‘L’ora che volge al desio e ai naviganti intenerisce il core’ sono le ‘Suggestioni all’imbrunire’ la rassegna giunta alla VI edizione, che si svolge al Parco Archeologico del Pausilypon-Gaiola, il 6 giugno si è esibito il Giulio Martino 4et, composto da Giulio Martino al sax tenore, Rocco Zaccagnini alla fisarmonica, Alexander Cuda al basso tube e Leonardo De Lorenzo alla batteria.
Nella presentazione della serata Stefano Mauriello presidente della onlus del Centro Studi della Gaiola ha sottolineato come la rassegna sia nata per seguire l’ala artistica del luogo, facendolo rivivere attraverso i concerti, senza violentarlo. Il ricavato delle tredici serate finanzieranno la ricerca, di tutela e valorizzazione dei progetti del Parco archeologico e naturalistico del Pausilypon –Gaiola, in cui l’organizzazione non-profit CSI Gaiola è stata coinvolta in prima linea da quasi dieci anni.
Un quartetto dalle sonorità inconsuete ma accattivanti, provenienti da esperienze diverse, con Giulio Martino firma del jazz campano, Alexander Cuda professore di basso tuba spagnolo che ha lavorato con il Teatro dell’Opera in Spagna ed il Teatro San Carlo a Napoli, Rocco Zaccagnini dottorando in Musica presso l’Università di Fisciano e Campione mondiale di Organetto nel 1996, e Leonardo De Lorenzo che alla batteria vanta collaborazioni con Giovanni Mauriello (NCCP), Is Jazz Ensamble, Elisabetta Serio ecc. Una delle particolarità sonora del gruppo deriva dall’aver sostituito il contrabbasso con il basso tuba e lo strumento armonico con la fisarmonica.
I brani proposti nella serata sono tratti dal repertorio standard come ‘Fables of Faubus’ di Charlie Mingus che si colora di sound grazie al tocco di Zaccagnini alla fisarmonica e il ritmo mantenuto da Cuda e da De Lorenzo; ‘Con tres palabras’ di Osvaldo Farrès, una bossa dove Martino si produce in una calibrata ma intensa performance con ampie digressioni, unitamente all’assolo della fisarmonica che strappa l’applauso a scena aperta, con schermaglia nel finale tra sax e fisarmonica terminata in un sussurro.
‘Broadway Blues’ di Ornette Coleman resa unica dall’assolo di Alexander al basso tuba, fluido e limpido nell’espressione, sottolineato dall’applauso spontaneo del pubblico, ed ‘Evidence’ di Telonius Monk, brano dalle sfumature free jazz, con la conduzione della batteria di De Lorenzo che dopo l’assolo ricongiunge gli strumentisti al finale.
La dolcissima ‘Children plays song’ di Gill Evans vede l’utilizzo dell’accordina da parte di Zaccagnini, che duetta con il sax in controcanto in alcune strofe, incantando il pubblico presente.
Martino ha presentato ‘Spring time’ di sua composizione, dal ritmo bossa con influenze swing, a tratti ballabile, dalla melodia ricca di cambi di armoniche, ribattiti e sottolineature, con un buon interplay dei musicisti.
L’omaggio a Jaco Pastorius con ‘Three view of a secret’, ha concluso la splendida serata .
Abbiamo posto qualche domanda a Giulio Martino :
Com’è nato questo progetto musicale?
E’ nato da un’idea di sonorità diversa, non c’è una grossa ricerca dal punto di vista compositivo, perché suoniamo quello che ci piace, però l’idea di sostituire il contrabbasso con il basso tuba, uno strumento armonico con la fisarmonica è decisamente una cosa accattivante. Facciamo un repertorio che spazia da Monk, a Mingus, a Evans, con qualche brano mio. L’idea era proprio della sonorità, e questa è una cosa che può fare solo il jazz, il potermi confrontare con un basso tuba, che è Alexander Cuda insegnate di basso tuba spagnolo, un musicista classico, e il fisarmonicista Rocco Zaccagnini che è stato campione del mondo di organetto nel 1996, e Leonardo De Lorenzo con il quale c’è una antica collaborazione. In effetti veniamo da culture diverse, da mondi completamente diversi quello classico di Alexander, quello più popolare di Rocco ed io che faccio jazz.
Un gruppo all’insegna della multiculturalità.
Questo con il jazz si può fare, perché ci confrontiamo su quello che poi è l’improvvisazione.
Gli arrangiamenti del basso tuba sono stati elaborati da te?
Sì, sui brani di Mingus ci è piaciuto riprendere tutte le linee di basso e vedere che effetto potevano avere. La sonorità, secondo me, è particolarmente interessante. E’ un progetto che trovo alternativo rispetto alle tante cose che ho fatto, e lo presento appena si presenta una situazione particolare, che acusticamente è interessante, come un teatro o in posti come il Pausilypon, che è un posto spettacolare.
Questo progetto avrà anche un seguito discografico? Pensate di registrare un album?
Ne stiamo parlando, l’idea sarebbe di suonare ancora un po’ in giro, per l’amalgama ancora migliore del gruppo, perché approcciare Ornette Coleman per un basso tuba non è semplicissimo, proprio culturalmente è difficile, però è una sfida. Sta diventando il gruppo dei contesti particolari, abbiamo suonato nel Tunnel Borbonico, stasera qui al Pausilypon, un progetto musicale bello da proporre in questi contesti. Per giungere alla registrazione ci dovrà essere una maggiore componente sia compositiva che di arrangiamento.