Andrea Rivera: in scena per gioia, mai per dovere

Andrea Rivera: in scena per gioia, mai per dovere

Intervista ad Andrea Rivera, che ci racconta le sue sensazioni ed il suo spettacolo, a breve in scena con la sua chitarra.

“NonSense di me” vede Andrea Rivera in scena dal 17 al 19 gennaio al Teatro di Villa Lazzaroni con Matteo D’Incà al suo fianco, alle chitarre. Una vita di follie fuori e dentro il palco e molto altro da raccontare… con un messaggio da lanciare, adottare gli animali senza ricadere nell’acquistarli.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Andrea Rivera. Questa sera sarai in scena con “NonSense di me“, quali anticipazioni a riguardo?
Si tratta di un amarcord, o forse un amorcord, visto che amo suonare la chitarra. Porto la satira in teatro, una svolta, una dimostrazione al pubblico sempre più ‘ignorante’, purtroppo, circa questo tema. La satira non è comicità spicciola, quella che per intenderci spesso si vede in televisione, ma è qualcosa di molto più alto e importante. Un viaggio nei miei vent’anni di carriera, ripercorrendo un percorso che ha avuto inizio in strada.

Quali sensazioni sono legate al teatro, alle tavole del palcoscenico, al pubblico presente dinanzi a te?
Il teatro è sempre stato nella mia vita, non c’è mai stato un addio. Invoglio le persone a prendere parte ai miei spettacoli, ad ascoltare tutto ciò che in televisione non potrebbe essere detto, questo è il bello.

Quali ricordi sono legati ai primi passi mossi nell’ambito dello spettacolo?
I miei primi passi sono stati da gigante, con la Dandini, con la stornellata che facevo a Trastevere. Le prime battute hanno dato fastidio a molti, da Dolce&Gabbana agli Zero Assoluto. Cose che daranno sempre fastidio perché fa parte della satira vera e propria…

Nel tuo percorso c’è stata anche la parentesi a “Striscia la Notizia”…
Striscia ha rappresentato un passaggio che un po’ mi è costato. Essere tra così tante persone mi ha portato ad entrare in un minestrone che forse poco mi si addice. Un minuto e mezzo era troppo poco. Difatti non è finita bene…

Quale sarebbe lo spazio più adeguato a te, alla tua comicità?
Forse la strada, per cui non ho mai avuto rimpianti. Avere una tournée sarebbe già un grosso successo ma ciò è sempre più difficile.

Quale invito vorresti rivolgere alle persone affinché possano prendere parte al tuo spettacolo?
Le persone a me non devono nulla, se non allo stato! Andrea Rivera non chiede nulla. Se vogliono venire a vedermi a teatro sarà per gioia, non per dovere. Posso soltanto anticiparvi che dedicherò una canzone a Lorenzo Zaratta, di cui sono fautore, una delle prime vittime dell’ilva di Taranto nel cui cervello sono state trovate quelle maledette polveri che causano i tumori ai bambini, proprio nella città pugliese.

Pensi sia mancato qualcosa a questo tuo percorso artistico?
Di certo un po’ di meritocrazia da parte degli altri.

Cosa possiamo aspettarci dal futuro di Andrea Rivera?
Farò uscire una canzone sugli animali, già cantata a capodanno con l’orchestraccia, con un progetto che ci porterà nelle scuole, grazie alla garante Patrizia Prestipino. “L’amore non si compra”, è questo il titolo, segno che gli animali vanno adottati dai rifugi e non comprati.

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