Stefano Orfei

Stefano Orfei: la mia esperienza a Performer Italian Cup

Incontriamo Stefano Orfei, che recentemente ha preso parte alla trasmissione di Rai 2, Performer Italian Cup, nei panni di giurato speciale.

Stefano Orfei

Parleremo del suo vissuto e della ripresa del suo lavoro, dopo il fermo legato all’avanzare della pandemia, e ricorderemo la dolce Moira Orfei.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Stefano Orfei. Come stai?

Procede bene, per fortuna. Grazie!

Poco prima di sentirci per questa intervista mi accennavi ad una ripresa dei tuoi spettacoli. Come procede?

Una ripresa lenta, ma abbastanza positiva. Siamo in una zona di Roma abbastanza particolare, che funge da banco di prova per questa ripresa. Andrà di certo meglio, durante i nostri prossimi spettacoli.

Che esperienza ha rappresentato per te, “Performer Italian Cup”?

Sono stato a mio agio ed ho rispolverato, con piacere, una mia vecchia passione, quella per la recitazione, che ebbi modo di approfondire anni fa. I ragazzi sono stati davvero bravi ed ho avuto il piacere di condividere questa esperienza con Giorgio Pasotti, che è un grande amico, e con Chiara Cattaneo, che non conoscevo, ma con cui mi sono trovato molto bene. Valentina e Garrison sono stati due padroni di casa pazzeschi, davvero forti!

Come hai vissuto il ritorno in televisione?

Ho vissuto il tutto in maniera molto rilassata, forse per via del lavoro che svolgo solitamente, dove, per forza di cose, serve avere tanto sangue freddo, calma e concentrazione. Questo spettacolo, ad ogni modo, mi ha divertito molto. Un’esperienza che ripeterei con enorme piacere!

Che ricordi hai di quando, da ragazzo, cominciavi ad approcciarti alla vita da circense?

Ho dei bellissimi ricordi, dei miei primi anni di addestramento nel circo. Ero piccolissimo e curioso di conoscerne ogni aspetto. Avevo dieci anni ed ero già sulle pertiche, accanto agli elefanti o sul tappeto elastico, tanto per raccontarti qualcosa. Non ho saputo cosa volesse dire essere adolescente, perché mi sono subito addentrato in questo lavoro, vivendolo in ogni sua forma, dedicandomi, al contempo, anche al calcio. Giocavo nella primavera del Genova, ma ho sentito la necessità di mollare per dedicarmi completamente a quello che è ancora oggi il mio lavoro, la mia passione.

Quali valori provi a trasmettere ai tuoi figli per far sì che possano affrontare questo strano mondo di oggi?

Il maggiore dei miei figli è già immerso nel mondo del circo che, di per sé, trasmette grandi valori. Nel circo non emergi se non sei bravo. È una grande palestra di vita! Personalmente, ho avuto la fortuna di avere una madre forte, giusta, sempre allegra, come guida, a darmi man forte, nel mio percorso personale e artistico.

Che ricordo hai di lei?

Era una donna positiva, umile, sempre disponibile, attenta al prossimo e molto solare. Un punto di riferimento per tutti, in qualsiasi momento della vita. Era amica dei gay, di chiunque. Non conosceva alcuna differenza, anche per quella che era la sua epoca. Ho scoperto, dopo la sua scomparsa, che aveva adottato quindici bambini. Nessuno era a conoscenza di ciò, se non il suo segretario. Era un’anima bella, in piena regola!

Come avete vissuto lo stop creatosi in seguito a questa inaspettata pandemia?

A livello lavorativo abbiamo accusato molto lo stop. Mantenere gli animali, per un fermo lungo ventuno mesi, non è stato affatto facile. Con la nazionale attori, abbiamo creato un gruppo whatsapp per uniformarci, per darci forza. Abbiamo dato “conforto”, come possibile, ai nostri animali, senza fargli mancare nulla, seppure economicamente la situazione sia stata abbastanza difficile. A darci sostegno, tanti amici, con cibo, fieno, per i nostri animali.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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