Fortunato Calvino regista di Ordinaria Violenza

Fortunato Calvino e l’Ordinaria Violenza

A tu per tu con Fortunato Calvino

In collaborazione con L’Associazione “Donne a Testa Alta” (Presidente Giovanna Fiume) presso il  Teatro La Giostra dal 2 Al 4 Marzo 2018, sarà in scena Ordinaria Violenza di Fortunato Calvino che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

Fortunato Calvino regista di Ordinaria Violenza

Fortunato Calvino, da dove nasce l’idea di portare in scena un argomento così delicato come la violenza sulle donne?

Nasce dalla necessità, come drammaturgo, di affrontare tematiche poco trattate in teatro…Il teatro, appunto, luogo di riflessione, di confronto su temi che io da anni porto in scena come l’’usura in Cravattari , come il Racket in Lontana la Città,  solo per citare due titolo molto rappresentativi e spesso in scena con la mia Compagnia la “Metastudio89” oppure fatte da Compagnia amatoriali che mi onorano di mettere in scena i miei testi, infatti, prossimamente un altro mio lavoro, Maddalena, verrà portato in scena dalla Compagnia Direzione Ostinata e Contraria:  un testo sulla 180 di Basaglia che tornerà in scena il prossimo 18 marzo Al Teatro Auditorium di Saviano.

Questo per  evidenziare l’attenzione che c’è intorno a queste tematiche, che ho iniziato a portare in scena dal 1994 in poi… Allora portare in scena il fenomeno dell’usura era quasi tabù.  Oggi non si scrive d’altro e spesso sono pallide fotocopie prese dalla cronaca: “il copia incolla”, che non aggiunge altro se non seguire una la moda del momento.  E uno come me, che da anni porta in scena le minoranze sociali, la diversività e l’emarginazione non poteva non trattare un tema così devastante come la violenza sulle donne.

Ordinaria Violenza, amori impossibili e debolezza: vuol parlarcene?

Devo dire che questo problema è antico, e io non a caso di questo lavoro che debutta ora, ne ho fatto una trilogia scaglionata nel tempo in tre momenti diversi: parto dal dopo guerra per arrivare nel terzo testo ai giorni d’oggi.  Sviluppando così le dinamiche che sono parte del violenza e che vengono vissute all’interno del nucleo famigliare. La violenza che la donna a volte subisce giustificandola e nascondendola ai suoi stessi famigliare  è il risultato di una mente non malata secondo me, ma  lucida e determinata solo a distruggere, violenta e ottusa. Non è amore la violenza, non è amore mai quando si intimidisce psicologicamente e fisicamente la propria moglie o compagna.

Vuol presentarci il cast e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo?

Lavoro da anni e cerco di farlo con gli  attori che si rendono disponibili e anche in momenti difficili; non è sempre facile trovare una produzione e se si vuole portare in scena e far vedere quello che è la tua progettualità bisogna avere dei compagni di viaggio che entrano in sintonia con te e credono nel progetto che intendi  con loro realizzare, in questo lavoro a cui seguiranno altri due testi ci sono: Roberta Serrano, Luigi Credendino, Laura Borrelli e Antonio Clemente. Collaborazioni  indispensabili  e che sono il dietro le quinte ma importanti sono: Pina Strazzullo (assistente alla regia), Renato Clemente (Disegno luci e foto di scena), Renato Lori e Gilda Cerullo scenografi di razza e nomi del teatro Italiano, e i ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli grande fucina di futuri scenografi e non solo.

Fortunato Calvino, ma per Lei che cos’è l’amore?

L’amore è un sentimento complesso, difficile da poterlo descrivere in due righe, l’amore è prima di tutto il rispetto dell’altra e dell’altro che ti è vicino ed è un progetto che si costruisce insieme.  E quando si ama, quell’amore va oltre questa vita.

Secondo Lei sensibilizzare argomenti così scottanti attraverso rappresentazioni teatrali può avere un impatto importante?

E’ importantissimo proprio per la funziona che ha il teatro.  Il teatro è un rito collettivo che sopravvive da sempre alle nuove tecnologie proprio perché è unico. Lo spettatore vive insieme ad altre cento, mille persone l’emozione di una storia che attori in carne ed ossa ci fanno vivere coinvolgendoci  emotivamente, che si può volere di più? Questo è il teatro.

 Secondo un suo punto di vista cosa si potrebbe fare per arginare una piaga così terribile come quella della violenza sulle donne?

Bisogna insegnare la Cultura della non violenza, la scuola le amministrazioni locali si devono fare carico di riportare i giovani a scuola e arginare così l’altro pericoloso fenomeno che sono le Baby Gang. Questi  ragazzi, a volte bambini, diventano grande e senza alcun valore per la vita altrui, diventano gli assassini del domani.

La famiglia va riformata, la maggior parte delle uccisioni delle donne accade in famiglia e non sempre in situazioni disagiata anzi…questo significa che c’è un problema alla radice della famiglia. Un modello sociale sbagliato e superato.

Cosa si sente di consigliare a tutte le donne che pensano di poter cambiare mariti o compagni violenti? Cosa si sente di suggerire affinché abbiano il coraggio di ribellarsi?  

Non mi permetto di dare consigli, ma sicuramente dalla violenza bisognare fuggire, non accettarla, non giustificarla. La complessità di questo fenomeno terribile e che ogni episodio è una storia se.  Dall’oppressione della violenza e della paura bisogna scappare, ribellarsi, denunciare.

Fortunato Calvino, in conclusione le chiedo tre motivi per venire a vedere Ordinaria violenza a teatro.

Credo che un teatro che racconti delle storie sia sempre un teatro che lascia nello spettatore un segno, una riflessione, una consapevolezza  e Ordinaria Violenza è un lavoro che andrebbe visto non solo da un pubblico adulto ma anche dai giovani per capire che bisogna rispettare e chi ci vive accanto, che con la violenza si segnano solchi profondi di dolore che ci allontanano per sempre da chi ci vive insieme . Che l’infelicità e la rabbia sono frutto della nostra incapacità di guardare lontano e d’amare che la vita che è un bene prezioso e unico da non disperdere nell’odio.

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