Benedetta Degli Innocenti: la fortuna di essere una doppiatrice
Intervista a Benedetta Degli Innocenti, doppiatrice italiana che è stata apprezzata per aver doppiato tra le tante, Lady Gaga.
Un’altra giovane e bella voce del doppiaggio italiano, Benedetta Degli Innocenti, apprezzatissima per aver prestato la voce, tra le tante, a Lady Gaga, Daisy Ridley, Elizabeth Olsen, Zoë Kravitz, Alexandra Breckenridge. Una donna che vive per il suo mestiere, sicura di voler continuare su questa strada…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Benedetta Degli Innocenti. Doppiatrice da sempre e per pura passione ma come ha avuto inizio tutto ciò?
È una passione cresciuta con me, da quando ero piccola, e che mi lega tanto al cinema, alla voglia di capire chi fossero le persone che lavoravano nell’ombra prestando la voce a così tanti attori. A sedici anni sono poi venuta a conoscenza di un corso di doppiaggio che si sarebbe svolto a Pescara. Ho voluto partecipare per poi prendere parte ad un’accademia, fino a trasferirmi a Roma. È tutto partito da lì.
Un percorso voluto, fortunato.
Fortunatissimo! Vivere di ciò che si ama fare è il massimo che si possa desiderare.
Hai prestato la voce a Lady Gaga, Daisy Ridley, Elizabeth Olsen, Zoë Kravitz, Alexandra Breckenridge e tante altre attrici. A chi sei maggiormente legata?
Le amo tutte! (Ride) In qualche modo loro fanno parte di me ed io di loro. Se proprio devo fare un nome è innegabile citare Lady Gaga, seguita passo passo, sin dall’inizio, fino a “Joker: Folie à Deux”.
Hai avuto modo di incrociare almeno una tra le artiste a cui presti la voce?
Avrei dovuto incontrare Lady Gaga alla prima di “House of Gucci” ma avevo il Covid-19 all’epoca.
Cosa avresti fatto se non avessi scelto questa strada?
Visti gli studi scelti, il magistrale socio-psico-pedagogico, molto probabilmente sarei diventata maestra. Ma sono stata profondamente colpita, rapita, dal doppiaggio.
I più fortunati potranno incontrarti al “Suggestioni dal set” questo 20 ottobre, all’interno della XIX Festa del Cinema di Roma.
Un carinissimo evento organizzato da Marco Bonardelli. Non vedo l’ora di partecipare!
Chi è Benedetta?
Amo identificare la mia persona con il mio lavoro. Un’essenza talmente grande, importante, da condizionare in bene le mie giornate. Mi porta a saper ascoltare, a trarre qualcosa di forte del mio interlocutore, a carpire emozioni, sensazioni.
Non manca il sociale nel tuo lavoro con il progetto “Aria”, in cui grazie a Barbara Sirotti ‘parli’ di violenza sulle donne, un tema davvero importante.
Esattamente! Ho incontrato Barbara, mi ha parlato della sua storia, e ho sentito forte l’esigenza di prendervi parte, di supportarla in questo progetto dando voce a tutto ciò. Raccontiamo un dolore, l’incomprensione della gente, la possibilità di riscatto.
Quanto è cambiato questo tuo mestiere?
È cambiato tanto! A settembre saranno ben sedici anni che sono in questo settore. Non è tanto ma non è nemmeno poco. Stiamo attraversando un cambiamento che verte più ad una crisi che al miglioramento, attualmente. Questo mostro invisibile dell’intelligenza artificiale ci sta facendo vacillare e non sappiamo dove ci porterà. Speriamo non verso una sostituzione. Forse potranno apportare un miglioramento a livello di tempistiche, e quindi tecnico, ma con un nostro supporto umano ancora forte, reale. Sarebbe ingiusto, triste, saper andare via un mestiere del genere, così ricco di qualità.
Cosa senti di poter consigliare ai giovani, a chi vorrebbe poter intraprendere questo percorso?
Consiglio loro di apprendere tanto dal teatro, apprezzando così i rudimenti giusti, adeguati, prima di entrare in una sala di doppiaggio. I tempi ora non sono così floridi, chi pensa di poter fare questo mestiere deve formarsi e non so quanto tempo ci sarà. Il nostro è uno degli ultimi mestieri meritocratici, motivo per cui spero che qualcuno riesca ad imporsi, a far ascoltare la propria voce in qualche modo.
Che periodo sta vivendo Benedetta Degli Innocenti?
Che bella domanda! Un periodo di cambiamento, di nuove consapevolezze, in cui sto prendendomi cura di me stessa. Mi sono fermata un attimo a pensare, ascoltando i segnali che lancia il proprio corpo, qualcosa di davvero importante.
Cosa manca a questo tuo percorso?
La fortuna di fare un lavoro come il nostro risiede nel pensare che mancherà sempre qualcosa. Potremo essere sempre più bravi e veri offrendo così al pubblico ciò che di bello merita. Quando qualcuno che non fa parte del nostro ambiente ci dice “non ho fatto caso al doppiaggio”, vuol dire che qualcosa è in sintonia, che l’abbiamo resa al meglio, niente di più bello.