Gerardo Di Cola - Via col vento

Gerardo Di Cola: “Via col vento”, il doppiaggio di questa grande pellicola

Il professor Gerardo Di Cola  è uno dei più grandi esperti del doppiaggio italiano. Non poteva mancare un approfondimento dedicato ad uno dei film più famosi della cinematografia mondiale, “Via col vento”.

Gerardo Di Cola - Via col vento

In questa breve intervista il professore, ci svela qualche segreto legato al film dei film e ai suoi primi celebri doppiatori italiani delle due edizioni.

Prof. Di Cola, La ringraziamo di cuore per la Sua disponibilità e benvenuto su “La Gazzetta dello Spettacolo”. Che cosa può dirci riguardo al doppiaggio di “Via col vento”?

Cara Sara, grazie a voi, è un piacere. Il film è stato prodotto dalla M.G.M. nel 1939, un anno particolare per la cinematografia italiana. Il governo fascista emanò una legge contro le produzioni cinematografiche straniere imponendo una tassa sul doppiaggio dei film stranieri. Noi italiani eravamo totalmente dipendenti dal cinema americano. Le 4 majors: Paramount, Warner Bros, MGM e la 20th Century Fox si ritirarono dal mercato limitando fortemente la fruizione cinematografica degli italiani fino alla fine della guerra.

Soltanto nel 1949  arrivò in Italia “Via col vento”. Inizialmente il film fu didascalizzato tentando, forse per la prima volta, di non doppiarlo ma utilizzando i famigerati sottotitoli sempre rifiutati dagli spettatori italiani.  

Nel ‘49, il 50% della popolazione italiana leggeva ancora male e il 25% era analfabeta. L’iniziativa non fu apprezzata dagli italiani non abituati ad andare al cinema per leggersi un film.

Il film fu ritirato e si tornò immediatamente al doppiaggio.

Ogni casa di produzione americana aveva un suo responsabile e in Italia per la M.G.M. c’erano Franco Schirato e il suo assistente Amedeo Giovacchini. “Via col vento” fu doppiato velocemente: in soli 10 turni dove un turno durava 4 ore. Naturalmente il doppiaggio rese merito al film dei film.

Ci può parlare dei doppiatori storici di “Via col vento”?

Clarke Gable, l’affascinante Rhett Butler, fu doppiato dal grande Emilio Cigoli. Cigoli è stato uno dei doppiatori più importanti di tutti i tempi avendo prestato la voce a tutti i divi di Hollywood: come ad esempio John Wayne. Ma anche tanti attori italiani tra i quali Vittorio Gassman. La bellissima Vivien Leigh, nel ruolo di Rossella O’Hara, fu doppiata dalla straordinaria Lydia Simoneschi. Anche lei grandissima: ha dato la voce a tutte le più grandi attrici del mondo ma anche a tante italiane tra le quali Sophia Loren. Le ho dedicato un libro: “Lydia Simoneschi. La voce del cinema italiano”. Un’artista misconosciuta, scomparsa nell’81. Le fu riconosciuto, solo un anno prima dalla sua morte, il titolo di “Cavaliere della Repubblica” per i suoi meriti artistici dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Vi consiglio vivamente di leggerlo, per conoscere la storia incredibile di questa grande doppiatrice e donna straordinaria.

Che cosa pensa riguardo al ri-doppiaggio dei film in generale?

Anche “Via col vento” ha subìto l’onda del ri-doppiaggio avvenuto nel 1977. Non sono favorevole ai ri-doppiaggi! Per noi italiani il doppiaggio è parte integrante dell’opera cinematografica. E’ come se colorassimo i film girati in bianco e nero. Abbiamo tutti una sorta di impriting verso quelli che sono gli stimoli esterni: le immagini, i suoni, ecc. In qualche modo ne diventiamo dipendenti e ci abituiamo ad associare una voce ad un determinato personaggio o ad un attore. Per il pubblico il primo ascolto è quello che rimane nella memoria. Le persone abituate al primo doppiaggio diranno sempre che è il migliore, quelle del ridoppiaggio tendenzialmente diranno il contrario. Per “Via col vento” l’edizione ridoppiata è sparita dalla circolazione perché sostituire Cigoli e Simoneschi è stato azzardato..

Il primo doppiaggio si colloca sempre in un momento storico che ha uno stile e un modo di doppiare peculiari. Nel momento in cui si ridoppia il prodotto diventa necessariamente un’altra cosa, è come se cancellassimo un vero e “raro” pezzo di storia. Ai tempi di “Via col vento”, la timbrica, le tonalità erano vincenti ma anche le interpretazioni.

Mi dispiace ma oggi quell’eccellenze non ci sono più.

Lydia Simoneschi, era una donna corpulenta e come attrice non riuscì ad emergere, ma con la voce poteva permettersi di fare qualsiasi cosa.

Su Sara Morandi

Insegnante per vocazione, giornalista per passione. Amo il teatro perché incarna le emozioni viventi delle nostre anime. Ho sempre scritto di spettacolo e questo mi ha reso felice e mi rende tuttora. Divoro libri e il mio sogno sarebbe quello di scrivere un romanzo.

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