Stefano Usardi porta in sala “Alcooltest”

Stefano Usardi porta in sala “Alcooltest”

Un giovane regista ed un progetto ambizioso: incontriamo Stefano Usardi, che ci racconta del suo nuovo film “Alcooltest”.

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Un progetto desiderato, “Alcooltest”, per il regista Stefano Usardi, oggi pronto a parlarne con noi. Un futuro ricco di nuove esperienze e sperimentazioni, con la voglia di regalare sempre nuove emozioni al pubblico.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Stefano Usardi. Parliamo del tuo film, “Alcooltest”, del modo in cui ha preso forma?
Un personaggio pensato per essere incluso in un contesto paesano, quello presente in “Alcooltest”. Un ‘semplice’ isolarsi in una grande città, un luogo in cui le persone sono sempre più distratte, diversamente da ciò che accade in un paese. Il mio personaggio nutriva proprio questa esigenza. La barca in cui vive ne è la prova.

Quali messaggi sono racchiusi all’interno del film?
Tanti, anche a causa della sceneggiatura, non poco stratificata. In molteplici storie è possibile rintracciare più messaggi. L’aspetto principale è racchiuso nel sottolineare la partecipazione collettiva dei piccoli paesi di montagna, seppur sempre con meno persone legate a queste piccole realtà, in cui l’aiutarsi reciprocamente rimane un valore non poco importante. Il film cerca di evidenziare questo aspetto, per la maggiore.

Quanto è cambiato, a tuo avviso, il modo di fare cinema negli ultimi anni?
Abbiamo la fortuna, nell’essere una piccola realtà indipendente, di avere una produttrice, Caterina Francavilla, che non cerca finanziamenti pubblici. Questo ci consente di essere ancora più liberi, grazie anche a dei piccoli sponsor che non condizionano affatto il nostro lavoro. Le produzioni, oggi, cercano sovvenzioni pubbliche senza preoccuparsi degli incassi. In questo modo vengono fatti molti più film, ma la distribuzione in sala continua ad essere ‘bloccata’. Il mercato, inoltre, è ancora saturo di prodotti americani che, seppur di qualità, rallentano la distribuzione nazionale. Sono molti i fattori in gioco e non sempre vi è soluzione.

A cosa devi la scelta del cast e quali situazioni sono state vissute sul set?
Drupi ha rappresentato in pieno la star degli anni novanta che ricercavo. Una scelta più che giusta, al di là del suo essere o meno attore, su dei set che, solitamente, si dimostrano, di volta in volta, allegri, sereni, e più che felici di poter sperimentare tramutando in immagini un linguaggio cinematografico.

Quali nuovi progetti all’orizzonte?
Due nuovi film in lavorazione, di cui uno molto rischioso con un protagonista che non è mai stato presente nella storia del cinema. Non ultimo un progetto che vedrà la luce nel 2028, a Rovigo. Un intero film in piano sequenza, altrettanto sperimentale e difficile. Una direzione rivolta ad una maggiore sperimentazione, con una grande attenzione al pubblico affinché i progetti siano di sempre più facile comprensione.

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