Il teatro cerca casa

Due debutti al Teatro Cerca Casa

Il teatro cerca casa

Due nuovi spettacoli, due appassionate storie di donne debuttano a il Teatro Cerca Casa: domenica 1° febbraio a Napoli, alle 18, in un salotto di Chiaia in abbonamento, novità assoluta quest’anno per il circuito degli appartamenti, va in scena Il chiodo fisso di Manlio Santanelli con Annarita Vitolo, regia di Antonio Grimaldi. Lunedì 2 febbraio alle 18 nel salotto Santanelli Via Sagrera 23 al Vomero, si assiste a Dritto al martedì con Valentina Vacca, adattamento e regia di Linda Dalisi, aiuto regia Francesca Giolivo. Il lavoro è liberamente tratto da Il giunco mormorante di Nina Berberova.

Il chiodo fisso scritto con arguzia e ironia dal drammaturgo Manlio Santanelli è la storia di una giovane madre e di suo figlio ancora in fasce. Il racconto vive e si sviluppa nella mente di questa donna angosciata dalla inevitabile crescita del bambino. Le domande che ella si pone appartengono a un universo razionale, finché non entra in gioco l’amore ossessivo per la “proprietà”. Come in una partita a flipper, la donna totalizza 100 punti per un figlio perfetto, 200 per un figlio bello, 300 per un figlio calciatore e pieno di successo; ma se così non fosse, ecco che la madre vestirà i panni di un’eroina pronta a tutto pur di vincere la sua sfida. Trasformista, risoluta, brillante, determinata, cadrà di fronte all’immagine di un’altra donna accanto al figlio. Rimane un’altra pallina da giocare. Riuscirà a totalizzare mille punti?
Grande novità per quest’anno, il salotto di Chiaia che ospita lo spettacolo e che partecipa per il terzo anno consecutivo alla rassegna, ha realizzato per il suo gruppo di spettatori un abbonamento per tutta la stagione.
Dritto il martedì è un’opera delicata e potente allo stesso tempo come il romanzo da cui è tratto: Il giunco mormorante di Nona Berberova, in cui si intrecciano i pensieri di una donna e il peso della memoria, la storia d’amore e il totalitarismo che tutto schiaccia. L’attrice in scena danza con le immagini create dal suo stesso gioco di equilibrio sul confine tra presente e passato, ricordo vissuto e futuro inventato, memoria presente e vita sparita nel nulla. Le immagini disegnate diventano una chiave, motore, strumento; come parti del corpo stesso dell’attore, e quindi perfettamente in grado di aiutarlo a comunicare la sua ribellione. La protesta inizia col primo gesto, la prima parola, il primo mormorio della scena.

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