Olga De Maio,Luca Lupoli,Lucio Lupoli,Marco Cristarella Orestano
Foto di Raffaele Brio

Vesti la giubba e la faccia infarina: la storia di Caruso tra verità e finzione

Foto di Raffaele Brio

Così Canio canta alla fine del primo atto dell’opera Pagliacci di Ruggiero Leoncavallo,  preparandosi a recitare la commedia nel ruolo di pagliacci,dopo aver scoperto il tradimento della moglie Nedda.
Nel 1897 a Milano nell’occasione della rappresentazione dell’opera Pagliacci avviene lo storico incontro tra Ruggiero Leoncavallo e ii tenore Enrico Caruso : con il grande successo

Maschio Angioino
Maschio Angioino

dell’aria “Vesti la giubba”i due diventano indissolubili amici.
I due artisti decidono di cavalcare la tecnologia avanzante del XIX secolo e incidono nel 1904 proprio l’aria di Canio “Vesti la giubba”che nella versione di Caruso ebbe più di un milione di copie vendute.
Lo stesso Caruso è il primo interprete anche della celebre “Mattinata”,nell’esecuzione registrata l’8 aprile del 1904 accompagnato al pianoforte proprio dal Leoncavallo,presso gli studi della Gramophone Company.
Due “anime erranti”,entrambe deluse dalle reazioni e dalle critiche dei loro concittadini,in un’epoca di grande smarrimento e confusione culturale,ma prolifera di tanti talenti artistici e geniali produzioni musicali,girano il mondo in cerca di quel giusto riconoscimento che solo il tempo riconoscerà.
Anche Ruggiero Leoncavallo (1857) nativo di Napoli e studente al Conservatorio San Pietro a Majella e anch’egli lontano da Napoli stabilisce la sua dimora a Brissago ( Svizzera) che divento’ un importante centro di incontro tra compositori,cantanti,direttori d’orchestra .
Le affinità e il sentire comune trai due,oltre che per le vicende migratorie,sono accomunate anche dalla passione per l’opera verista che a Leoncavallo permise di mettere in musica un fatto di sangue riportato dalle cronache della sua gioventù’ nell’opera Pagliacci appunto,incentrata sul tema della gelosia e l tradimento e a Caruso di viverle anche come realtà di vita attraverso le note vicende della sua amata Ada che lo tradì con il Romati,autista personale.

Olga De Maio soprano,Luca e Lucio Lupoli tenori
Olga De Maio soprano,Luca e Lucio Lupoli tenori

Il Caruso uomo nella sua semplicità ed essenzialità con i suoi pregi,limiti,fragilità,passioni,sensi di colpa,grandezza di artista e debolezza di uomo comune della quotidianità,è stato oggetto della rappresentazione dello spettacolo”Enrico Caruso,la Voce dei due Mondi spettacolo presentato sabato 1 agosto,giorno precedente proprio a quello in cui ricorrono 94 anni della morte di Caruso,nell’affascinante e magica cornice del cortile del Maschio Angioino nell’ambito della Rassegna ” Estate a Napoli” 2015 realizzata dall’Assessorato alla Cultura,sport e Turismo del Comune di Napoli,proposto ,ricordiamolo ancora,dall’Associazione Artistico Culturale Noi Per Napoli di Olga De Maio e Luca Lupoli,artisti del Teatro San Carlo ed esponenti proprio dell’Associazione suddetta,ideatori di questo “Progetto Caruso ” rappresentato al Teatro Politeama per il Forum delle Culture,al Teatro Toto’e ora al Maschio Angioino appunto,con l’intento di diffondere,far conoscere ed approfondire le figure di grandi artisti figli di Napoli che da molto tempo sono cadute nell’oblio e che hanno avuto un’importanza capitale nell’esportare un’immagine di Napoli come Capitale della Cultura nazionale ed internazionale.

Massimo Bonaccorsi,Maurizio Rata,Barbara Bonaccorsi,Mariano a grillo,Luciano,Scarpati,Fabio Felsani Foto di Raffele Brio
Massimo Bonaccorsi,Maurizio Rata,Barbara Bonaccorsi,Mariano a grillo,Luciano,Scarpati,Fabio Felsani
Foto di Raffele Brio

Gli elementi di questo spettacolo sono il teatro di prosa e la musica : attraverso i testi teatrali,stesi da Barbara Bonaccorsi in veste anche di attrice interpretando i,ruoli di Rina Giachetti e Dorothy, viene narrata in un intreccio a scene la biografia del grande tenore napoletano e gli spettatori sono guidati quasi per mano da una sorta di voce narrante ” il Barone Procida” ,il suo più severo critico che poi lo definì alla sua morte ” il prototipo del tenore moderno,interpretato elegantemente qui dall’attore Maurizio Rata.
Le scene introducono le arie,i duetti,i cori dei melodrammi,delle operette,le romanze da salotto,le canzoni classiche napoletane che furono cavalli di battaglia del tenore e che hanno avuto un preciso riferimento nella sua biografia,eseguiti dal soprano Olga De Maio,dal tenore Luca Lupoli,dal baritono Marco Cristarella Orestano,artisti del Teatro Di San Carlo,dal tenore Lucio Lupoli dalla brillante carriera.

Sottolineamo per esempio la scena imtroduttiva del primo atto in cui il Coro,impegnato in questa occasione il Coro Polifonico dell’Associazione A.Barchetta di Maddaloni diretto dal Maestro Antonio Barchetta,con tutti gli attori arrivano sulla scena mimando con il loro vocio e con il loro incedere,le folle di migranti assiepate davanti ai varchi dell’Immacolatella in attesa che salpino le navi per il Nuovo Mondo…e da questa folla fuoriesce il baritono Marco Cristarella Orestano che canta con accento nobile ed incisivo il Prologo dei Pagliacci,come torna il legame con Leoncavallo,trasmettendo al pubblico il messaggio di verità e di umanità che al di là proprio della finzione scenica il teatro vuole lanciare.

Ed infatti le scene si stemperano attraverso le bellissime e dolcissime melodie ora del duetto “Tace il labbro” teneramente interpretato dal soprano Olga De Maio e dal tenore Lucca Lupoli nel momento dell’ innamoramento tra Ada ed Enrico oppure una Furtiva lagrima dalla voce limpida del tenore Lucio Lupoli.
Ancora lungo le altre scene si susseguono Core’ngrato,altra pietra miliare di Caruso,eseguita dal tenore Luca Lupoli,il momento nostalgico di Santa Lucia Luntana nell’interpretazione di Lucio Lupoli,Torna a Surriento,altro titolo legato alla memoria e alla passione carusiana per la terra Sorrentino,eseguita con grande maestria dal soprano Olga De Maio,Na sera ‘e Maggio intriso di passione e gelosia cantato dal baritono Marco Cristarella,” Vesti la giubba”,altro cavallo di battaglia di Enrico Caruso,nella generosa interpretazione di Luca Lupoli.
Una duttilità e versatilità di repertorio passando dal genere operistico,all’aria da salotto,citiamo Non ti scordar di me nel l’interpretazione di Olga De Maio,alla canzone classica napoletana che hanno dimostrato i bravi cantanti,proprio in perfetta fusione con l’intreccio teatrale che raccontava il vero Caruso,nella schietta e toccante interpretazione di Massimo Bonaccorsi.

Molto espressivi anche gli altri attori : Maira Baldari, Mariano Grillo, Fabio Felsani, Maria Senese, Luciano Scarpati, Sergio De Simone,egregiamente diretti dal regista Gianni Villani che ha saputo amalgamare in uno spettacolo “vero” musica e teatro!
L’Ensemble orchestrale diretto dal Maestro Maurizio Iaccarino ,pianista ,composto da Armand Priftuly violino,Wladimir Kocaqi violoncello,Cira Romano Arpa,ha saputo accompagnare i solisti ed il coro con piene sonorità orchestrali. Efficace disegno luci affidato a Marco De Cesare,direzione di scena di Matteo Campagnoli e Susan Cevani.
Suggestiva anche la scena finale dello spettacolo in cui tutti gli artisti si uniscono al Coro ” Va pensiero”, che al di là della collocazione operistica,gli Ebrei in fuga verso la terra promessa,diventa emblema proprio del perenne vagare,della continua ricerca dell’anima di Caruso verso una patria e un mondo ideale,forse irragiungibile qui in questa patria terrena,che vola verso la memoria eterna.
Mondo di verità e mondo ideale,Vecchio mondo e Nuovo Mondo,mondo della miseria e della povertà e mondo della ricchezza e del successo,mondo dell’amore ricercato e sperato e mondo della disillusione e fallimento,così resta in bilico Enrico Caruso,nella sua verità di uomo e di immortale artista !

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Redazione Giornalistica