L’intervista a Rajae Bezzaz, che ci racconta della sua vita, della sua carriera. A breve nel nuovo lungometraggio “Vitamine”.
In continua evoluzione e presa di coscenza, Rajae Bezzaz, la nostra ospite di oggi, vogliosa di raccontarsi e di raccomandarci di guardare al mondo con occhi diversi, senza precludersi nulla, in un chiaro e forte percorso di amore e vita.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Rajae Bezzaz. Presto potremo vederti nel nuovo progetto, un lungometraggio, ad opera di Andrea Castoldi, “Vitamine”, che tratta il tema del tempo. Non ultimo, il corto di Valter D’Errico, “Sirens”. Quest’ultimo tratta il tema degli sbarchi. Cosa puoi dirci a riguardo?
«Un fenomeno che esiste da sempre, il tema trattato in “Sirens”, un corto che uscirà a breve. Qualcosa che meritava di essere trattato. Il lungometraggio, invece, sarà fuori prossimamente e parla del tempo e sono felice di esserne parte. Si tratta di due collaborazioni a cui ho tenuto molto, anche perché avevo già avuto modo di lavorare con entrambe i registi, due persone molto abili, professionali».
Cosa ti ha regalato questo percorso nello spettacolo fino ad oggi?
«Su tutto il fatto di poter fare il lavoro che mi piace, una grande fortuna al giorno d’oggi. Ho bisogno di essere stimolata, di sentirmi utile, di giorno in giorno, ed è ciò che il mio mestiere mi regala. Niente di più bello e vero!».
Presto, difatti, sarai nuovamente parte di Striscia la Notizia?
«Assolutamente! Non si smette mai di essere ‘strisciani’, nemmeno quando siamo in vacanza. Siamo comunque ‘gente di striscia’, una modalità di lavoro che si protrae nel quotidiano, in ogni sua forma. Si tratta di un lavoro che ci porta ad avere dei valori che sono comunque dentro di noi. Qualcosa che non si smette mai di essere! Non vedo, quindi, l’ora di potermi nuovamente mettere in gioco contro le ingiustizie, che sono il mio pane quotidiano».
Quale tematica ti ha maggiormente colpito negli anni?
«Ogni tematica ha la sua importanza, ogni segnalazione ricevuta. Certo, ci sono storie che ti rendono maggiormente impotente, fino a far sì che determinate questioni tornino a casa con te. Tra le tematiche degli ultimi tempi mi ha colpita quella dei centri di permanenza per il rimpatrio. Una situazione poco chiara, legata a dinamiche peggiori di quelle che vengono vissute in un carcere. Scoperchiare questo vaso è stato davvero importante e, ad oggi, continuiamo a tenere ancora gli occhi bene aperti».

Vorrei chiederti di Daar Rajae, qualcosa a cui tieni particolarmente…
«Si! Sto portando avanti questo progetto coinvolgendo realtà come la fondazione Rava per dare sostegno e proteggere le donne del Marocco che sono state soggette ad abusi, si sono trovate in situazioni matrimoniali molto particolari. Spero di poter dare a tutte loro, appartenenti al mio paese di origine, un chiaro supporto».
Cosa non sei ancora riuscita a realizzare, che sia a livello lavorativo o personale?
«Sono tante le cose che non ho ancora realizzato. Sono apertissima al mondo, a tutto ciò che potrà regalarmi, perché credo che farsi trovare pronti sia molto importante. Motivo per cui, nei limiti del possibile, continuo a studiare, a riempirmi di vita, una continua palestra… Senza dimenticare che ho avuto una vita più che fortunata!».
Cosa puoi anticiparci, in ultimo, sul tuo futuro artistico?
«Posso dirti che sto tentando alcuni provini nel mondo cinematografico. Mi è sempre piaciuto, motivo per cui spero di potermi cimentare anche in questo settore. Credo sia l’anno giusto per farlo».
La Gazzetta dello Spettacolo Il quotidiano dello ShowBiz


