Gaetano Bruno

Gaetano Bruno: voglio essere un buon padre per mia figlia!

Da questa sera, su Rai 2, torna “Il Cacciatore”, giunto alla terza serie. Nel cast, anche quest’anno, l’attore Gaetano Bruno, nei panni di Pietro Aglieri, un personaggio complesso, ma deciso, di cui lo stesso Bruno ci parla.

Gaetano Bruno

Avremo presto modo di vederlo anche nell’atteso film di Ridley Scott, “House of Gucci”, e in molti altri lavori. Ringraziamo Gaetano della chiacchierata, della disponibilità.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Gaetano Bruno. Come stai?

Bene, sto davvero bene! Sono a Trieste, c’è una giornata bellissima ed ho il mare dinanzi a me. Non potrei chiedere di meglio.

Sei nuovamente nel cast de “Il Cacciatore“. Che esperienza è stata e cosa dobbiamo aspettarci dal tuo personaggio?

È stata un’esperienza molto bella, ricca. Il personaggio che interpreto, in questa terza stagione, ha avuto modo di essere sviluppato in maniera tale da rendere ancora più esplicite le sfaccettature che aveva intrapreso nella seconda serie. Un personaggio molto più a fuoco, nel suo essere enigmatico e colto, allo stesso tempo. Costruisce una strategia ben precisa e, per ottenere i risultati che vuole, si darà una sorta di disciplina interiore ed esteriore particolarmente ferrea, nel suo modo di agire.

Gaetano Bruno ne Il Cacciatore

Avremo modo di vederti anche in “House of Gucci”, per la regia di Ridley Scott..

Anche in questo caso ho vissuto un’esperienza molto bella! Ho voluto essere completamente al servizio di Ridley, della sua storia. Sarò una sorta di uomo di fiducia, una specie di tuttofare della famiglia, che seguirà le sorti di Gucci padre e figlio. Ho avuto modo di avere a che fare con Lady Gaga, Jeremy Irons e molti altri. Sono davvero curioso di vedere il film!

Cosa ha rappresentato per te questo ritorno al set, dopo e durante una lunga pandemia?

Sono stato fortunato, rispetto a molti altri colleghi. Rientravo dall’America, in seguito alla lavorazione di Fargo, quando ha avuto inizio la pandemia. Successivamente, proprio pochi mesi dopo, ho preso parte alla terza stagione de “Il Cacciatore”. Sul set vi è stata molta attenzione e ritengo un privilegio il poter rientrare a lavorare ad un progetto importante con un personaggio così complesso e bello come quello di Pietro Aglieri.

Sei avvezzo al genere crime, ma tra i tanti ruoli interpretati, quale altro personaggio avresti piacere di impersonare?

Non vi è un ruolo in particolare. È già di per se un privilegio avere modo di portare in scena ciò che mi viene proposto, con tutta la professionalità possibile. Considero tutto ciò che mi capita una grande possibilità, un qualcosa da colorare con atmosfere ed emozioni aderenti, affini, al personaggio.

Quanto c’è di te nei ruoli che hai avuto modo di portare in scena?

L’attore parte sempre da sé stesso per cercare di costruire il personaggio che poi andrà ad interpretare. Si è al servizio della storia, cercando di essere aderente il più possibile al ruolo. Pietro Aglieri, ad esempio, è molto distante da Gaetano Bruno, ma sono comunque partito da me per poterlo costruire. Sicuramente, nei miei personaggi c’è una felice contaminazione teatrale, che parte dalla coscienza del corpo. Cerco di portare, in ogni ruolo impersonato, una specialità, qualcosa che possa renderli particolari, riconoscibili.

Quali consapevolezze ha apportato al tuo vissuto la pandemia da Covid-19?

Più che parlare di consapevolezze, parlerei di conferme legate alle nostre fragilità. Vige un generale egoismo collettivo, specie all’inizio di tutto ciò, legato ai propri bisogni e non a quelli della comunità. Purtroppo non vi è stata unione, non vi è stata alcuna forza comune. Sono in accordo con le parole di Papa Francesco nel dire che il vaccino è un atto d’amore. La situazione, senza alcun dubbio, poteva essere gestita in un modo differente da come è andata.

Il mondo dello spettacolo, in seguito alla pandemia, ha subito un fermo. Qual è stato il tuo pensiero, in quel frangente?

In Italia si continua a cercare di creare riforme teatrali, ma siamo ben lontani da una visione chiara legata a tutto ciò. Ci sono state delle incoerenze, senza alcun dubbio. Non deve essere di certo facile, per chi è al governo, capire cosa fare, come agire. Ad ogni modo, ci sarebbe dovuta essere maggiore attenzione, specie per i colleghi legati al teatro, a quell’unico aspetto. Ho avuto modo anch’io di realizzare uno spettacolo, insieme ad Elio Germano, e proprio nel periodo legato al lockdown. Il nostro Pirandello, per cui abbiamo effettuato le prove, con tanto di tampone, nel 2020, è stato un lavoro articolato ma bellissimo, senza alcun pubblico.

Sogni nel cassetto?

Ne ho davvero tanti! Se parliamo di atto creativo, mi auguro di poter continuare ad avere un dialogo con l’estero, avendo ancora occasione di trovarmi in contesti internazionali, così come è accaduto dopo “Fargo”. Scrivo, inoltre, favole per bambini e testi teatrali, che mi auguro di poter mettere presto in scena. Dal punto di vista umano, invece, desidero essere un buon padre per mia figlia.

Progetti futuri?

Ho preso parte, recentemente, ad un film internazionale. Un lavoro di cui sono molto soddisfatto, che uscirà nel 2022. Ho iniziato, inoltre, ad approcciarmi agli audiolibri. Un appuntamento importante, che ti rigenera. Al momento, invece, sono a Trieste, per la “Porta Rossa 3” e sto anche realizzando la seconda stagione di “Doc-nelle tue mani”, in cui interpreto il primario di chirurgia. Sto anche girando una serie internazionale, tra Germania, Svizzera e Austria. Non ultimi, vi sono dei progetti legati alla scrittura. Coltivo questa passione da tempo e mi auguro di poterla sviluppare presto.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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