Camilla Semino Favro e Simone Liberati. Foto di Simona Panzini
Camilla Semino Favro e Simone Liberati. Foto di Simona Panzini

Camilla Semino Favro: come in famiglia sul set de “A casa tutti bene”

Tra i protagonisti della seconda stagione de “A casa tutti bene”, in onda su Sky e ad opera di Gabriele Muccino, ritroviamo Camilla Semino Favro, giovane attrice di talento.

Un’esperienza molto bella, quella di cui Camilla ci parla, formativa, caratterizzata dalla presenza di un regista abile, attento ai suoi attori. Abbiamo modo di vederla, attualmente, anche al cinema ne “L’ultima notte d’amore”, per la regia di Andrea Di Stefano. Un percorso in continua evoluzione, il suo, in continuo movimento, con la voglia di poter raggiungere ruoli sempre diversi, specie al cinema.

Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Camilla Semino Favro. Come stai?

Molto bene, grazie!

Abbiamo avuto modo di vederti nella seconda stagione de “A casa tutti bene”, ad opera di Gabriele Muccino. Hai impersonato, in tale occasione, una giovane avvocatessa spietata, si, ma anche capace di nutrire dei sentimenti, di accalorarsi affinché possano trovare una loro strada, all’interno di tale contesto. Che esperienza è stata e quanta preparazione c’è nel poter affrontare tale ruolo?

Ho vissuto un’esperienza davvero ottima, sin dal primo provino, sul set de “A casa tutti bene”. Gabriele Muccino, in ogni occasione, è sempre più che presente, molto attento, con idee chiare e possibilità di spazio per quanto riguarda le battute e il dare qualcosa in più al proprio personaggio. È, al contempo, una persona capace di chiedere ciò che vuole portare in scena, dunque non si fa affatto fatica nell’impersonare al meglio ciò che viene richiesto. Un personaggio assetato di “sangue”, il mio, a livello lavorativo, cosa che avrebbe dovuto leggersi molto, e credo sia stato davvero evidente. L’arrivo di Paolo Ristuccia, in tal caso, mina il suo equilibrio, portandola a dover rivedere il suo modo di vivere la vita, le sue chiusure, la sua etica.

Un cast consolidato, quello che hai avuto modo di incontrare, reduce da un precedente successo. Cosa puoi raccontarci, nei limiti del possibile, dell’esperienza vissuta sul set e di Muccino stesso?

Ho interagito quasi esclusivamente con Simone Liberati, nelle vesti di Paolo, che ho avuto modo di conoscere ai tempi del Covid-19, durante la registrazione di una serie web, interamente realizzata in casa. Una volta sul set de “A casa tutti bene”, abbiamo avuto modo di viverci di persona, senza restrizione alcuna, constatando nuovamente quanto si lavorasse bene insieme.

Gabriele Muccino, Camilla Semino Favro e Simone Liberati sul set di A Casa tutti Bene. Foto di Simona Panzini
Gabriele Muccino, Camilla Semino Favro e Simone Liberati sul set di A Casa tutti Bene. Foto di Simona Panzini

Ho dovuto apprendere, tra l’altro, un gergo a me non comune legato a termini di avvocatura e quanto altro ed ho avuto il piacere di girare delle scene anche con Silvia D’Amico. Loro, prima di me, erano abituati a tale set ma, ti dirò, non avuto difficoltà alcuna, anche grazie a Muccino, persona molto accogliente, affabile.

Presente nella pellicola, “L’ultima notte d’amore”, per la regia di Andrea Di Stefano. Cosa puoi anticiparci su tale progetto e quanta emozione vi è per un prodotto che vedrà la luce in Francia e, successivamente, sarà presentato anche al Tribeca Film Festival di New York?

Il film è già da qualche tempo nelle sale ed è stato anche a Berlino. Non posso che essere felice di poter essere in tale pellicola in cui vi sono anche Pierfrancesco Favino e Linda Caridi, in una ambientazione in pieno stile China Town. Un traffico di diamanti, una storia avventurosa, in cui il male si presenta sotto spoglie del tutto inaspettate. Una storia che riscuote molto successo.

Affrontiamo a ritroso quello che è stato il tuo percorso artistico. Quando hai capito che era giunto il momento di tentare di percorrere tale strada in ambito?

Ero davvero molto piccola quando ho capito di voler tentare tale strada. Ero timida, chiusa, ed avevo già tentato molti sport. L’incontro con la recitazione è avvenuto per caso, portando il cane a spasso, leggendo di alcuni corsi teatrali. Un passaggio naturale, al liceo, che mi ha portata poi a tentare dei provini per alcune accademie. L’amore vero e proprio è avvenuto al Piccolo di Milano, con L’Arlecchino di Soleri. Quando si è tolto la maschera, a fine spettacolo, ho realizzato che era in avanti con l’età e lì è scattata la magia. Anni dopo ho avuto il piacere di essere proprio in quello spettacolo e proprio al fianco di Soleri. Una passione grande, un fuoco per l’arte che non ti porta a sentire nemmeno la stanchezza. Ho vissuto anche dei momenti complessi, di difficoltà lavorative, ma fa tutto parte del mestiere dell’attore.

Da quale regista ti piacerebbe essere diretta, Camilla Semino Favro?

Sono una Morettiana sfegatata! Anni addietro ho avuto il piacere di affiancarlo in “Mia madre”, in un piccolo ruolo. Dunque, sarei felice di poter essere in una nuova pellicola, in un ruolo più grande possibilmente, per avere il piacere di essere ancora una volta al fianco di Nanni Moretti. Potrei farti, inoltre, anche il nome di Bellocchio, Luchetti e dei fratelli D’Innocenzo, se di giovani si parla.

Se di regia si parla, ti piacerebbe poter essere dietro la macchina da presa?

Non credo di voler tentare tale strada. Sono dell’idea che ognuno debba perseguire un suo spazio artistico che, di certo, tende ad una crescita, a seguire anche altre direzioni. Guardo soprattutto a chi realizza regie audiovisive e ancora mi chiedo, con stupore, come sia possibile fare ciò. Forse con un occhio più allenato vi riuscirei anch’io.

Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico Camilla Semino Favro?

Nel futuro vi sono diverse cose legate al teatro, come una produzione legata Al Piccolo ed altre di cui al momento non posso anticipare altro. Saprò dirvi di più in futuro.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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