Giulio Bonomo: vivo sull’onda della magia musicale

Giulio Bonomo: vivo sull’onda della magia musicale

Giulio Bonomo, conosciuto sui social come GiulioB, nasce nella provincia di Roma, coltivando un profondo amore per la musica.

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Passione per la musica e per il mondo dello spettacolo, quella che ci racconta Giulio Bonomo in questa intervista, passando per il mondo social.

Benvenuto Giulio Bonomo sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo”; Come hai iniziato a muoverti nel mondo della musica?
La musica è sempre stata parte di me, fin da quando ho memoria. I miei primi passi li ho mossi nei piano bar, dove ho iniziato a esibirmi con grande entusiasmo e passione. Era un modo diretto e sincero di entrare in contatto con le persone, di raccontarmi attraverso le note. Poi, però, la vita mi ha messo davanti a una prova importante: la malattia di mio padre. In quel momento ho sentito il bisogno di fermarmi, di lasciare da parte la musica e di dedicarmi completamente a lui, accompagnandolo nel suo percorso con tutto me stesso. Dopo la sua scomparsa, ho intrapreso strade diverse, che mi hanno portato a crescere professionalmente in un ambito completamente nuovo. Per 23 anni ho ricoperto ruoli direttivi all’interno della grande distribuzione, un’esperienza che mi ha formato e arricchito sotto molti punti di vista. Ma la musica, anche se silenziosa, non mi ha mai lasciato davvero. È rimasta lì, come una promessa sospesa, pronta a tornare quando fosse il momento giusto.

Si dice che la vita sia un insieme di Sliding door, quali porte ti sei visto chiudere, per quale motivo e quali invece si sono aperte?
Hai perfettamente ragione: la vita è fatta di scelte, incroci e occasioni che a volte sfumano in un attimo. Lo sliding door che ricordo più intensamente risale a un’esperienza con Pippo Baudo. Negli anni in cui era passato a Mediaset, che allora si chiamava Fininvest, stava lavorando a un progetto ambizioso: uno spettacolo dedicato ai giovani talenti, con spazio per il canto, la danza, la recitazione e altre discipline. Un’idea che, col senno di poi, ricorda molto quello che oggi conosciamo come “Amici”. Il programma si sarebbe chiamato Tu come noi, e io avevo inviato la mia candidatura per la categoria canto e intrattenimento. Con grande emozione, fui selezionato. Stavamo per iniziare la fase di realizzazione, quando improvvisamente ci fu un forte attrito tra Baudo e la dirigenza Fininvest. Questo portò alla rottura dell’accordo e al suo ritorno in Rai. Il progetto fu cancellato, e con lui anche quell’opportunità. Se questo non è uno sliding door, allora davvero non saprei cos’altro possa esserlo! Ma la vita, si sa, ama sorprendere. Dopo una lunga parentesi professionale nella grande distribuzione, ho sentito riemergere forte il bisogno di tornare alla musica. Quasi per gioco, ho contattato un’agenzia di spettacolo di Milano, chiedendomi se a cinquant’anni ci fosse ancora spazio per me nel mondo dello spettacolo. E da lì… è iniziato tutto. È nata una collaborazione bellissima, inaspettata, che ha scombussolato la mia vita in senso positivo. Mi ha riportato sul palco, mi ha fatto riscoprire emozioni che pensavo sopite, e mi ha ricordato che non è mai troppo tardi per inseguire ciò che ci fa vibrare davvero. Una porta si era chiusa, sì. Ma quella che si è aperta… aveva dentro tutta la luce che mi serviva per ricominciare.

Ho letto che, durante una crociera, ti sei esibito e qualcosa si è riacceso in te. Ce ne vorresti parlare?
Sì, quella crociera è stata molto più di una semplice pausa dalla quotidianità. È stata un viaggio dentro me stesso, un ritorno alle origini, una chiamata che non potevo più ignorare. Salire a bordo significava staccare la spina, ma non avrei mai immaginato che proprio lì, tra il cielo e il mare, si sarebbe riaccesa una parte di me che credevo sopita. Durante il viaggio ho avuto l’opportunità di partecipare a The Voice of the Sea, uno spettacolo organizzato sulle navi del gruppo Costa Crociere. È il corrispettivo marittimo del celebre talent televisivo, pensato per dare voce ai sogni dei passeggeri, in un contesto che ha qualcosa di magico: il palco che ondeggia dolcemente, il pubblico che viene da ogni parte del mondo, il mare che ascolta in silenzio. Quando ho iniziato a cantare, non era solo la mia voce a vibrare: era qualcosa di più profondo, una fiamma che da tempo aspettava di essere alimentata. Il calore degli applausi, gli sguardi emozionati, l’energia che si sprigionava nell’aria… tutto mi ha fatto capire che la musica non era mai uscita dalla mia vita. Era rimasta lì, in attesa, paziente, pronta a tornare quando fossi stato pronto ad accoglierla di nuovo. È stato come tornare a casa, ma con occhi nuovi. Come se quel palco galleggiante fosse il punto di partenza di un nuovo viaggio, non più turistico, ma esistenziale. Da quel momento ho capito che non potevo più mettere in pausa quella parte di me. Dovevo tornare a vivere la musica, non come un passatempo, ma come una necessità, come un respiro. Quella sera, sotto le stelle, con il mare che faceva da scenografia e la mia voce che si fondeva con il vento, ho sentito che qualcosa era cambiato. E da lì, tutto ha cominciato a muoversi. Perché a volte basta un palco in mezzo all’oceano per ricordarti chi sei davvero.

Hai un profilo YouTube, nel 2024 hai aperto il profilo Tik Tok e nel 2025 quello Instagram. Quanto pensi sia impattante il mondo dei social su chi vorrebbe farsi spazio nel mondo dello spettacolo?
Oggi i social non sono più semplicemente una vetrina: sono diventati veri e propri palcoscenici. Aprire il mio canale YouTube, e successivamente i profili TikTok e Instagram, è stato un passo naturale per condividere la mia passione e il mio percorso artistico con un pubblico più ampio. Queste piattaforme permettono di esprimersi in modo diretto, autentico e creativo, e offrono la possibilità di raggiungere persone che magari non avrebbero mai avuto modo di ascoltarti dal vivo. Per chi vuole farsi spazio nel mondo dello spettacolo, i social sono uno strumento potentissimo: ti danno visibilità, ti mettono in contatto con altri artisti, ti permettono di sperimentare e di capire cosa arriva davvero al pubblico. Ma richiedono anche costanza, autenticità e una buona dose di coraggio. Perché mettersi in gioco, ogni giorno, davanti a uno schermo, è una forma di spettacolo a tutti gli effetti. E a conferma di quanto siano impattanti, posso dire che è proprio grazie ai social, Instagram in questo caso, che ho avuto modo di entrare in contatto con te e di essere qui oggi a raccontarmi. Questo rende ancora più evidente quanto siano diventati fondamentali per creare connessioni vere e opportunità concrete.

Quest’anno hai fatto uscire due tuoi singoli Grazie e Non si sa mai. Di cosa parlano e dove si possono ascoltare?
Il 2025 è stato un anno in cui ho sentito il bisogno profondo di dare voce a emozioni che per troppo tempo erano rimaste in silenzio. Grazie è nato come un gesto semplice, ma carico di significato: un ringraziamento alla vita, alle persone che ci accompagnano anche solo per un tratto, e persino alle difficoltà che ci insegnano a rialzarci. È una carezza musicale, un invito a riconoscere la bellezza anche nei momenti più fragili, a dire “grazie” quando sembra non esserci nulla da celebrare. Non si sa mai, invece, è una riflessione più intima, nata dalla collaborazione con Fabio Vistori, un caro amico ma soprattutto un bravissimo paroliere. È una canzone che parla di possibilità, di strade che si aprono quando meno ce lo aspettiamo. Racconta quel momento di sospensione, in cui ci si ferma, si esita, e poi si sceglie di andare avanti, anche senza sapere dove ci porterà il passo successivo. È un inno alla fiducia, al coraggio di lasciarsi sorprendere dalla vita. Questi due brani non sarebbero nati senza il prezioso supporto dell’agenzia di spettacolo di Milano con cui collaboro. È grazie a loro se ho potuto riscoprire e dare voce a quella parte di me che era rimasta sopita per troppo tempo. Hanno creduto in me, mi hanno spinto a rimettermi in gioco, e insieme abbiamo trasformato emozioni in musica. Entrambi i singoli sono disponibili su YouTube, Spotify e su tutte le principali piattaforme di streaming. Grazie è uscito il 17 febbraio 2025, mentre Non si sa mai è stato pubblicato il 31 maggio 2025. Due momenti diversi, ma complementari, che raccontano chi sono e dove sto andando, con la musica come compagna di viaggio e come voce ritrovata.

Una ventina di anni fa, la tivù ha presentato dei Talent per introdurre i giovani nel mondo dello spettacolo. Uno in particolare si muove su questa direzione. Onestamente, tu cosa ne pensi siano diventati negli anni? Davvero adesso viene mandato avanti chi ha talento?
I talent show hanno sicuramente segnato un’epoca. Quando sono nati, erano una vera rivoluzione: finalmente si dava spazio ai giovani, ai sogni, alla possibilità di emergere anche senza “spintarelle” o conoscenze. Io stesso, come ho raccontato, ho sfiorato quel mondo in un momento in cui stava per nascere qualcosa di grande. E all’inizio, sì, il talento era davvero al centro. Col passare degli anni, però, il meccanismo si è un po’ trasformato. Oggi i talent sono anche prodotti televisivi, con dinamiche che rispondono a logiche di audience, di spettacolo, di narrazione. Questo non significa che il talento non venga riconosciuto, ci sono artisti straordinari che sono emersi proprio da lì. Ma spesso il talento da solo non basta: serve anche una storia, un personaggio, un certo tipo di presenza mediatica. Quello che noto è che oggi, più che mai, bisogna essere completi: avere talento, sì, ma anche saper comunicare, sapersi raccontare, saper stare in scena. E in questo, i social hanno cambiato le regole del gioco. Il pubblico non si limita più a guardare: vuole conoscere, seguire, partecipare. E questo può essere una grande opportunità, se usata con autenticità. In definitiva, il talento è ancora fondamentale. Ma per emergere, bisogna anche saperlo far brillare nel modo giusto, nel momento giusto, e nel contesto giusto.

Tra i tuoi progetti futuri, ci sarà la pubblicazione del tuo terzo romanzo, che chiuderà il ciclo di Onde di Magia. Cosa viene narrato?
Sì, questo terzo romanzo rappresenta il capitolo conclusivo di un viaggio che mi ha accompagnato per due anni, sia come autore che come uomo. Onde di Magia non è solo una trilogia narrativa: è un percorso emotivo, una mappa interiore fatta di sogni, intuizioni e trasformazioni. Il titolo di questo ultimo volume è Onde di Magia 3 – L’inizio della fine, e già da sé racchiude il senso profondo della storia: ogni fine porta con sé un nuovo inizio, e ogni inizio nasce da una fine che abbiamo imparato ad accogliere. In questo capitolo, i personaggi si trovano davanti a scelte decisive, a verità che non possono più essere rimandate. Le onde, che nei primi due romanzi erano simbolo di movimento e cambiamento, qui diventano specchi: riflettono ciò che siamo diventati, ciò che abbiamo perso, e ciò che abbiamo trovato lungo il cammino. La magia, in L’inizio della fine, non è più solo incanto o mistero: è consapevolezza. È la capacità di vedere oltre le apparenze, di riconoscere il valore delle piccole cose, dei gesti autentici, delle connessioni invisibili che ci legano gli uni agli altri. È un romanzo che parla di rinascita, di chiusure che aprono nuovi inizi, e di come ogni fine, se vissuta con il cuore aperto, possa diventare una nuova origine. Chi ha seguito Onde di Magia fin dall’inizio troverà in questo terzo libro tutte le risposte che cercava, ma anche nuove domande. Perché la vera magia, dopotutto, è non smettere mai di cercare.

So anche di un tuo lavoro che stai preparando, si tratta di uno spettacolo musicale. Ce ne potresti parlare?
Certo, sto lavorando a un progetto che mi emoziona profondamente: uno spettacolo musicale teatrale dal titolo Fermi lì, ascoltate! È molto più di una scaletta di canzoni: è un racconto in musica, un viaggio che attraversa epoche, emozioni e ricordi. Un’ora di atmosfere, suggestioni e vibrazioni che parlano al cuore prima ancora che all’orecchio. Lo spettacolo è suddiviso in sezioni tematiche, ognuna con la sua anima. Si parte dall’eleganza senza tempo, con un omaggio ai grandi crooner internazionali, per poi immergersi nelle emozioni italiane, quelle che hanno fatto da colonna sonora alla nostra vita. C’è spazio per il romanticismo degli anni ’70, per la poesia di Napoli, per i classici che non conoscono età, e per quei brani che fanno venir voglia di alzarsi e ballare. Ma Fermi lì, ascoltate! è anche il luogo dove la mia voce trova finalmente spazio per raccontarsi. Due brani inediti, Non si sa mai e Grazie, segnano il mio ritorno alla musica con parole che parlano di possibilità, gratitudine e rinascita. Sono il cuore pulsante dello spettacolo, il punto in cui la mia storia personale si intreccia con quella di chi ascolta. È uno show pensato per chi ama la musica che lascia il segno, per chi cerca una serata di classe, sentimento e autenticità. Un invito a fermarsi, ad ascoltare davvero, e a portarsi via un’emozione che dura anche dopo il sipario.

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