Il 17 luglio al Teatro Morlacchi si sono esibiti i Paolo Fresu Quintet composto da Paolo Fresu (tromba e flicorno), Tino Tracanna (sax contralto e tenore), Roberto Cipelli (pianoforte e Hammond), Attilio Zanchi (contrabbasso), Ettore Fioravanti (batteria) con un concerto ‘round midnight’.
Il quintetto che quest’anno festeggia i 30 anni di collaborazione, per l’occasione hanno pubblicato un disco dal titolo “30!” (Tuk 2014), raggiungendo il primato quale formazione in quintet più longeva.
In abbigliamento dai colori pastello con disegni primaverili ed a piedi nudi, Fresu apre la serata con una composizione di Attilio Zanchi dal titolo” T.R.E.A.P.” (le iniziali dei loro nomi). Nel brano i fiati si intrecciano armonicamente, con la tromba che esegue il controcanto per poi riprendere la melodia con un finale in levare.
A seguire i brani tratti dal loro ultimo lavoro discografico, che Fresu presenta unitamente alla formazione dopo il secondo brano, con la mitezza ed il garbo che lo contraddistingue. Attraverso il racconto di aneddoti divertenti circa la nascita della formazione ha sfatato il mito di un Fresu laconico e silenzioso, dimostrandosi promettente intrattenitore.
Scorrono le note del melodico “ ‘Till the end“, dell’ammaliante “Chiaro“, all’evocativo “Trasparente“, eseguiti attraverso un sapiente gioco strumentale dei fiati, cambiando strumento per una più sentita interpretazione della melodia. Le influenze stilistiche passano dal jazz freddo al funky, con sprazzi di jazz californiano, sottolineate da Fresu con l’utilizzo del ripetitore e dagli effetti elettronici. In alcuni brani Cipelli al piano si scioglie le dita sulla tastiera, seguito da un ottimo lavoro sulla batteria di Fioravanti che ripete la melodia con i tom tom ed un gioco di piatti, mentre Zanchi sostiene e enfatizza ritmo e melodia con il suo contrabbasso.
Fresu introduce con paterna dolcezza il brano nato in seguito alla disavventura scolastica del figlio in seguito al colore delle foglie utilizzato per disegnarle. Nasceva così “Gialle Foglie” le cui battute iniziali sono brevi frasi armoniche pronunciate da suo figlio dalle quali partono le note del brano. Un mood lento e dolce come una carezza che il trio composto da piano, contrabbasso e batteria esegue per un lungo periodo, al quale si inserisce Fresu che si produce in un lungo commento con impennate seguendo la melodia, ricamandola, e dalle note sembra che disegni quelle foglie insieme al suo bambino. L’ingresso del sax tenore parte in continuità dalla nota che lascia Fresu, quasi indistinguibile evidenziando la grande sincronia acquisita nei 30 anni di collaborazione. Il brano termina con la voce del figlio, così com’era iniziato: “Le foglie erano gialle” e poi “Davvero”.
Per il bis Fresu presenta e motiva la scelta del brano Damien Rice, che ha calcato lo stesso palco di UmbriaJazz, che regala al pubblico ben 13 minuti di puro godimento, nel quale giunge l’assolo di Zanchi al contrabbasso, concludendo una serata magica.