Un salto nel mondo dell’attrice (e regista) Giovanna Lombardi, che ci racconta del suo nuovo spettacolo: La mia Celestine.
In scena il prossimo 13 dicembre, l’attrice Giovanna Lombardi, con uno spettacolo che vanta anche la sua regia, “La mia Celestine”, un progetto a cui tiene particolarmente…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Giovanna Lombardi. Il 13 dicembre il tuo spettacolo, “La mia Celestine”, sarà in scena al Teatro Planet. Come ha preso esattamente forma?
«Lo spettacolo, “La mia Celestine”, prende forma da una promessa. Era il 2009 quando Mario Moretti mi propose di recitare, subito dopo il successo del monologo “Diario Intimo di Sally Mara”, di R.Queneau nel 2007. All’epoca non volli accettare, vuoi per i contenuti e probabilmente anche perché non ero ancora matura per interpretare un personaggio femminile cosi ardito e sfrontato. Venuto a mancare Mario, nel 2012, ho sentito il bisogno di realizzare questo progetto, mettendo in campo tutto il mio vissuto contorto, sofferto, ma anche ricco di soddisfazioni. Al compimento dei miei cinquant’anni mi regalo “La mia Celestine”, prendendo il testo e superando la razionale logica delle battute, ho messo in scena una versione moderna, che rompe ogni regola e logica, sentendo solo il mio cuore. Ne ho fatto una versione più cinematografica che teatrale, dopo Bunuel e Renoir. Conoscendo Mario, sono certa che è orgoglioso di questa operazione provocatoria che fa un verso a tutta la messinscena accademica e leziosa. In fondo, è stato proprio lui a insegnarmi a cambiare, a sovvertire e gioire e, soprattutto, ad affrontare con coraggio questo mestiere, che è ‘un gioco molto serio’».
Quali sensazioni ti legano all’amato teatro, al bellissimo mestiere che da sempre vivi?
«Le sensazioni che mi legano al teatro sono infinite. Mi riconducono sempre a casa e a un sentirmi nel posto giusto, perfettamente a mio agio. Il teatro ti dà la possibilità di sentire il calore del pubblico, nella sottile percezione di un’unica energia che circola e ti tiene in vita fino all’applauso, dove tutte le fatiche vengono gratificate. Mi lega a questo mestiere un leggero senso di missione, che mi permette di confidare una mia interpretazione sui fatti della vita e trasmettere a chi mi ascolta messaggi importanti. Per questo motivo scelgo sempre personaggi che mi risuonano e testi che hanno qualcosa da dire in primis a me stessa».
Quali rituali prima di essere in scena?
«Preparo la scena da sempre lavando il palco e accendendo un bastoncino di incenso. Ogni spettacolo ha il proprio odore».
Quali ruoli ancora mancano a questo percorso?
«Ancora tanti e spero siano legati al momento che viviamo. Mi piacerebbe tornare alla Commedia dell’Arte, il luogo in cui ‘sono nata’. Sarei felice di portare in scena un personaggio fresco e divertente, per alleggerire gli animi senza staccarsi da una cultura interessante che ci appartiene. Comicità non scontata fatta di tanto studio, disciplina e professionalità».
Anticipazioni legate al tuo futuro artistico?
«Sto scrivendo un nuovo testo di cui curerò anche la regia. Un lavoro autobiografico dove mi racconto con un pizzico di allegria e leggerezza, che superficialità non è».
La Gazzetta dello Spettacolo Il quotidiano dello ShowBiz


