Francesca Cavallin. Foto Cosimo Buccolieri
Francesca Cavallin. Foto Cosimo Buccolieri.

Francesca Cavallin, la fatica di essere donna

A tu per tu con Francesca Cavallin

Francesca Cavallin sarà Pina nella fiction Di Padre in figlia accanto ad Alessio Boni e Cristiana Capotondi. Quando ho saputo di dover intervistare Francesca, che non sentivo da alcuni mesi, mi sono detta: finalmente.

Francesca Cavallin. Foto Cosimo Buccolieri
Francesca Cavallin. Foto Cosimo Buccolieri.

Finalmente perchè Francesca, oltre ad essere un’attrice di spessore,capace di interpretare con dignità e consapevolezza ogni donna, è una donna consapevole e fiera. Parlare con lei è come avere piccole grandi lezioni di vita sull’essere donna. E’ sicuramente una fatica essere donna, ma anche una grande avventura ed oggi ne parlo con Francesca Cavallin…

Bentornata su La Gazzetta dello Spettacolo, Francesca Cavallin. Sarai nella fiction Di padre in figlia, mi presenti il tuo personaggio?

Il mio personaggio è una donna che, in questa storia di emancipazione femminile, è quella che parte dalla posizione più svantaggiata, più indietro di tutte. Pina è una prostituta che perde la sua certezza di lavorare nel bordello e deve così reinventarsi. Ha la passione per la moda, vorrebbe fare la sarta ed è una donna alfabetizzata con la passione per la mitologia greca.

Quale messaggio speri possa dare al pubblico che la guarderà nella fiction?

Pina, attraverso la sua forza di volontà, riesce con grandissima fatica e grandissimo coraggio a realizzare i suoi sogni in un ambiente chiuso e sprezzante. Riesce ad emanciparsi e riesce ad essere finalmente se stessa. Mi piace, è un personaggio generoso. Una donna coraggiosa che pensa con la propria testa, che si mette in gioco e lotta per realizzare i propri desideri pur sapendo di partire da una condizione così sfavorevole perchè subisce i pregiudizi della gente in maniera assolutamente violenta, in una realtà come quella di Bassano del Grappa.

Francesca Cavallin. Foto Cosimo Buccolieri
Francesca Cavallin. Foto Cosimo Buccolieri.

Perché è stato così importante interpretare Pina?

Questo personaggio me lo sono andata a prendere. Posso dire proprio così? Ho voluto fortemente interpretarlo. Quando sono andata al provino io non conoscevo il regista, avevo le occasioni che potevano avere tutte le altre attrici che si sarebbero presentate. Ma mi sono detta: Io questo ruolo lo devo avere. Questa donna devo raccontarla. Questo personaggio vive a Bassano del Grappa, il paese in cui io sono nata e quindi volevo fare anche un tributo alla mia città.

Vengo a scoprire, prima di fare il provino, che io e il personaggio abbiamo una serie di coincidenze stupefacenti. Durante il provino, in una scena in particolare che ho interpretato,mi è venuta la pelle d’oca. Può capitare ed è una cosa molto bella nel nostro mestiere. Ma la pelle d’oca ad un provino non mi era mai venuta. E quindi, ho capito in quel momento che io e Pina avevamo qualcosa da regalarci.

Dopo aver finalmente interpretato questo personaggio, fortemente voluto, cosa ti porti dentro di lei?

Il mio personaggio mi ha fatto capire che le cose devi andartele a prendere. Se desideri davvero una cosa e ci credi, anche se pensi ci possa essere un preconcetto nei tuoi confronti, devi andare, devi lottare, devi offrire tutto ciò che hai e poi, qualcosa succede. E’ quello che ho fatto, ispirata da questo personaggio.

Dall’11 Aprile sarai anche al Cinema, nel film Marito e Moglie…

Mi sono divertita come una pazza a girare questo film. Il mio personaggio è una direttrice di un magazine di moda. Una persona ferocissima che attacca in maniera straordinariamente elegante ma allo stesso tempo feroce. Quando mi ricapita più un personaggio del genere? E’ stata una situazione meravigliosa, un’occasione ghiotta. Ho fatto un cameo, ma quel giorno mi sono detta: Mi vado a divertire con professionalità e leggerezza.

Sei un’attrice ma anche una mamma e una moglie. E’ difficile conciliare tutto?

Sai, ho un marito straordinario, aperto e molto attivo in casa e con i nostri figli. Ma c’è un po’ questa cosa, tra noi donne in generale, del dover riuscire a conciliare tutto. Noi attrici siamo fortunate, rispetto ad altre donne dal punto di vista lavorativo, abbiamo libertà che in altri campi non ti vengono concesse, come portare i tuoi bambini sul set e allattarli. Ma tener insieme tutto è sempre faticoso e tu senti sempre di avere tantissimi ruoli!

Sai, ripensavo al tuo personaggio nella fiction di Padre in figlia e mi viene spontanea una domanda. C’è mai stato un momento, nella tua vita, in cui ti sei detta: Che fatica essere donna?

C’è stato un preciso momento in cui ho subito la misoginia di un professore universitario. Dovevo laurearmi con lui e ho deciso di non farlo perchè avevo intuito che ci fosse un problema: io ero una donna e non potevo ambire a scrivere una tesi come la volevo io. Allora, ho lasciato quel professore e ho detto: Io non ci sto. Voglio scrivere la tesi che voglio io, con l’argomento che voglio io. Ho studiato volutamente quattro anni e voglio decidere io ciò di cui voglio parlare. Così è stato e mi sono laureata con una professoressa.

E durante la tua vita, in famiglia, c’è mai stato un momento in cui ti sei detta: Che fatica essere donna?

Dal primo giorno in cui sono nata mi sono detta: Cavolo, sono una donna! Mannaggia a me! In famiglia, speravano che nascesse un maschio, dato che mia sorella era nata femmina. Mio nonno ci sperava tantissimo, quando ha saputo che ero femmina non è venuto subito a trovarmi all’ospedale! Con me il cognome non ha continuato e così mio nonno mi chiamava ‘Chicco’. E’ stato un uomo che, però, mi ha davvero amata e adorata. Però mi sono sentita sempre dire che dovevo essere un maschio…

Ma sei cresciuta e sei diventata una donna…

Certo, ma a me è rimasta questa cosa del dovercela fare sempre da sola, la voglia di dimostrare che io potevo farcela pur essendo donna. Poi per fortuna ho riacquistato la mia femminilità anche grazie a mio marito. Ho capito che la femminilità era una cosa splendida ed era un valore, un qualcosa di bello di cui gioire.

Quanto sono state importanti le donne nella tua vita?

La maggior parte delle persone che hanno contribuito fortissimamente alla mia vita, soprattutto professionale, sono state tutte donne. Sono riconoscente e debitrice ad almeno quattro donne nella mia carriera. Le cose più importanti sono accadute grazie a loro, grazie al fatto che loro hanno visto in me delle cose che io non osavo neanche vedere per paura di non farcela e per la mentalità legata al paese in cui vivevo…

Come è stato crescere in un paese come Bassano del Grappa?

Nel mio paese c’era un po’ questa mentalità del ” dove credi di andare, cosa pensi di fare?”. Avere delle ambizioni artistiche era qualcosa di inutile e un po’ vergognoso. Quando scelsi di studiare all’Università una materia come Storia dell’Arte, mio padre mi disse: A cosa ti serve? Ti auguro di trovarti un uomo che ti mantenga! Non riuscirai mai a lavorare con questa materia. Mio padre non era un uomo severo, e non mi disse questa cosa per cattiveria ma perchè vivevamo in un paese con una particolare mentalità.

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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