Crisi, il cinema Arcobaleno di Napoli chiude

Come viene annunciato anche dagli organi d’informazione domenica prossima sarà l’ultimo giorno di programmazione nella storica sala di via Carelli al Vomero, che ospita da oltre mezzo secolo il cinema Arcobaleno. La notizia ha destato molti malumori tra gli abitanti del popoloso quartiere collinare. A scendere in campo è anche Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che già in passato si è battuto contro la chiusura di altri luoghi di aggregazione e di cultura.
“Il Vomero viene a giusta ragione considerato la “cinecittà di Napoli”, visto che agli inizi del novecento proprio nel quartiere collinare si trovavano due stabilimenti di produzione cinematografica – ricorda Capodanno -. La “Partenope film” fondata nel 1910 da Roberto Troncone in via Solimena e la “ Lombardo Film” , rilevata da Gustavo Lombardo e da cui sarebbe poi nata la “Titanus”, in via Cimarosa 186. Poi proliferarono le sale cinematografiche a partire dalla prima, l’Ideal, che sorse in via Scarlatti nel 1913. Oggi, al posto di questa bellissima sala in stile Liberty, che i vecchi vomeresi ricordano ancora, vi è un megastore su diversi piani “.

“Agli inizi degli anni ’60 nell’area collinare del capoluogo partenopeo si contavano ben dieci sale cinematografiche – continua Capodanno -. Di queste negli ultimi anni hanno chiuso i battenti ben la metà. Oltre al già ricordato cinema Ideal, sono scomparsi l’Ariston in via Morghen, sostituito da una banca, il Colibrì in via de Mura, sostituito da un club fitness, il Bernini, sostituito da un negozio di abbigliamento per bambini e, ultimo in ordine di tempo, l’Abadir, già Orchidea, in via Paisiello dove è nato l’ennesimo supermercato “.

“Peraltro – prosegue Capodanno – tutto ciò avviene in un quartiere dove si è registrato un incremento esponenziale, negli ultimi anni, dei fenomeni delinquenziali, sia della marco che della microcriminalità con una presenza massiccia, nonostante il costante impegno delle forze dell’ordine, di furti e rapine anche ad opera delle temutissime baby gang. A fronte , dunque, dell’esigenza di incrementare i luoghi di aggregazione sociale e culturale, specialmente per i giovani, , si assiste invece, nel quartiere collinare del capoluogo partenopeo, ad un continuo ed inesorabile depauperamento di un tale tipo di attività. Ultima testimonianza in ordine di tempo la scomparsa, dopo 40 anni di attività, della libreria Guida Merliani“. (Gennaro Capodanno)

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