Emiliano Corapi: vi racconto il mio “Suspicious Minds”

Emiliano Corapi: vi racconto il mio “Suspicious Minds”

Un regista che si racconta nel suo nuovo progetto Suspicious Minds, questo è Emiliano Corapi ed il futuro del lavoro.

Al cinema con “Suspicious Minds”, incontriamo il regista Emiliano Corapi pronto a raccontarci qualcosa in più sulla storia, sul suo modo di lavorare, sul futuro del cinema…

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Emiliano Corapi. Ti andrebbe di raccontarci di come ha preso forma “Suspicious Minds”, il film di cui sei autore e al contempo anche regista?
L’idea risale a molto tempo fa ed è rimasta a lungo tra tanti spunti annotati e messi da parte. Il tutto ruota intorno alla storia di due coppie che si trovano casualmente in vacanza a Roma nello stesso albergo. Una composta da ventenni innamorati al loro primo viaggio assieme, l’altra sulla cinquantina, che vive ad Amsterdam e aveva visto nascere il loro amore vent’anni prima, proprio a Roma. Accidentalmente l’uomo della coppia matura resta bloccato nell’ascensore dell’albergo con la ragazza dell’altra coppia per circa un’ora. Sembrerebbe solo un incidente, ma una volta liberati, nei rispettivi partner rimasti fuori s’insinua il dubbio che qualcosa sia accaduto tra i due e la circostanza genera dinamiche sempre più pericolose. Questa la sinossi del film che vede protagonisti Francesco Colella, Tekla Reuten, Matteo Oscar Giuggioli e Amanda Campana.

A tal proposito, come hai scelto gli attori presenti in questo tuo progetto?
Per quanto riguarda la coppia adulta, ho scelto Colella che conoscevo per “Mancino Naturale”, film che ho scritto e in cui lui ne era bravissimo protagonista con la Gerini. Per il ruolo della donna nella coppia adulta, serviva un’attrice straniera. Ho scelto la Reuten, dopo alcuni incontri su Skype. Per Giuggioli e Campana, invece, c’è stato un casting con molti provini.

Quali consensi ti auguri di poter ottenere tramite questa regia?
Mi auguro che il film venga visto il più possibile, soprattutto in sala. “L’amore a domicilio”, il mio film precedente, è uscito soltanto in piattaforma, visto il periodo Covid-19.

Cosa ti regala questo percorso legato alla regia?
La regia è un lavoro che divido con la scrittura, anche per altri autori. Scrivere e dirigere per me sono parti della stessa cosa, anche se li vivo come due fasi separate. Fare film era ciò che desideravo e sinora mi ha regalato tanto e spero continui. Il film più bello, d’altronde, è quello che ancora devi fare, si dice così, no? (Ride)

A tuo avviso cosa non è stato ancora raccontato?
Difficile rispondere. Sono dell’idea che ogni tempo abbia le sue storie. Quelle in grado di fare veramente centro sono quelle capaci di raccontare un sentimento che non è stato ancora messo a fuoco dal pubblico, sebbene sia già presente nella realtà.

Emiliano Corapi cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?
Al momento sono in fase di sviluppo di due progetti a cui tengo molto, una commedia e un film drammatico. Preferisco non parlarne fino a quando non arriverò a farli. Il cinema sta vivendo una fase difficile e raggiungere la meta è sempre più faticoso.

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