Salvino Campos

Salvino Campos in Redemption

Salvino Campos

Si è inaugurata sabato 14 novembre la mostra  Redemption di Salvino Campos a cura di Annamaria Romano e Maurizio Siniscalco presso le sale Hackert della Pinacoteca della Reggia di Caserta. La mostra la si potrà visitare fino al 14 febbraio 2016.

L’esposizione è organizzata dall’Associazione Culturale ARTEAS e promossa dalla Reggia di Caserta, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, della UERJ – Universidade do Estado do Rio de Janeiro e della FEMPTEC – Fundação de Empreendimentos, Pesquisa e Desenvolvimento Institucional, Científico e Tecnógico di Rio de Janeiro.  La mostra si prospetta come una silenziosa narrazione tra diversi luoghi del mondo. Lo spettatore avrà così la possibilità d’affacciarsi su diversi scenari naturali, urbani, in cui i diversi soggetti, dagli elementi della natura agli uomini, sembrano colti nella semplicità dell’attimo di una spiritualità immanente.

Proprio questo “mistero quotidiano” che sussurra all’occhio paziente di chi osserva, è quella qualità e quella costanza che sembra costruire un dialogo sotteso con tutto quel filone del vedutismo Napoletano, che nella pratica dell’osservazione ricercava nel “di fronte” lo spirito del mondo nei colli, nelle valli, nelle feste, nelle caccie, nelle costruzioni. Dunque obbiettivo sotteso di quest’esposizione è mostrare Campos nella sua veste di Neo-Vedutista del XXI secolo capace ancora di dialogare con un Antonio Senape, con Pietro Fabris e ancor più a fondo con un Jakob Philipp Hackert. Il colloquio con Hackert –scrive Mario Franco – avviene nell’identità di una natura conflittuale che pervade il paesaggio dell’anima, una conflittualità che non è qualcosa di eventuale, ma costitutivo della nostra natura. Le religioni e l’ansia di “redenzione” costituiscono la mediazione fra noi e le istanze primordiali che pervadono la nostra mente.

Il suo è un viaggio fotografico –continua Mario Franco – sui diversi contesti religiosi, sociali e culturali nei quali si realizza l’aspirazione umana verso la spiritualità. Il titolo della mostra,“Redemption”, con un termine che indica redenzione, ma anche riscatto, si richiama alle diverse identità culturali e religiose nel desiderio di individuare nei contrasti in bianco e nero, la “redenzione” della condizione umana. “Ho lavorato soprattutto sull’antitesi luce, ombra – dice l’artista – mi sono lasciato ispirare dalla luce”. In questo conflitto tra luce e ombra c’è la discordanza tra il sacro e le miserie del mondo, tra simboli antichi e icone odierne senza perdere di vista un valore fondamentale: la bellezza, che rimane tale anche quando viene declinata nel suo più incerto e conturbante aspetto, come nel caso delle foto che accostano il “Cimitero delle Fontanelle” ai macabri resti di “Birkenau, Aushwitz”.

Questa mostra, particolarmente interessante oggi che il mondo sembra nuovamente in preda a fanatismi e intolleranze ammantate di “religiosità”, intende ribadire il concetto di “redemption” un termine che Campos identifica con la sacralità della vita. Nelle sue magnetiche immagini il campo di ricerca è il mistero della vita e dell’universo.  Sappiamo che c’è la luce perché c’è il buio, che c’è la gioia perché c’è il dolore, che c’è la pace perché c’è la guerra e dobbiamo sapere che la vita vive di questi contrasti». C’è un che di onirico e di surrealista nelle opere di questo artista brasiliano che si intenerisce sui corpi segnati dal tempo e dagli eventi, o sui corpi infantili, destinati ad un improbabile futuro, o ancora sui corpi modificati nelle acconciature tribali o rituali, nelle feste di varie religioni, trionfanti o piegati sul “muro del pianto”.

Su Giovanni Cardone

Saggista, storico dell’arte e critico d’arte, docente di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea presso istituzioni universitarie e di alta formazione.

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