Il Giudice e i Suoi Assassini: Fede e Coraggio in TV
Al via le riprese della serie su Rosario Livatino, il giudice ucciso dalla mafia. Michele Placido “Il Giudice e i Suoi Assassini”.
Sono iniziate, in una Sicilia vibrante e ricca di storia, le riprese della miniserie televisiva “Il giudice e i suoi assassini” per Rai 1. Dal 29 settembre 2025, tra Naro, Canicattì, Palma di Montechiaro, Favara e Agrigento, la troupe guidata da Michele Placido ha dato il via a un progetto ambizioso: raccontare la vita, l’impegno e il martirio di Rosario Livatino, il giovane magistrato di Agrigento assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990.
Si tratta della prima volta che Placido firma la regia di una fiction per la Rai, una coproduzione Rai Fiction – Goldenart Production che intende portare sul piccolo schermo una pagina fondamentale della storia civile italiana, realizzata con il contributo di istituzioni importanti come il Ministero della Cultura e la Regione Siciliana. L’obiettivo dichiarato non è solo la narrazione, ma l’indagine profonda e senza sconti di un’integrità morale che ancora oggi ci parla.
Rosario Livatino: il martire della legalità
Il cuore della miniserie è la figura di Rosario Livatino, un magistrato che, nei difficili anni Ottanta, scelse la via della Giustizia e del rispetto della Legge in un contesto dominato dalla criminalità organizzata. La sua dedizione era totale, il suo impegno costante nella lotta contro i clan mafiosi, fino al brutale attentato sulla strada statale 640.
Ciò che rende la sua storia eccezionale, e che la fiction di Placido intende valorizzare sulla scia del grande cinema civile italiano (come le opere di Francesco Rosi e Pietro Germi), è il legame indissolubile tra la sua professione e i suoi valori cristiani. Livatino è infatti il primo magistrato nella storia ad essere nominato Beato dalla Chiesa, un riconoscimento arrivato il 9 maggio 2021. «Martire della giustizia e indirettamente della fede» lo aveva definito già Papa Giovanni Paolo II. L’essere stato ucciso in odium fidei (in odio alla fede) ha portato Papa Francesco a definirlo un «esempio luminoso di come la fede possa esprimersi compiutamente nel servizio alla comunità civile e alle sue leggi» (Fonte: Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, 2021). Questa doppia dimensione, civile e spirituale, è la chiave per comprendere l’attualità del suo messaggio.
Un cast per la memoria e i luoghi autentici
Nel ruolo del giudice Rosario Livatino troviamo l’attore Giuseppe De Domenico, affiancato da un cast di alto livello che include volti noti come Leonardo Maltese, Nino Frassica, Michela De Rossi, Brenno Placido, Ninni Bruschetta e Francesco Benigno. La scelta degli interpreti è cruciale per dare corpo e anima a una vicenda così delicata e complessa, che affianca la vita del giudice a quella dei suoi assassini, in una dicotomia narrativa potente.
Un elemento fondamentale per l’autenticità del racconto è la scelta delle location: le riprese, che dureranno dieci settimane, si svolgono infatti nei luoghi autentici della vita di Livatino e del suo assassinio.
- Canicattì: la sua città natale, per raccontare il contesto familiare e le radici profonde del magistrato.
- Agrigento: il Palazzo di Giustizia, dove Livatino esercitò il suo ministero, e il tratto della SS 640, teatro dell’agguato mafioso.
Girare nelle ambientazioni reali non è solo un omaggio alla memoria, ma, come sottolineato anche dalla produzione, serve a restituire al pubblico il legame indissolubile tra l’uomo, il professionista e il suo territorio, la Sicilia.
La visione di Michele Placido
Il regista Michele Placido ha espresso il suo profondo orgoglio per il progetto, evidenziando il valore etico e civile dell’opera. In una recente dichiarazione, ha affermato: «Torno a lavorare per Rai Fiction, per la prima volta da regista, con questa miniserie che rappresenta un progetto unico, non solo perché racconta una pagina fondamentale del nostro Paese, ma perché rievoca ideali e argomenti di integrità morale».
Placido ha evidenziato come Livatino sia un «uomo delle Istituzioni cui dobbiamo guardare ancora oggi per ispirarci nel nostro quotidiano impegno al servizio del Paese, un servitore dello Stato che visse con coerenza e fedeltà i valori della legalità».
La serie promette di essere un racconto di coraggio e dedizione alla giustizia che fonde i principi della fede con il servizio alla comunità. È un’opera che, secondo il regista, sprona a rinnovare l’impegno collettivo per un Paese finalmente libero da mafia e corruzione. La diffusione su Rai 1 garantisce che questa «storia di coraggio» raggiungerà il grande pubblico, invitando alla riflessione su valori intramontabili.
Le riprese, avviate in un periodo di fermento per la produzione audiovisiva italiana, segnano l’inizio di un’attesa per una miniserie che si annuncia come un evento televisivo, non solo per la qualità artistica, ma soprattutto per la potenza del suo messaggio civile e morale.
La Gazzetta dello Spettacolo Il quotidiano dello ShowBiz

