Fabio Varrone, in arte Anarchybrain
Fabio Varrone, in arte Anarchybrain

Fabio Varrone: la mia sperimentazione musicale

Fabio Varrone, in arte Anarchybrain, festeggia i suoi 30 anni di carriera musicale e artistica con un nuovo progetto per il sociale.

Si tratta di un disco dedicato a Leo, un bambino di 8 anni figlio di suo cugino a cui è stata diagnosticata una forma di autismo che gli impedisce l’uso della parola.

Fabio Varrone benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. La tua carriera musicale comincia agli inizi degli anni 90, quando a soli 13 anni formi il tuo primo gruppo: i Lust Souls. Come era il panorama musicale allora?

Ciao a tutti. Beh, questa domanda accende molti ricordi piacevoli. A quei tempi la musica e gli artisti erano considerati per le loro parole e la loro musica. Certo, c’era un cambiamento in atto e si stava creando un sistema di schernimento che poi ha generato i famosi «leoni da tastiera», ma si compravano e si ascoltavano i dischi. Oggi la gente vive in maniera talmente frenetica da non ascoltare più musica e averla come sottofondo. In quel periodo ricordo che strimpellavo i primi accordi cercando di rubare con gli occhi i segreti di band come The Doors; The Who; Ten Years After ma anche come Metallica; Iron Maiden e Megadeth per approdare ai Pink Floyd, band della quale sono innamorato. Spesso mi capita di ripensare alle esperienze passate ed a volte mi manca forse quel pizzico di ingenuità e spensieratezza che c’era. Purtroppo quando si cresce nel tempo non puoi più permetterti queste sensazioni, perché il mondo ci obbliga a cambiare. Venivamo dagli anni Ottanta dove tutto faceva scalpore, le luci brillavano e si vivevano diversi generi musicali come il pop, metal, dark che hanno generato l’eredità portata avanti negli anni Novanta, i quali inizialmente erano magici ed inebrianti di novità. Purtroppo di quelle sensazioni oggi rimane ben poco. Io ero più ingenuo e sapevo fare poche cose, ma la sensazione della novità e del cammino che ho fatto in quegli anni è stato come viaggiare all’interno di un mondo spinto a velocità massima.

Dal 1993 a oggi hai suonato in più di 32 band tra Roma e Firenze e Modena, spesso anche nel ruolo di turnista in gruppi importanti come Destir, e con la band Black Anvil al teatro Salone Margherita per la compagnia del “Bagaglino” in una puntata speciale, inoltre hai portato la sua musica sul canale Mediaset La5. Hai sempre considerato queste tappe dei punti di arrivo o di partenza?

Ho sempre pensato che queste tappe siano fondamentali, però tutto ciò che si fa è di «transizione» perché bisogna andare continuamente avanti e cercare di migliorarsi. Molte di loro hanno lasciato ricordi piacevoli ed altre un po’ meno, ma tutto questo si tramuta in esperienza che forma un artista in quello che fa ed anche in ciò che è diventato. Si dice sempre che «Tutto serve» ed è vero, tuttavia sta a noi elaborarlo affinché possiamo estrapolarne la bellezza che può arricchire i nostri discorsi artistici.

Accanto alla produzione musicale Fabio Varrone, in questi anni è uscito anche sul mercato editoriale con diversi libri. Ti va di raccontarci in poche righe qualcosa di loro?

Certamente! Ho pubblicato sei libri. «I Fumetti Anarchici» sono stati la mia prima pubblicazione, perché tra le varie passioni che ho ci sono anche il disegno e la pittura. Il secondo è «Dio Vede e si copre gli occhi», è un lavoro sulla scia di «Parola di Giobbe» Di Giobbe Covatta che mi ha sempre ispirato per la sua leggerezza e la sua comicità mai volgare. Il terzo è «La Crypta del Mago», un romanzo fantasy nato da una raccolta di scritti dal 2004 fino al 2012, questo libro mi portò ad essere intervistato al Teatro Quirino di Roma, anche se è un testo molto cupo. Ho scritto inoltre «Cyberpunk: Gotor», il primo romanzo cyberpunk dove si parla di un futuro post apocalittico, in cui i governi sono diventati un solo e unico ordine, le città sono sparite ed esiste una sola e unica nazione globale. Successivamente ho pubblicato «Dialoghi con l’Aldilà», una raccolta di tutte le mie esperienze con il mondo del paranormale, con foto e molto altro. Infine la mia ultima pubblicazione è stata: «Syd Barrett tutte le canzoni inedite», una ricerca cominciata nel 1992 fino al 2013 che mi ha portato a scoprire una montagna di materiale inedito (ben 8gb) sul leader fondatore dei Pink Floyd, là dove molti credevano che avesse pubblicato solamente tre album non sapevano che in realtà non gli venne permesso di pubblicare molto altro materiale che realizzò negli anni con i Pink Floyd e della sua carriera solista.

Hai esplorato quindi diversi campi, dalla musica (tuo amore assoluto), alla scrittura per poi arrivare al disegno, alla pittura, alla recitazione e al doppiaggio. Hai inciso 118 album dal 1992 a oggi e ora ti stai dedicando a un importante progetto sociale

Sì, sto lavorando al mio nuovo lavoro discografico «Leo’s World», un album dedicato al figlio di mio cugino, il quale essendo affetto da autismo e non avendo l’uso della parola non ha modo di comunicare se non attraverso rari segnali che ho avuto modo di vedere e capire. Ho cercato di inserire tutte le sensazioni e i modi di esprimersi in questo lavoro musicalmente ispirato ai Pink Floyd avvalendomi della collaborazione di musicisti di fama internazionale come Tony Liotta, (batterista che ha suonato con Michael Landau; Steve Lukather dei Toto; Eric Gales e molti altri) e di   Simone Cozzetto (chitarrista che ha suonato con Kee Marcelo degli Europe). L’album vuole raccogliere fondi per questo bambino e per suo padre, purtroppo disoccupato, e desidera essere anche un modo per sensibilizzare il mondo su questo argomento, l’autismo appunto, e tendere una mano verso tutte quelle famiglie in difficoltà che spesso vengono lasciate sole o non aiutate, senza supporti morali, scolastici o che non ricevono un adeguato sostegno da parte degli enti.

Fabio Varrone nell’augurarti tutto il meglio per questo progetto benefico, ti lascio salutare i lettori chiedendoti di dedicare loro un pensiero o una frase che ti sta particolarmente a cuore.

Grazie e un saluto non solo alla Gazzetta dello Spettacolo, ma anche a tutti i vostri lettori dicendo loro: «Tutto ciò che si crea può essere un dono per gli altri, ma sta a noi farne un uso intelligente, tanto da scaturire la curiosità che induce alla ricerca della conoscenza della verità e di un miglioramento di tutto ciò che siamo e di questo universo di cui facciamo parte essendo energia pura».

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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