Oggi incontriamo il tenore e docente di canto toscano Tommaso Alfaroli, che ci racconta di come si intraprende la strada professionale, come conduce la sua vita un cantante lirico e dei suoi prossimi progetti lavorativi.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo al Maestro Tenore Tommaso Alfaroli , piacere di conoscerla. Lei è un tenore e docente di canto. Come si diventa tenori o comunque come si avvicina alla musica lirica?
Prima di tutto la ringrazio per l’opportunità datami di poter parlare di me e ciò che più mi compete, penso che diventare Tenori o Cantanti Lirici di professione sia molto difficile, soprattutto in Italia dove la cultura è sottopagata, considerata un per di più non degno di essere considerato un lavoro. Da un punto di vista pratico fisico essere tenori pretende imparare a conoscere il proprio corpo, alimentazione controllata, vocalizzare tutti i giorni, studiare il repertorio, niente alcol, ovviamente lo stesso vale per il fumo, dormire almeno 9 ore.
Una vita metodica e ferrea per una ottima stabilità vocale. Le parlo di quella che è stata la mia diretta esperienza: Ho assecondato quelle che erano le mie inclinazioni da piccolo e poi ho intrapreso lo studio del canto con il M° Monica Benvenuti (soprano), presso l’accademia G.Verdi di Prato, mi sono laureato in canto lirico presso l’I.S.S.M. P. Mascagni di Livorno sotto la guida artistica e vocale del M° Graziano Polidori (basso), ho studiato con Alejandro Saorin Martinez presso Centro studi Estill EVT di Roma dove ho conseguito il I e II livello. Ho seguito vari seminari di Operetta e Musica Rinascimentale con il M° Fabio Armiliato, M° Carla Giometti, M° Angelo Rossi, M° Paolo Da Col, M° Alessandro Carmignani. Attualmente sto studiando Didattica al Biennio Magistrale presso l’I.S.S.M. P. Macagni di Livorno, collaboro e studio con il M° Susanna Rigacci.
E’ dura la vita di un tenore? Ci si deve allenare tutti i giorni?
Per diventare tenore bisogna sapersi mettere in mani esperte, essere metodici, ligi allo spartito e rispettare il proprio corpo. Dormire è indispensabile, vocalizzare è un atteggiamento sano che tiene sempre la voce pronta e mai tesa o a rischio. Serve una grande stabilità mentale, profonda consapevolezza. Per questo io con i miei allievi faccio un percorso parallelo di bioenergetica, così da dar loro una consapevolezza corporea che permetta loro di non potarsi dietro le resistenze emotive e fisiche accumulate inconsciamente che inevitabilmente intaccano la voce.
Suoi prossimi progetti lavorativi che può anticiparci?
Progetti più che concertistici didattici: mi sto occupando di cantanti che lavorano in teatro attualmente: faccio ricerca sulla didattica del canto e sui benefici che essa porta, se fatta responsabilmente, anche ai ragazzi più particolari come chi ha disturbi di apprendimento, di movimento.
Una parte di me oggi si occupa di Neuroscienze, credo che conoscere i limiti contemporanei del nostro corpo e i vantaggi che da lo studio del canto sin da piccoli sia un apporto necessario alla società con l’augurio migliore che conoscersi significhi anche poter scegliere della propria vita e determinare una accettazione del sé, un grande equilibrio.