Love is the Bomb è un duo formato dall’attrice e cantautrice Martina Catalfamo e dal compositore e produttore Francesco Santalucia. Il progetto nasce dalla collisione tra i testi e le melodie di Martina e la produzione musicale di Francesco.
Benvenuti su La Gazzetta dello Spettacolo, come nasce la vostra collaborazione?
Ciao! La nostra collaborazione nasce un anno e mezzo fa inizialmente da uno sguardo simile sul mondo e sulle cose. Francesco era incuriosito da ciò che scrivevo e dalle mie melodie e così per gioco siamo andati nel suo studio a provare a registrare qualcosa e da lì abbiamo deciso di intraprendere questo percorso insieme da “duo” auto producendoci tutto.
Provenite da 2 ambiti diversi: Francesco tu sei un compositore mentre Martina è un’attrice. Quanto i vostri percorsi individuali influiscono e caratterizzano il progetto Love is the bomb
Proveniamo da due ambiti diversi ma fondamentalmente molto vicini. In entrambi si parla di “scrittura” , nel caso di Francesco musicale, nel mio “cinematografica” e dunque visiva. Siamo entrambi due persone molto visive e dunque riusciamo a tradurre le nostre immagini nei vari linguaggi artistici.
Io stessa come attrice ho bisogno di immagini per immergermi nel personaggio che sto interpretando, con la differenza che lì il personaggio è scritto da una figura esterna, mentre qui siamo noi a dar forma alle nostre immagini interiori ed è questa la cosa che ci piace. Magari domani la musica non ci basterà più ed inizieremo a dipingere, chi lo sa! (Ride) Al momento sicuramente abbiamo trovato il giusto punto di fusione in ciò che stiamo producendo.
Il concetto che sta dietro al vostro progetto “Love Is the Bomb” è che l’amore sia l’unico antidoto per il mondo d’oggi. Spiegateci meglio questo concetto.
L’amore nel senso ampio del termine, inteso come amore verso noi stessi e dunque verso l’altro e dunque verso il pianeta. L’amore nell’accezione del “prendersi cura”. Mi prendo cura di me stesso e dunque dell’altro e dunque del pianeta. Non credo che le cose siano scollegate, ma sicuramente il “prendersi cura” è importante. Così come l’azione di annaffiare una pianta. La pianta è lì, ma se non l’annaffi, se non te ne prendi cura, muore. Allo stesso modo ciò che ti circonda, se non lo rispetti, si ribella. Tutti portiamo il cane fuori, no? Perché non rispettiamo anche l’ animale uomo? Scusa ma oggi sono in vena di dissertazioni filosofiche
E’ in rotazione radiofonica il brano“Volo su marte”, come nasce questo brano e soprattutto ci raccontate cosa avete voluto trasmettere con le immagini del videoclip?
Il brano nasce naturalmente da immagini inconsce scaturite chissà da dove. Io sono siciliana e la mia è una terra abitata da tanta storia, da tanti archetipi, così come la Puglia di Francesco. Forse le immagini provengono da lì, da quella storia molto antica che tra l’altro era un meelting pot florido di culture ed arte. Quando ho scritto il brano ero a Siracusa, poi ho fatto un salto ad Alicudi che è un’isola estrema che ricorda davvero un altro pianeta, così come tutti i luoghi suggestivi e sublimi di cui è piena la Terra. Nel videoclip volevamo ricreare proprio quel tipo di luogo/non-luogo, brullo, arso, vulcanico. Nel videoclip raccontiamo questa evasione su “Marte” che avviene semplicemente attraverso il gesto di “indossare” l’elmetto che conservo nello scatolone della mia camera. Marte è un luogo utopico in cui gli oggetti di uso quotidiano vengono deprivati del loro utilizzo comune, un luogo vergine in cui il pensiero, simboleggiato dalla lampada gigante portatami da Francesco, può tornare ad essere libero, creativo, privo di schemi e convenzioni sociali.
Cosa potete svelarci sull’uscita del vostro album?
Si tratta di un concept album. In primavera pubblicheremo l’ Ep e più in là l’album completo. Sicuramente il nostro obiettivo è quello di continuare questa commissione tra regia cinematografica e musica.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Al momento ci stiamo dedicando all’allestimento del live. Altre cose le sveleremo più avanti.