D'Art
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D’Art: molta positività nella musica per i giovani

D’Art, al secolo Samuele Riefoli, ci parla del suo amore per la musica, passione innata che gli è stata di certo trasmessa da suo padre, Raf.

Un percorso sano, il suo, legato alle sue sole forze, caratterizzato da un nuovo singolo, “TPMD (Tuo padre mi detesta)“. Un ragazzo umile, voglioso di lanciare segnali positivi ai suoi coetanei, con un sogno, poter calcare il palco di Sanremo.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, D’Art. Come stai?

Molto bene, grazie!!

D’Art, parlaci di “TPMD (Tuo padre mi detesta)”, il tuo ultimo singolo. Come ha preso vita questo pezzo caratterizzato, tra l’altro, da sentimenti cosi tanto contrastanti tra loro?

TPMD nasce dalla collaborazione con il producer indie, Niagara, ed è stato scritto insieme a Pietro Bianchi. Parliamo di una coppia in cui subentra anche il parere della famiglia, aspetto inevitabile quando si lascia una persona, specie se ci si lascia male. Ho volutamente giocato sul ritornello, un qualcosa che non avevo mai sviluppato prima d’ora.

Se di errori si parla, quanto credi sia giusto e importante perdonare?

Credo sia fondamentale perdonare, piuttosto che portare rancore per la vita. Litigare comporta, nel tempo, anche la comprensione di un fraintendimento, quindi penso sia davvero importante perdonare, per poi riprendere un percorso, che si parli d’amore o di amicizia.

La tua è una strada in musica distante dal voler essere identificato come “figlio di”, eppure hai avuto modo di duettare con tuo papà in “Samurai”, nel 2019. Che esperienza è stata e quali consigli hai ricevuto da lui in tale occasione?

Lavorare con papà è stato bellissimo! Ho vissuto la mia vita ascoltandolo produrre in studio, dunque poterlo affiancare è stato eccezionale. “Samurai”, pezzo orecchiabile e particolare, ha di certo portato a delle incomprensioni, a dei compromessi da accettare, ma è stato comunque molto esaustivo collaborare, apprendere più cose possibili da lui. Sarei felice di ripetere tale esperienza!

Di cosa tendi a parlare nella tua musica e quale messaggio vuoi lanciare a chi, come te, spera di crescere in un mondo migliore?

Le mie canzoni parlano per lo più d’amore, sentimento in cui credo, ma voglio di certo poter parlare anche di altro, portando il mio estro, pensieri e parole a cui miro, senza toccare, per forza di cose, i soliti argomenti legati alla droga e a quanto di simile. Vorrei potermi sdoganare da tali strategie, portando solo cose belle, naturalezza, allegria, pensieri positivi.

Ho appreso che sogni il palco di Sanremo, da una tua recente intervista. Quali emozioni ti regala tale idea di palco?

Sarebbe pazzesco poter calcare il palco di Sanremo! Lo scorso anno avrei voluto portare due pezzi, presentarli, ma ritenevo di non essere ancora pronto. A depistarmi, inoltre, il mio sentirmi “ansioso” nell’affrontare i live, aspetto a cui sto lavorando.

I talent tendono a regalare, spesso, spazio, visibilità, a chi non ne ha. A quale di essi ti piacerebbe poter prendere parte?

Da qualche anno, persone a me vicine, mi chiedono di prendere parte a talent come “Amici di Maria De Filippi” è quanto di simile ma sono dell’idea di dover affrontare una crescita organica, legata soltanto alle mie canzoni, ad un percorso tutto mio. Al momento sembra stia andando tutto per il verso giusto, se qualcosa dovesse cambiare posso sempre pensare di far davvero riferimento ai talent.

D’Art, con quali artisti ti piacerebbe poter incrociare il tuo percorso, che si tratti di duettare su di un palco o di realizzare un pezzo insieme?

Adoro, negli ultimi tempi, Chiello, in particolar modo. Mi piace il suo scrivere, come porta la sua persona sul palco. Ritengo sia quasi al pari di Tha Supreme, altra fonte di ispirazione per me, seppure abbia un anno in meno. Sarei davvero felice di poter scrivere dei pezzi insieme.

Potremo presto saperti dal vivo su qualche palco D’Art?

Di certo prenderò parte a qualche festival e vi porterò anche una nuova canzone estiva, davvero forte.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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