TIR di Alberto Fasulo, da Febbraio in sala

Il primo importante premio TIR se lo aggiudica già nel 2010 per la sceneggiatura firmata da Alberto Fasulo, Carlo Arciero, Enrico Vecchi e Branko Zavrsan, ed è il prestigioso Premio Solinas, conquistato per «per lo sguardo rigoroso, l’originalità, l’angolazione del racconto. Un film che interroga con intelligenza il nostro tempo e la definizione di identità erranti in un’Europa dai confini porosi».

È infatti una strada lunga quella compiuta dal regista friulano Alberto Fasulo, fatta di determinazione incrollabile, partita da un progetto durato 5 anni, un’immersione totale nel mondo che racconta (l’attore sloveno Branko Zavrsan ha conseguito la patente prevista dal codice della strada ed è stato assunto a tempo determinato come autista in una ditta di trasporto italiana), e diventato un film che arriva a conquistare il Marc’Aurelio d’oro al Festival Internazionale di Roma.

Tutto questo fa dell’appuntamento di lunedì 24 febbraio alle 21.00 a Cinemazero con l’anteprima assoluta di TIR e con i suoi protagonisti (il regista, l’attore e la produttrice) un appuntamento da non perdere.
Con TIR, più che raccontare la vita di un camionista, Fasulo voleva entrare nella vita del protagonista al punto di poterne fermare le inevitabili crisi esistenziali che vivere lontano dai propri affetti scatena. Quando Fasulo propone a Branko Završan (“No Man’s Land”) di vivere in simbiosi con lui e la sua cinepresa nella cabina di un TIR per tre mesi, riceve come risposta: «Finalmente un film di ricerca!».

Così Branko diventa il moderno Ulisse che per il bene della sua famiglia si trova costretto ad allontanarsi per un lavoro che lo fa guadagnare tre volte di più dello stipendio da insegnante di cui gode. TIR attraversa l’Europa in piena crisi e ne rintraccia la prospettiva deformata abbracciata dalla società, sempre più paralizzata di fronte all’inevitabile necessità di rinunciare a qualcosa, nell’incapacità di riconoscere i propri reali bisogni. I momenti di stanchezza, di dolore, di abbattimento, l’intimità di una vita chiusa in pochi metri quadri di solitudine poteva essere raccontata solo con l’approccio radicale adottato da Fasulo. “Definita la sfida, le motivazioni e il metodo ci siamo chiusi in cabina, Branko faceva il camionista mentre io lo filmavo facendo succedere degli accadimenti anche a sua insaputa. In quattro mesi abbiamo fatto più 30.000 Km, mi sono accorto che abbiamo tracciato un X sull’Europa, dalla Svezia a Roma da Budapest a Siviglia, il confine tra reale e finzione si è sfuocato molte volte. Abbiamo discusso sulla differenza tra l’essere stanchi e recitare ad esserlo, ma alla fine siamo diventati amici, anche se molte volte gli negavo di lavarsi, di radersi o gli chiedevo di cucinare ancora accanto alle ruote del TIR. Quando siamo usciti da questa intensa avventura siamo entrambi cambiati nella percezione delle nostre vite quotidiane”.

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