Il libro di Paola Starace ha una soglia paratestuale chiarissima,solo che, per comprendere il senso del titolo, occorre arrivare almeno alla metà di questo racconto per capire quale è la ragnatela in cui i protagonisti si trovano invischiati, complici anche le birre, bevanda di cui entrambi sono estimatori.
La protagonista è una donna che non scende a compromessi ma ha ancora il seme della speranza custodito nel cuore. Un sabato sera pieno di noia, che può cambiarti la vita; e due sconosciuti scoprono, in chat –croce e delizia dei giorni nostri, del nostro vivere, del nostro comunicare- che, in realtà, hanno un’ amica comune in Argentina. Così iniziano a condividere con passione un progetto comune: andare a far visita alla loro amica dall’altra parte del globo, ironizzando sul fatto che, spesso, pur dopo trent’anni, molte coppie hanno difficoltà a imbastire un progetto comune e a portarlo a compimento.
Paola e Francesco, personaggi inconsapevolmente e inversamente speculari a quelli di dantesca memoria (Inferno, canto V°), si lasciano scoprire dal lettore come due che cercano a fatica di “tenere a bada l’anima” ma poi finiscono per arrendersi alla Vita e a vivere la gioia. Lei è una donna con il cuore pieno d’amore, con un vissuto spesso, come a molte donne accade (quelle che non assurgono agli onori della cronaca se non in casi estremi: stalking, molestie, violenze sessuali, femminicidio vedi la produzione letteraria di Ornella De Rosa); una donna moderna, calata nel suo tempo, ma con un cuore antico, dove le brutture della vita scavano fossi e lasciano cicatrici ma non ti incattiviscono, non ti impoveriscono. Donne che hanno imparato il duro mestiere della razionalità per poter sopravvivere al cuore.
Lui è un passionale, sensibile, addolorato dalle vicende che lo hanno colpito, divenuto un pò fatalista ma mai amaro; sempre, un pizzico di autoronia a lenire -come balsamo- le ferite profonde che ha, e quando questo gli manca, lo cerca nella sua “amica di chat” che mai lo delude.
Anime belle, un pò monelle, persone che si riconoscono e decidono di sperimentare lati -forse non troppo declinati- del sè. E comincia la storia che è di tutti: risate e voyerismo, le dediche dei links, persino le scenate di gelosia a distanza, la creazione di un immaginario che dilata il virtuale. Si costruiscono case a New York per i nostri amori, o stanze d’ albergo numerate 335 all’ Hotel California o meno affascinanti balconi con vista mare.
Tutto questo, spesso, non sfocia nel reale; non così per i nostri protagonisti. Il libro ci offre un’ epilogo che è la fine del racconto, ma l’inizio di una storia d’amore che , a dispetto della non più verde età di chi l’ha vissuta, porta al mondo un messaggio di speranza: tutto è ancora possibile, per chi sa rischiare, per chi sa gettare il cuore oltre l’ostacolo delle proprie paure.
L’amore ai tempi delle chat con Paola Starace: “E’ la vita che seduce”, per dirla con I Nomadi.