Chiara Civello

Chiara Civello: la musica mi insegna a vivere, giorno dopo giorno!

Ritroviamo la cantante Chiara Civello, che ci parla del suo ultimo lavoro discografico, “Chansons: International French Standards”.

Chiara Civello

Un lavoro a cui tiene molto, che prende ispirazione da noti pezzi francesi, con l’ausilio di Marc Collin, dei Nouvelle Vague. Un connubio perfetto, di cui Chiara è felice, appagata.

Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Chiara Civello. Come procede il tuo vissuto?

Grazie a voi… Procede bene!

Parlaci di questo tuo ultimo progetto, “Chansons: International French Standards”?

L’idea è di Marc Collin dei Nouvelle Vague. Abbiamo voluto rendere omaggio ad alcune canzoni internazionali, tra le più importanti, realizzate da autori francesi.

Alcune settimane fa hai preso parte alla fortunata fiction di Rai 1, “Imma Tataranni – Sostituto procuratore“. Che esperienza è stata e quali sensazioni sono legate a quell’apparizione televisiva?

Un’esperienza bellissima, motivata dal grande coinvolgimento del regista, del compositore e del montatore, che sono poi diventati degli amici. Non capita tutti i giorni di essere chiamati ad essere se stessi in un mondo fittizio! Ho ricevuto carta bianca su tutto e, felice di questo, ho vissuto in piena sintonia con Andrea Farri. Ho ricavato, da un suo tema, la giusta melodia e, per la stesura del testo, ho coinvolto un grande amico, Emanuele Trevi. Adoro il modo di scrivere di Emanuele e la sua canzone, “Perdiamoci”.

Quanta attesa c’è per il ritorno ai live e come stai strutturando ciò?

Tanta! Stiamo allestendo un tour teatrale e sono davvero felice, sia della nuova band che di come sarà strutturato il tutto.

Cosa ti aspetti da questo disco e cosa speri possa trasmettere ai tuoi sostenitori e non solo?

Non mi aspetto nulla, in realtà. Dopo questo ne farò un altro e poi un altro ancora. La musica è il mezzo che mi permette di apprendere, che mi insegna a vivere, ogni giorno. Non faccio le cose per i loro risultati, ma per quello che mi insegna il farle.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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