Tiziana Sensi: la ricchezza più grande, la conoscenza

Tiziana Sensi: la ricchezza più grande, la conoscenza

Intervista a Tiziana Sensi sul mondo delle opere teatrali che interpreta. Ci racconta oggi Daimon 4.0 – Identità in Download.

Un incontro molto piacevole quello avuto con Tiziana Sensi, un’artista legatissima al suo mestiere, pronta a raccontarci qualcosa in più sul suo progetto, “Daimon 4.0 – Identità in Download”, in scena al Teatro Marconi il 23 gennaio.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Tiziana Sensi. Parliamo di “Daimon 4.0 – Identità in Download”, una tua idea, un progetto a cui tieni particolarmente. Cosa puoi dirci a riguardo, nei limiti del possibile?
Grazie per l’accoglienza su La Gazzetta dello Spettacolo! “Daimon 4.0 – Identità in Download” nasce da un’idea della psicoterapeuta Maria Grazia Aurilio, poi scritta a quattro mani, ed è un viaggio tra passato e presente. Nasce da una riflessione profonda sull’impatto della tecnologia e dei social media sulla nostra identità, specialmente quella delle nuove generazioni. È un progetto che esplora, con ironia, alcune domande: chi siamo davvero al di là delle apparenze digitali? Come il mondo iper-connesso stia trasformando i nostri legami, il modo in cui pensiamo e persino il nostro cervello? L’idea è di creare un momento di condivisione e dialogo: il pubblico non è solo spettatore, ma protagonista. Ogni replica diventa unica grazie alla loro partecipazione. È uno spettacolo pensato per chiunque voglia interrogarsi su questa nuova rivoluzione in una chiave giocosa, buffa e divertente. È un’occasione per fermarsi, spegnere lo smartphone e confrontarsi.

Una scena di Diamond 4

Quali sensazioni sono legate alle tavole del palcoscenico, alla possibilità di avere un pubblico dinanzi a te pronto anche a ‘giudicare’, se vogliamo?
Il palcoscenico per me è una casa, un luogo dove le emozioni trovano spazio per essere vissute nella loro autenticità. Certo, essere di fronte a un pubblico significa esporsi, e il ‘giudizio’ è parte integrante di questo mestiere, ma non lo vedo come un ostacolo. Per me, la cosa fondamentale non è avere tutti dalla mia parte, ma innescare un dibattito, far sì che lo spettacolo lasci un segno. Mi piace pensare che, dopo una rappresentazione, le persone possano confrontarsi davanti a una pizza o un aperitivo, riflettendo su ciò che hanno vissuto. Amo i feedback, soprattutto quelli critici: sono un dono prezioso, perché ti costringono a mettere in discussione le tue certezze e ti aiutano a crescere, sia come persona che come artista. Per me, il palcoscenico non è solo un luogo per raccontare, ma per ascoltare e imparare a mia volta.

Cosa ti ha regalato questo viaggio nella recitazione e cosa manca a questo tuo percorso?
La recitazione mi ha donato un viaggio straordinario dentro me stessa, insegnandomi a conoscermi meglio e ad aprire la mente. Anche oggi, mi costringe a studiare, a leggere su carta, a scrivere a mano, gesti che sembrano piccoli e antichi, ma che mi tengono ancorata a un modo più autentico di vivere, pensare, analizzare e memorizzare. Mi ha insegnato a non giudicare ciò che è lontano dalla mia cultura, a vedere la diversità come una ricchezza, perché l’arte si nutre anche di contaminazione, mi ha permesso di vivere emozioni che non avrei mai sperimentato nella vita reale, soprattutto interpretando personaggi complessi e negativi che mi hanno mostrato gli angoli nascosti dell’animo umano. Cosa manca al mio percorso? Se osservo il mondo oggi, quello che sta accadendo, posso solo essere grata per ciò che ho vissuto e che vivo. Ho attraversato mondi diversi, dai fotoromanzi alla pubblicità, dal cinema alla televisione, fino al teatro che è il luogo che preferisco, ho costruito una vita professionale con le mie forze, con rigore ed impegno. Oggi non è tanto il ‘mancare’ qualcosa a definire il mio percorso, quanto il continuare a coltivare curiosità e crescita. Per me l’unica ricchezza è la conoscenza.

Chi è oggi Tiziana Sensi e quali nuove consapevolezze porti con te?
Sono una persona che ha imparato ad accettarsi e a riconoscere il valore del proprio percorso, con le sue conquiste e le sue imperfezioni. Ho capito che il vero successo non è nei grandi traguardi appariscenti, ma nella capacità di restare fedele a me stessa e di crescere attraverso le esperienze, belle o difficili che siano. Porto con me una consapevolezza preziosa: il valore del tempo, delle relazioni autentiche e del coraggio di dire ‘no’ a ciò che non risuona con la mia essenza. Ho imparato a vedere gli ostacoli come alleati preziosi, opportunità per esplorare strade nuove e scoprire aspetti che non conoscevo. Oggi so che ogni passo, anche il più incerto, può portare inaspettate possibilità. Sono in cammino, e questo è ciò che più conta.

Che periodo stai vivendo?
Sto vivendo un periodo di trasformazione, un momento in cui ho scelto di rallentare per ascoltarmi davvero. In passato sono stata una persona impulsiva, sempre pronta a lanciarmi in nuove avventure con entusiasmo e un’energia travolgente. Ma adesso sento il bisogno di equilibrio, di dedicarmi al tempo della riflessione, non per rinnegare quella parte di me, ma per completarla. È un processo di opposizione consapevole a ciò che ero: sto imparando a fermarmi, a osservare le cose da più prospettive e a prendermi il tempo per analizzare e capire, senza la frenesia di agire subito. È come se stessi dando respiro ai miei pensieri, concedendomi il lusso di costruire con più consapevolezza il passo successivo. In una società dove si vive una corsa frenetica io ho scelto di camminare.

Cosa puoi anticiparci, nei limiti del possibile, sul tuo futuro?
Il mio futuro è ricco di impegno e di emozioni, soprattutto nella scuola di recitazione del Teatro Marconi, un progetto che considero uno dei successi della mia vita. Condividere la direzione artistica con Felice Della Corte, che non è solo un collega ma uno dei miei migliori amici, rende questo progetto ancora più bello. Il Teatro Marconi per me non è solo un luogo di lavoro, ma una vera e propria casa, una seconda famiglia dove ho il privilegio di confrontarmi con persone di ogni età, provenienza e vissuto. È un luogo magico dove ogni giorno si crea qualcosa di unico. A marzo inizierò le prove di un progetto a cui tengo moltissimo, ‘Antigone fuori scena’, una commedia che racconta la tragedia. Sarò alla regia di venti giovani talenti e, per la prima volta, dirigerò anche Felice. È un momento interessante continuo a crescere insieme agli altri.

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