Milad Tangshir
Milad Tangshir

Cinema e realtà virtuale: intervista a Milad Tangshir

In questi tempi si parla sempre di più di realtà virtuale. Tra i tanti progetti di “virtual reality” al Digital Media Fest, ha vinto Vr Free di Milad Tangshir.

Milad Tangshir

Si tratta di un documentario girato con riprese a 360 gradi all’interno della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. Noi de La Gazzetta dello spettacolo partner del Festival abbiamo intervistato il vincitore della categoria VR.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo Milad Tangshir. Come nasce la tua passione per la realtà virtuale?

Alla fine del 2017, venivo da una lunga esperienza  di produzione di un documentario realizzato in giro per il mondo (Star Stuff prodotto da Davide Ferrario e in anteprima al 37° Torino Film Festival) e avevo voglia di confrontarmi con una nuova sfida, soprattutto dal punto di vista del linguaggio visivo. Dopo un po’ di ricerca mi sono focalizzato sulla realtà virtuale e ho trovato molto interessante il concetto dello spazio in questo nuovo medium. Volevo portare questo potenziale dentro un luogo che di per sé è pieno di spazi suggestivi e drammatici. Per fortuna nello stesso periodo Film Commission Torino Piemonte ha lanciato il bando Digital Under35, a sostegno di prodotti digitali, per il web e di nuove tecnologie. Con Valentina Noya (project manager dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema) che da anni lavora sul fronte del carcere con il progetto LiberAzioni: Festival delle arti dentro e fuori, abbiamo unito le forze e abbiamo realizzato VR Free.

Che rapporto c’è tra realtà virtuale e cinema?

Un frame di Vr Free
Un frame di Vr Free

Credo che VR sia un medium indipendente sebbene prenda molto da i media che che lo hanno preceduto. Personalmente ho cercato di affrontare questo medium con un approccio nuovo evitando di imporre le logiche cinematografiche ma allo stesso tempo mantenendo la stessa sensibilità che cerco di sviluppare nel mio lavoro filmico. Sicuramente esiste un legame forte con il cinema e lo dimostra il fatto che diversi registi di cinema abbiano sperimentato la realtà virtuale. Credo che la fase attuale di VR assomigli un po’ ai primi anni del cinema: un grande fascino e impatto per lo spettatore, una tecnologia in rapido mutamento grazie agli artisti e agli innovatori che applicano questa tecnologia in diversi campi.

Sei il vincitore della categoria Vr al Digital Media Fest a chi dedichi questo premio?

Vorrei dedicare questo premio ai detenuti della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino che senza la loro disponibilità, comprensione, umanità e fiducia non sarebbe stato possibile realizzare il progetto.

Quanto sono importanti eventi come il Digital Media Fest per promuovere il lavoro di Creativi come te e per permettere sempre di più, a tecnologia e narrativa, di incontrarsi?

Credo sia fondamentale andare avanti con i tempi e abbracciare le nuove tecnologie con cui raccontare le nostre storie e la nostra esperienza umana. Digital Media Fest ed eventi di questo genere possono aumentare la sensibilità dei cittadini verso dei linguaggi attuali, rendendoli più consapevoli nei confronti di grande massa di media che ci circonda.

Milad Tangshir, attualmente a quali progetti stai lavorando?

Sto lavorando su diversi progetti, tra i quali un lungometraggio di finzione da girare a Torino e un documentario creativo in Antartide.

Musica, branded, tecnologia qual è il futuro della realtà virtuale?

Tutte queste cose e non solo. In questo momento VR è un mezzo di stoytelling, un strumento che viene usato in medicina, design, gaming, formazione e molti altri campi. Sicuramente ancora non abbiamo esplorato tutte le possibilità che VR può offrire ma sicuramente è un momento eccitante per i creativi che vogliono usare questo nuovo magic box!

Su Maria Rita Marigliani

Giornalista Pubblicista, Ufficio Stampa e Social Media Manager. La comunicazione rappresenta, da sempre, un’opportunità di evoluzione e crescita necessaria per me e per la conoscenza degli altri.

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