Graziella Saverino: facciamo parlare il cuore, il talento, la musica…
Un brano musicale dal titolo “Se combatto vinco io” di Graziella Saverino, che si racconta ai nostri microfoni.
Occhi chiusi, cuore aperto, questo il messaggio che tende a lanciare Graziella Saverino, una donna dalla voce bellissima, che porta con sé un cuore grande e una disabilità che vorrebbe mostrare come qualcosa di ‘normale’, abbattendo ogni giudizio, specie con la sua “Se combatto vinco io”…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Graziella Saverino. Parliamo subito del tuo singolo, “Se combatto vinco io”, di come si è sviluppata questa canzone?
Nasce dalla collaborazione con Giuseppe Anastasi, autore da sempre per Arisa, una persona che conosco da tempi non sospetti, sin da quando eravamo all’università. Nel momento in cui ho sentito la necessità di parlare di figli, di situazioni personali come la disabilità, è venuto fuori questo progetto importante, a cui tenevo molto.
Come vivono i tuoi figli questa dedica così forte, bella e personale?
La conoscono da quando era soltanto una melodia e vivono la mia disabilità nella normalità più assoluta. Facile spiegare loro cosa accade, senza pregiudizio alcuno, cosa che non capita, invece, con gli adulti. Non mi hanno mai chiesto cosa voglia dire questa carrozzina ed è per loro ‘pane quotidiano’. Sono ‘gli altri’, in alcune occasioni, a far notare loro ‘qualcosa’…
Un messaggio chiaro da lanciare, il tuo…
Esattamente! Sono disabile dalla nascita e attraverso la musica vorrei soltanto poter imprimere le emozioni che sento, trasmettendole il più possibile, abbattendo tutte quelle barriere che alcune volte ci impediscono di realizzare dei sogni soltanto perché si ha questo limite, la carrozzina. Nella storia, se ci pensiamo bene, non ci sono ‘grandi’ disabilità. Contiamo Bocelli, Baldi e Minetti, diversamente accade, invece, in America. Si tende a badare al ‘poverino/a’, senza guardare al cuore, ai fatti, al talento. Vengo prima io, il mio essere, non la carrozzina… Vorrei si arrivasse a questo, alle capacità, prima di guardare/obiettare, magari ascoltando, semplicemente, ad occhi chiusi, facendo parlare soltanto il cuore.
Quali incontri hanno formato il tuo percorso, musicalmente parlando?
Tutte le persone che ho avuto modo di incontrare si sono mostrate valide, attente, aperte ad un confronto.
Quali artisti, invece, ti hanno ispirato, sin da piccola?
Mina, su tutti, e sarei felicissima di poterla incontrare, di esprimerle tutto l’affetto e l’adorazione che nutro per lei, per la sua immensa vocalità. Se parliamo di artisti attuali, italiani, oltre alla musica jazz e blues, adoro anche Achille Lauro, Arisa, Gigi D’Alessio, Giorgia, Elisa…
Un grande sogno da poter realizzare?
Il palco dell’Ariston! Mi piacerebbe calcarlo come ospite più che come cantante in gara, abbattendo la ‘clausola’ età, visti i miei quarantacinque anni. Sarebbe un sogno poter vedere la mia carrozzina elettrica su quel palco attorniata da una grande orchestra, con quei bellissimi fiori di fianco e con i miei figli in platea, i fan più importanti.
Possiamo aspettarci altro al di là di questo singolo?
Si, assolutamente! Scrivo da quando avevo dodici anni ed ho molti brani pronti che parlano di sociale, di sentimenti e non solo. Attendo che mi venga aperta qualche porta per potermi esprimere al meglio, sia in ambito musicale che per lanciare, come dicevo poco prima, dei messaggi.