Francesco Russo intervista Marco Camisani Calzolari
Francesco Russo intervista Marco Camisani Calzolari

Marco Camisani Calzolari: il divulgatore digitale si racconta

Tra i fondamentali da apprendere nei tempi moderni, sicuramente c’è la cultura digitale e con chi parlarne se non con Marco Camisani Calzolari?

Docente Universitario di Comunicazione e “inviato” di Striscia La Notizia dal 2017, è sicuramente la persona chiave per poter ricevere qualche informazione in più sulla cultura del digitale e della tecnologia. In una interessante chiacchierata, infatti, Marco ci ha raccontato della sua passione per un lavoro di cui è stato pioniere in Italia e ci ha regalato qualche consiglio sul come vivere serenamente il mondo digitale nell’era dei social network.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Marco Camisani Calzolari. Partiamo subito con una domanda che in questo periodo è quasi di routine: come stai?

Grazie a voi! Fortunatamente sto bene… in questo periodo la salute è al centro di tutto!

Parliamo della tua attività di divulgatore della cultura digitale. Quando nasce questa necessità… o se vogliamo quando nasce questa passione?

Io sono un fortunato perchè è una passione che come tante altre deriva probabilmente da una sofferenza. Non sono uno psicologo, ma un po’ come i musicisti che tirano fuori con la musica la sofferenza, probabilmente ho avuto anche io la mia! Io sin da piccolo, tipo ad 8 anni, saldavo i circuiti elettronici e a 10 anni con i primi computer mi piaceva programmare. Non sono mai stato attratto dal “gaming“, e spesso mi trovavo a spiegare. Avevo intorno gente che non capiva cosa stessi facendo e quindi forse da allora è successo tutto.

La prima volta che ho avuto a che fare con il mondo della comunicazione, invece, è stata in una radio locale in Liguria dove ho vissuto per un po’ (anche se sono Milanese di origini, nessuno è perfetto!), e questa radio mi ha messo in onda da un minuto all’altro… probabilmente anche perché allora il DJ doveva essere “uno che sapeva soprattutto attaccare i fili” (ndr ride), altrimenti non andavi on-air. E li ho detto: “Wow che bello!”.

Non avevo ancora unito i due mondi però. Poi grazie a Claudio Cecchetto i due mondi si sono uniti e quando mi ha mandato in onda su Radio Capital mi ha detto: “Vai, spiega Internet!”… ed io nel 1993-94 mi confrontavo con gli esordi del Web. Ma da allora non ho più smesso con questa passione, ed ho sempre pensato di volerlo fare, anche se con gli anni non trovavo sempre terreno fertile intorno a me.
Oggi invece interessa a tutti perché la tecnologia è in tasca a tutti ormai.

Marco sei più legato alla parte tecnica o a quella comunicativa?

Bella domanda, ma non saprei risponderti. Proviamoci amico mio… Sono veramente due passioni forti e strane da trovare insieme, ma io sono “un matto” e sono sempre in mezzo ai fili a smanettare con tutto. Una delle mie passioni è proprio la parte “più fisica”, elettronica… e poi il mondo video che è un pianeta immenso… mi appassiono quindi anche a quello che non divulgo. D’altra parte ho riscontri e pare che la cosa funzioni… e quindi forse la mia passione sulle materie che studio e insegno mi danno soddisfazione.

Sei un cittadino del mondo e quindi conosci diverse realtà territoriali. Se ti dico “digital divide” Italia – Resto del mondo, cosa mi dici?

Il divide, la divisione, è culturale e questa è la dimostrazione che il divide non è fisico: Quando ero piccolo ad esempio, negli anni ’90, gli Stati Uniti d’America, erano pazzeschi e lo sapevamo perché lo vedevamo in televisione e vedevamo che avevano cose fighissime che da noi non c’erano perché erano “cose fisiche”… e non arrivavano fisicamente! Oggi invece non si parla più di fisico; ad esempio Facebook, se lo apro in Italia, è lo stesso anche negli USA, come tutti gli altri strumenti, tipo Google. L’approccio naturale della nostra cultura è “qua e la”, cioè “devo venire a vedere”, ma ormai bisogna comprendere che siamo tutti connessi allo stesso mondo, quindi, il divide è nel come lo usiamo e come ci hanno spiegato di usare le cose. Culturalmente siamo arrivati tardi: dovevano ascoltarmi 20 anni fa (ndr ride).

Il pubblico ti ha sempre apprezzato come professionista, ma ha imparato a volerti bene il Marco Camisani Calzolari di Striscia la Notizia. Cosa ci racconti di questa esperienza?

Io sono fortunato, non ho nemici, mi vogliono bene tutti. Almeno così sembra. Non blocco mai nessuno! Se qualcuno mi tratta male sui social nei commenti, arrivano gli altri a difendermi pur non essendo un “para”: io le cose che devo dire le dico, anche spesso essendo un po’ scomodo contro quello che viene usato nel modo sbagliato. In migliaia di commenti vedo che le persone mi vogliono bene e spero che duri.

La visibilità dovuta al piccolo schermo, in che misura aiuta la divulgazione?

La televisione è fondamentale ma non è solo quello… la televisione oggi è da intendere solo come quella generalista. Una volta era tante cose. c’era perfino Uni Nettuno col professore di notte. Invece oggi si c’è Internet, c’è alla TV tematica, ci sono gli approfondimenti sul web. Ma è proprio la TV di massa, quella di intrattenimento che mi fa incontrare le persone che più hanno bisogno di me. Spesso mi dicono: “Ci vorrebbe un tuo programma!”, ma io penso di essere nel posto migliore al mondo. Striscia la notizia è semplicemente perfetta per me. Se dovessi avere un programma mio, chi avrebbe voglia di guardarlo apposta per scoprire i problemi che ha col suo cellulare! (nrd ride).

Invece grazie a Striscia arrivo a tutti, anche quelli che non guarderebbero mai un programma dedicato alla tecnologia. Per me è il miglior programma della TV, non a caso dopo 35 anni è il più longevo e visto della storia della televisione.

Domanda del secolo: influencer e professioni della tecnologia, quale futuro vede Marco Camisani Calzolari per questi scenari?

Mi piacciono tantissimo. Soprattutto su TikTok vedo gente che monta, smonta, spiega cose e lo fa in maniera affascinante e personalizzata… Ovviamente ci sono anche io! Vedo un mondo che paga chi fa delle cose che realmente servono e quindi sono a favore. Dovrebbero esserci sempre più persone su questa strada e spesso mi vedo citato da qualcuno di loro e mi viene il “Wow“, perché vogliamo tutti la stessa cosa: divulgare.

Per salutarci, ti chiederei “il poker di consigli”, le 4 regole da seguire per la sicurezza digitale

Allora vado live… la prima: non rinunciare alla tecnologia per paura, sia a livello personale che a livello familiare. Nei confronti dei figli, spesso si usa dire “è un mondo pericoloso stanne lontano”. Ma la tecnologia può anche portare informazioni e cultura. Io ho ad esempio ho i miei figli che hanno due mondi diversi: uno è più utilizzatore, mentre quello più piccolo è proprio uno smanettone ed io posso solo essere contento di come utilizzano gli strumenti messi a sua disposizione. Oggi un PC non costa più così tanto ed averlo in casa dovrebbe essere parte di un discorso più ampio, come imparare a scrivere con la tastiera anche a scuola: la dattilografia.

La seconda: se un iPhone costa poco… è una truffa, è ovvio, è evidente! Ma semplicemente perché non ti regala nulla nessuno. Il 99% delle truffe avviene perché di la c’è qualcuno che vuole fare il furbetto su qualcosa, ottenendo qualcosa in modo illecito. Vogliamo l’ultimo modello di telefono? Possiamo essere fortunati e trovarlo al 5% in meno, altrimenti è una truffa!

La terza: Chi più spende meno spende. Il costo orario delle cose dovrebbe essere un’unità di misura da considerare quando si parla di tecnologia. Come è caro questo prodotto… 1.500 euro… ma quante ore usi quel device? Guarda quanto lo ammortizzi. Se invece guardi l’ultimo completo acquistato per un evento, vedrai che le ore che lo indossi sono molte meno! Costo orario altissimo rispetto ad uno smartphone. Basterebbe avere la percezione del costo orario di un PC, di uno smartphone

Quarta ed ultima è quando vogliono vendere sul web! E’ pieno di gente che vuole vendervi cose, corsi o cose così! Andate in primis a vedere chi è che sta parlando… se sei ricco ti godi i tuoi soldi e non stai sul web a parlare, parlare! Una tendenza è quella di coloro che si mettono vicino i personaggi più famosi per far vedere che sono in voga, ma attenzione: intervistare Bill Gates non significa che lo conosci o stai acquisendo le sue conoscenze ed il suo patrimonio. Occhio quindi!

Grazie a Marco Camisani Calzolari per la sua immensa disponibilità!

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.

Lascia un commento