Piero Maccarinelli: il mio amore per il palcoscenico

Piero Maccarinelli. Foto di Tommaso Le Pera

Piero Maccarinelli: il mio amore per il palcoscenico

Intervista al regista teatrale Piero Maccarinelli, che ci porta dietro le quinte del nuovo spettacolo “L’amore non lo vede nessuno”.

Un nuovo spettacolo porta la firma di Piero Maccarinelli, “L’amore non lo vede nessuno”, e sarà in scena per tre giorni a Spoleto, dall’11 al 13 luglio. Una regia a cui tiene molto, un continuo realizzare progetti di cui poter presto parlare…

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Piero Maccarinelli. Un nuovo spettacolo da te diretto sarà in scena a Spoleto, il prossimo 11, 12 e 13 luglio, “L’amore non lo vede nessuno”, tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Grasso. Cosa puoi dirci a riguardo?
“L’amore non lo vede nessuno” è il terzo spettacolo che dirigo basato sui testi di Giovanni Grasso. Il primo riguardava un incontro fra Don Sturzo e Salvemini a NYC, negli anni ’40, nato per discutere le sorti dell’Italia dopo il fascismo. Il secondo, Il caso Kaufman che ha terminato il secondo anno di repliche al Piccolo Teatro, era basato su un caso di contaminazione razziale, ai tempi della Germania Nazista. Questo è, invece, il primo testo che parla dell’oggi, un giallo dai risvolti amorosi con implicazioni religiose. Un’inchiesta in cui una donna sposata, con l’aiuto di un’amica, viene a conoscenza delle sorti della sorella morta in uno strano incidente d’auto. In uno squallido e anonimo bar di periferia, poi, ritrova un uomo maturo incontrato ai funerali della sorella. La sua indagine svelerà, progressivamente, l’anima e la natura del suo interlocutore e tanto altro…

Una vita spesa per il teatro ma, ad oggi, cosa ti ha regalato?
I regali sono stati tanti, così come le soddisfazioni, specie quelle per aver diretto ben settanta spettacoli di drammaturghi contemporanei da Zeller a Stoppard, da Manfridi a Orton, a Semprun e di avere convinto autori come Malvaldi Mencarelli, Cristina Comencini, Malaguti e molti altri a scrivere per il teatro. Inoltre, ho avuto la fortuna di lavorare con quasi tutti i grandi attori, dalla Moriconi a Orsini, dalla Melato a Tedeschi, dalla Pozzi ad Haber e molti altri. La lista sarebbe davvero troppo lunga.

Chi è Piero Maccarinelli, quali rituali ti accompagnano prima di essere in scena?
Sono un curioso e bulimico lettore di letteratura e drammaturgia. Leggo tutti i testi che mi mandano gli autori e credo di essere tra i pochi ad amare i grandi poemi epici. Anni fa ho realizzato cicli di lettura integrale dell’Iliade, dell’Odissea e dell’Eneide al foro e ai Mercati Traianei. Non ho riti particolari ma spero sempre di condividere con gli interpreti il senso del lavoro fatto, più di ogni altra cosa. Sono gli interpreti i comunicatori finali, motivo per cui senza condivisione e complicità lo spettacolo non potrebbe essere realmente vincente.

Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?
Attualmente sono alle prese con la preparazione di una versione teatrale di Fratello Sole, Sorella Luna, dal celebre film di Zeffirelli, non senza avere approfondito le due figure di Francesco e Chiara grazie ai bei saggi di Chiara Frugoni. Spero, inoltre, di riprendere nella prossima stagione La Banalità dell’amore con il Teatro di Roma. Ha riscosso un ottimo successo a Roma, proprio quest’anno. Un giallo anomalo, incentrato sulle figure di Hannah Arendt e Martin Heidegger e, come accade in ogni stagione, proporrò un piccolo ciclo di letture di testi inediti di autori contemporanei.

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