le protagoniste continuano a frequentarsi nella Roma estiva, tra pomeriggi assolati, discussioni politiche e momenti di tenerezza inattesa. È una libertà fragile, spesso osservata con sospetto dal mondo “di fuori”, che non riesce a comprendere né accettare i legami nati dentro le mura carcerarie.
Eppure è proprio in questi rapporti che Goliarda ritrova la gioia di vivere, la forza per ricominciare a scrivere, e in fondo, a credere di nuovo in sé stessa. La scrittura, per lei, non è mai stata solo un mestiere, ma uno strumento di sopravvivenza. “Scrivere è un atto di giustizia verso me stessa”, afferma nel film.
Fuori: un film che parla al presente
“Fuori” non è solo un’opera in costume o un biopic. È un film che dialoga con l’oggi, con il nostro bisogno di empatia, con la necessità di rivedere il concetto di colpa, e con la possibilità di rinascere anche dai margini.
La distribuzione italiana è curata da 01 Distribution, mentre le vendite internazionali sono affidate a Goodfellas, segno dell’ambizione del progetto di parlare a un pubblico globale.
“Goliarda è una figura necessaria oggi, perché ci ricorda che la libertà non è mai data, ma sempre conquistata”, ha dichiarato Valeria Golino durante la presentazione del film alla stampa. Il suo volto scavato e il suo sguardo sempre sul filo tra malinconia e ostinazione danno vita a una delle interpretazioni più intense della sua carriera.
In conclusione, “Fuori” è molto più di un film biografico: è una riflessione potente sul potere della scrittura, sulla solidarietà tra donne, sul carcere come spazio di espressione e resistenza. Un’opera necessaria, profonda, capace di emozionare e far riflettere, riportando alla luce una voce ancora troppo poco ascoltata come quella di Goliarda Sapienza.